Janara, di Roberto Bontà Polito

La leggenda delle janare, le streghe di Benevento, rivive in un solido film di genere, che innesta i codici horror nel terreno fertile delle credenze popolari

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Sott’all’acqua sott’o’ viento sott’o’ noce e Beneviento…

Dopo molti anni, Marta torna nel piccolo paese di San Lupo per raccogliere l’eredità del nonno Mauro, esperto fotografo, morto in circostanze misteriose (è l’incipit del film). È in attesa di un bambino ed è accompagnata dal marito Alessandro. La gravidanza ha sovraccaricato la coppia di ansie e tensioni, finora sconosciute. Tensioni destinate a crescere a dismisura e ad esplodere a contatto con le paure ataviche degli abitanti del paese, ciecamente convinti che le misteriose sparizioni di bambini che stanno tormentando San Lupo siano colpa della janara della leggenda. Una strega bruciata sul rogo secoli prima, perché accusata di portare in grembo il figlio di Satana. Marta e Alessandro, nonostante i tentativi di razionalizzare gli avvenimenti, devono fare ben presto i conti con una realtà più oscura. Oltre che con una serie di personaggi profondamente ambigui, Veronica, sorella di Marta, Andrea, il prete di origini americane, amico d’infanzia della ragazza, e la folle zia Giovanna.

janara4L’idea è sacrosanta. Una riappropriazione (proletaria) del genere, attraverso l’innesto dei suoi codici e dei suoi stilemi nel terreno sempre vivo e fertile delle credenze secolari. La leggenda delle streghe di Benevento, delle janare, affonda le sue radici nella storia, attecchisce nello straordinario, misterioso punto di convergenza e di frizione tra la resistenza dei culti pagani e l’esclusivismo cattolico di una terra di tradizione papalina.
Da un lato gli antichi rituali in nome di Iside, Ecate, Diana, le cerimonie longobarde, dall’altro le riletture e gli esorcismi della Chiesa intenta ad affermare, senza eccezioni, il suo potere spirituale. Le janare – cosiddette dal latino ianua, porta, chiaro riferimento al dio Giano e alla loro usanza di passare sotto le porte delle case, o, secondo un’altra interpretazione, seguaci di Diana – sono i residui di un’altra era della storia. Maghe, fattucchiere, ultime depositarie di antichi riti e costumi, a metà tra il mondo dei vivi e quello dei morti. O anche, in chiave più marcatamente sociale, esempi di una coraggiosa indipendenza, temute incarnazioni di un contropotere indomito, di un fiero spirito ribelle… la terra dei sanniti e degli irpini… Figure di un immaginario collettivo diffuso, che travalica i confini del folklore locale, si fa storia, pensiero, carne concreta. Il cinema ora prova ad appropriarsene. Anche se di tutte le valenze simboliche, culturali, morali e politiche della leggenda, nel film si avverte, purtroppo, solo un’eco qua e là, tra le righe della storia, dello script di Alessandro Riccardi (anche produttore) e Brando Currarini.

janara3Per il resto Janara dona ulteriore linfa, nuovi territori di esplorazione all’horror italiano. Un solido prodotto di genere che sposa una strategia produttiva da B Movie con la velocità di promozione dei nuovi tempi social. Una scommessa riuscita anche grazie al supporto tecnico di Sergio Stivaletti agli effetti speciali, di Sandro di Stefano alle musiche, coadiuvato da Eugenio Bennato (autore della title track), e al cast – la “nostra” Laura Sinceri e Gianni Capaldi, vecchia conoscenza del cinema action degli ultimi decenni, insieme ad Alessandro D’Ambrosi e Noemi Giangrande.
Certo, non tutto sembra a misura (perché la droga?) e alcune convenzioni delle scelte di regia di Roberto Bontà Polito a volte sembrano troppo, esclusivamente funzionali. Eppure Janara trova una sua emotività profonda nel racconto della crisi e rinascita della coppia e nell’arco di trasformazione di Marta, che, da vittima designata, scopre il suo naturale ruolo di “eroina” (altro codice). E soprattutto, volente o nolente, rintraccia una strada che sembrava sepolta, quel magnifico sentiero meridiano sospeso tra il sacro e il profano, il rispetto delle norme e lo scarto vitale del fantastico, tra la profondità della lettura antropologica e la fascinazione irresistibile del mito. Tra Luigi Di Gianni e gli esperimenti di Brunello Rondi.

Regia: Roberto Bontà Polito
Interpreti: Andrea D’Ambrosi, Laura Sinceri, Gianni Capaldi, Veronica Giangrande, Rosaria De Cicco, Fabrizio Vona, Antonio Addati, Lorenza Sorino, Francesco Perciballi, Eleonora Tiberia
Durata: 87’
Origine: Italia, 2015

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