#Cannes68 – Je suis un soldat, di Laurent Larivière

A Un certain regard, l’opera prima del cineasta francese che sorvola frettolosamente sulla rappresentazioni della crisi economica soffermandosi maggiormente sui conflitti umani. Riuscendoci a metà.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Il soldato non è in trincea, ma la sua guerra quotidiana la combatte lo stesso. Con un’esistenza che appare sempre in salita, alla ricerca di uno spazio che non sembra mai esserci. Lei è Sandrine, ha 30 anni e si trova costretta a tornare a vivere a casa della madre a Roubaix. Senza impiego, va a lavorare per suo zio in un canile e si trova in mezzo alla gestione di un traffico di cani proveniente dall’Est, acquistando autorità e rispetto. Ma a un certo punto, qualcosa si spezza.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Appare opaca la rappresentazione della crisi. Si vedono soldi arrotolati, il muro di una casa dei sogni della sorella della protagonista, conti, fatture, permessi. Tutto un materiale filmato che sembra però isolare un set alla rappresentazione di un’urgenza economica. Laurent Larivière attraversa distrattamente la questione, tutto al contrario di La loi du marché di Brizé. Forse lo fa intenzionalmente, soffermandosi principalmente sui conflitti umani. Il soldato Sandrine ha una sua divisa da lavoro, sembra una sua seconda pelle. E il rapporto malato con lo zio è forse, da un punto di vista drammaturgico, l’elemento più marcato anche se mai definitivamente risolto.

Il cineasta, al suo primo lungometraggio dopo una serie di corti (tra cui Les larmes del 2010) ci mette parecchio a entrare dentro il film e soprattutto non riesce a evidenziare quel senso di oppressione che caratterizza il lavoro della protagonista, segnato dal perpetuo abbaiare dei cani che sono come le voci ricorrenti della sua giornata. Qualche sbalzo in avanti si rintraccia dalla fuga della protagonista dalla retata della polizia e dalla sua follia nel momento in cui provoca i canti battendo con il bastone sulla loro gabbia. Il corpo di Louise Bourgoin non è però messo a nudo ma costantemente trattenuto. E quando ciò avviene, si rischia di precipitare nelle zone di una fiacca commedia sentimentale.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array