Al muro del tempo. Folco Quilici presenta Animali nella grande guerra

Il regista Folco Quilici, accompagnato dal produttore Mario Rossini e dallo sceneggiatore Marino Maranzana, presenta il documentario Animali nella grande guerra

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Il cinema Adriano di Roma ha ospitato questa mattina l’ultimo lavoro di Fosco Quilici, Animali nella grande guerra. In sala il regista, accompagnato dal produttore Mario Rossini e dallo sceneggiatore Marino Maranzana (qui in veste anche di aiuto regia), è stato introdotto dalla giornalista Laura Delli Colli che chiede agli ospiti il perchè di un progetto sugli animali utilizzati nei combattimenti.

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Mario Rossini parla delle ragioni produttive “c’erano molte realizzazioni di proposte dedicate al centenario della prima guerra mondiale. Ci siamo inseriti tra queste in un’ottica diversa, dal lato degli animali. Esempi di questo tipo li ritroviamo fuori dai confini nazionali con War Horse di Spielberg”. Il regista racconta invece le radici di una genesi molto lontana nel tempo, rintracciabile nel suo rapporto molto personale con la prima guerra mondiale: “quando ero piccolo la guerra era terminata da pochi anni e mio padre amava gustare le sue vacanze portandoci presso i luoghi di battaglia”. Argomento, quello bellico, che ha già avuto modo di approcciare grazie agli sceneggiatori de L’Italia vista dal cielo e durante la lavorazione de la Storia d’Italia del XX secolo, progetto nato dalla collaborazione con L’Istituto Luce, del cui archivio sottolinea: “mi ha emozionato rivedere scene che avevo già vagliato all’epoca”.

 

Non manca poi una vena critica riferendosi alla possibilità o

Animali da guerra di Fosco Quilici, il tentativo fallito di un piccione con macchina fotograficameno d’imprimere la pellicola storica al muro del tempo, rivolta all’istituto in particolare e agli archivi italiani in generale: “all’epoca il materiale era accatastato in modo caotico, c’erano scatoloni di pellicole da buttare ovunque, anche se proprio tra quelli ho trovato un materiale eccezionale per la ricostruzione del XX secolo” sembra che oggi la situazione non sia molto migliorata: “credo sia giunto il momento, attraverso le nuove tecnologie, di archiviare in maniera più completa e con maggiore ordine. Pur essendo robusta la pellicola di un tempo va salvata da un ulteriore degrado, per renderla se non immortale quanto meno splendente”. Conclude con un esempio quando cita l’operare dell’archivio Rai che nella trasmissione di filmati anche giovanissimi (risalenti a circa 20 anni fa) non attua alcun tipo di revisione. A queste argomentazioni si mischia la grande rilevanza che sempre i racconti d’infanzia hanno avuto nel determinare il profondo legame tra guerra e animali: “ho conosciuto poco mio padre perchè è morto quando avevo dieci anni e lo vedevo raramente perchè dirigeva un giornale, ma stranamente tutti i nostri incontri si sono svolti trattando della prima guerra mondiale…lui e il suo attendente (all’epoca) non parlavano della guerra, ma del loro asino in guerra”. A quei tempi quelle impressioni si sedimentano nella testa del Quinci piccolissimo in modo confuso fino al giorno in cui una vacanza a Roma con tappa a Villa Borghese per vedere il monumento dell’alpino e del suo compagno li risvegliano

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