Animali nella Grande Guerra, di Folco Quilici

Apprezzabile il lavoro di mettere in risalto la rilevanza della specie animale per la vita, la sopravvivenza e morte delle truppe, e altrettanto lo è la ricerca, meno invece lo scopo

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Cosa c’entrano gli animali con la Grande Guerra? Tutto, direbbe Folco Quilici, il cineasta che, dalla notte dei tempi, ha avuto uno stretto rapporto con la natura ma anche con la storia del nostro Paese (e non solo). Come dimostra l’esordio (naturalistico) con quel Sesto Continente (premio speciale alla Mostra del cinema di Venezia del 1954) confermato dallo storico approccio afferrabile in l’Italia del XX secolo (serie di 65 film basati su testi di Renzo De Felice, Castronovo, Scoppola).

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Questa ”doppiezza” è soprattutto un rapporto che Quilici si trascina dalle radici familiari dove si rintracciano i prodromi di quella convivenza: padre storico (nonchè giornalista), madre pittrice; e che trova sintesi in Mediterraneo (serie tv) e L’Uomo europeo (serie tv) lavori che nascono dall’affiancamento (non casuale) allo storico, Fernand Braudel e all’antropologo, Levi Strauss. La natura (in tutte le sue forme) e la guerra, gli elementi cari alla poetica dell’autore, sono ancora una volta associati, questa volta con l’intento di mostrare la relazione tra uomini e muli da soma, cavalli (da guerra), cani, colombi viaggiatori spola tra il fronte e le retrovie e tra uomini e pidocchi, topi e batteri quando le trincee che invadevano mezza Europa ne erano ricettacolo vivo. Ma se il titolo richiama l’attenzione su uno specifico fulcro viene da chiedersi dove sia nascosta la decantata fauna. E si perchè di animali se ne vedono ben pochi e quelli che ci sono raccontano una storia sempre al limite del campo: poche fotografie dell’epoca, pochissimi filmati storici provenienti dall’archivio Luce, dove cani, cavalli, muli e via discorrendo compaiono perlopiù di sfuggita.

Se apprezzabile è dunque il lavoro di metterne in risalto la rilevanza della specie animale per la vita, la sopravvivenza e morte delle truppe, e altrettanto lo è quello di ricerca, meno invece lo scopo. Molto più incline ad assecondare smanie produttive piuttosto che reali bisogni anche laddove il materiale reperibile sia senza ombra di dubbio esiguo e a tratti scadente.

 

Regia: Folco Quilici
Durata: 76′
Origine: Italia, 2015
Distribuzione: Cinecittà Luce

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