La voce – Il talento può uccidere, di Augusto Zucchi

Un thriller dai conturbanti risvolti psicologici che riporta alla luce una pagina buia della cronaca italiana

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Gianni (Rocco Papaleo) è un imitatore che riesce perfettamente a replicare qualsiasi voce. Questi continui sdoppiamenti gli causano un disturbo di personalità. Si rivolge quindi a uno psicanalista (Augusto Zucchi) che, ricattato dai servizi segreti, lo coinvolgerà in un losco affare di politica, promettendogli il successo a lungo desiderato. Ma quando iniziano a essere uccise delle persone, la salute mentale di Gianni peggiora. E uscire da quella spirale di violenza sembra ormai impossibile.

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Zucchi, che vanta una lunga carriera soprattutto come attore di cinema e regista teatrale, si immerge in una realtà attuale – le intercettazioni telefoniche – per sprofondare negli oscuri meandri di un thriller dai conturbanti risvolti psicologici. La sua opera prima ha infatti diversi meriti, a cominciare da una sceneggiatura ben congegnata che ricostruisce, attraverso una serie di flashback, il mistero che si cela dietro agli omicidi di ministri ed escort. Al di là delle intricate macchinazioni del potere, l’aspetto più interessante del film resta la riflessione sull’identità del protagonista, sulla maschera come dispositivo di riproduzione dell’altro e al tempo stesso di allontanamento da sé, in un gioco labirintico di specchi il cui riflesso abbacinante è l’immagine di Alighiero Noschese, che campeggia in foto, registrazioni di vecchi programmi televisivi e statuine commemorative. Ed ecco allora che verità e finzione si intrecciano fino a confondersi; il mito proietta la sua tragica ombra sul personaggio, che è destinato a ripercorrerne in parte le orme: un viaggio à rebours sia narrativo che emotivo (pensiamo alla scena iniziale dell’infanzia di Gianni che torna più volte), rafforzato da una fotografia dai toni noir che traduce visivamente le tensioni e le fragilità dell’animo umano. Papaleo, di solito impegnato in ruoli comici, si dimostra un attore estremamente versatile in grado di regalare allo spettatore anche momenti divertenti che aiutano a stemperare la drammaticità della storia.

Certo, il resto del cast non è sempre allo stesso livello e in generale si avverte un’eccessiva semplificazione nel trattare alcuni elementi che appaiono poco credibili (la rete di intrighi e cospirazioni). Però La voce si dimostra un prodotto coerente con le premesse, in particolare nella volontà di percorrere i binari (morti?) del cinema di genere riportando alla luce una pagina buia della cronaca italiana.

Regia: Augusto Zucchi
Interpreti: Rocco Papaleo, Antonia Liskova, Augusto Zucchi, Giulia Greco
Origine: Italia, 2013
Distribuzione: Distribuzione Straordinaria
Durata: 86’

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