“The Stone River” al Mese del Documentario
L’inusuale ritratto dell’emigrazione italiana di Giovanni Donfrancesco sarà il 5 e il 10 maggio alla Casa del Cinema di Roma. Un lavoro che, partendo dalla realtà, ridona parola e corpo a dei fantasmi
Il Mese del Documentario porta sugli schermi d’Italia e d’Europa il terzo dei cinque film che concorrono a vincere il Doc/it Professional Award, premio al miglior documentario italiano dell’anno. Questa settimana è il turno di The stone river di Giovanni Donfrancesco, che sarà proiettato in diverse sedi, tra cui martedì 5 maggio (ore 21) e domenica 10 maggio (ore 18) alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma.
Il documentario riconduce al tema quanto mai attuale dell’emigrazione in un’elegia di immagini e suoni che danno luce a storie di lavoro, fatica, lotta per l’esistenza, diritti umani.
Fine Ottocento. A Carrara si diffonde la voce che nel Nuovo Mondo, in uno sperduto paese del Vermont, abbiano scoperto le più grandi cave di granito del mondo e che per chi voglia tentare la sorte siano disponibili speranza, lavoro e una buona paga. Un anziano scultore vaga oggi nel cimitero monumentale della città interrogando le tombe dei lavoratori della pietra e le centinaia di italiani che all’inizio del Novecento si trasferirono lì.
A partire da interviste rilasciate da alcuni di loro verso la fine degli anni ’30, Giovanni Donfrancesco crea un delicato corto circuito tra passato e presente per un viaggio metafisico della provincia americana, in cui i vivi prestano voce e corpo ai fantasmi dei loro avi, e intesse un affresco sorprendente dell’epopea tragica di un’intera comunità impegnata nella perenne e titanica lotta contro la pietra, tra drammatiche battaglie sociali e morti bianche, che gli è valso numerosi premi internazionali fra cui il Globo d’Oro come miglior documentario.
Racconta il regista:
“Realizzando questo film non mi sono mai posto il problema della sua classificazione. Anche se chiaramente sapevo bene di andare oltre il documentario come lo si intende comunemente. E’ evidente che c’era un intento di sperimentare nuovi linguaggi.”
“Il film è effettivamente dominato dal cortocircuito temporale tra passato e presente. E questo può inizialmente spiazzare lo spettatore e togliergli le sue “sicurezze” di genere.
Tutto ciò che vediamo nel film appartiene al presente, alla vita quotidiana della cittadina di Barre. Per certi versi si direbbe un comune documentario di osservazione.
Ma tutto ciò che ascoltiamo proviene invece dal passato, proviene dai testi delle interviste fatte agli abitanti negli anni Trenta. Le parole dei personaggi che vediamo muoversi nel film appartengono ai fantasmi dei loro avi.
Con questa scelta ho inteso rimettere in discussione le certezze su cui poggia l’esperienza cinematografica di chi guarda. La realtà e l’immagine che ci appare sotto gli occhi non risponde solo al presente ma nasconde uno strato inferiore, profondo, che arriva direttamente dal passato, dal nostro vissuto di comunità.
E’ evidente che trattandosi di un film che intende restituire la parola e il corpo a dei fantasmi, difficilmente può essere considerato un documentario in senso stretto. Eppure la realtà è lì. E ne è un elemento imprescindibile.”
Calendario proiezioni
5 maggio martedì
ore 21.00 Roma
6 maggio mercoledì
ore 20.00 Nuoro
7 maggio giovedì
ore 21.00 Noto
8 maggio venerdì
ore 18.00 Palermo
10 maggio domenica
ore 18.00 Roma (replica)
11 maggio lunedì
ore 20.30 Bari
ore 21.00 Trieste
ore 21.00 Napoli
ore 21.30 Milano
12 maggio martedì
ore 18.30 Londra
ore 18.30 L’Aquila
ore 21.00 Nola
26 maggio martedì
ore 20.15 Grenoble
5 giugno venerdì
ore 16.30 Berlino