#Cannes68 – Mark Osborne, il Piccolo Principe tra CGI e stop-motion

Il regista di Kung Fu Panda alle prese con una sfida durata otto anni, quella di immaginare per il cinema una versione per le nuove generazioni della celebre storia di Saint-Exupéry

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Otto anni di lavoro da parte di Mark Kung Fu Panda Osborne per realizzare il suo Piccolo Principe, su invito dei produttori Dimitri RassamAton Soumache, che cercavano per questo loro progetto assolutamente un regista che amasse il libro di  Antoine de Saint-Exupéry. Si tratta infatti di un testo difficilissimo da adattare, per cui sono stati messi in campo talenti da tutto il mondo, soprattutto americani e francesi, basti guardare al cast delle voci di doppiaggio che alla giovane Mackenzie Foy affianca assi del mondo dello spettacolo sotto la torre Eiffel: André DussolierFlorence Foresti, la cantante Camille.
Tutti presenti oggi in conferenza stampa a Cannes per raccontare il film.

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Per Mark Osborne Il Piccolo Principe e’ un tuffo nei ricordi del college, quando la sua futura moglie, che lui corteggiava da un po’, gli regalo’ la sua copia del libro: la ragazza era solita citare spesso frammenti del testo, e finalmente con il romanzo davanti il giovane Mark pote’ comprenderli tutti: “fu un momento fondamentale della nostra storia d’amore. Per questo all’inizio avevo paura che farci un film del genere fosse impossibile. Il potere di questo libro e’ che diventa una cosa che le persone vogliono condividere, passare agli altri. Non volevo fare male al testo, percio’ ho pensato ad una storia diversa che potesse pagare un tributo al libro e al tempo stesso proteggerlo, presentarlo alle nuove generazioni raccontando quanto profondamente modifichi la vita di chi ne viene a contatto”, spiega Osborne.

Insomma un doppio pubblico a cui rivolgersi, i fan del Piccolo Principe e insieme i nuovi lettori da conquistare. E cosi’ Osborne ha trovato la chiave della “cornice” che circonda la storia effettiva tratta da Saint-Exupéry: “quando ho iniziato a studiare veramente il libro ho capito che l’aviatore, che noi pensiamo essere l’alter ego dell’autore, non e’ proprio in realta’ esattamente assimilabile a Saint-Exupéry”, spiega il regista. E cosi’, con sei mesi di lavoro sullo script, in cui Osborne si e’ trasferito a vivere a Parigi per non perdere il french touch della storia, gli autori lo hanno fatto diventare un anziano con tutta l’esperienza e la saggezza che il Piccolo Principe porta con se’, in modo da costruire una nuova versione di questo classico personaggio con la Piccola Ragazza, che in realta’ e’ gia’ posta di fronte ad un passaggio di maturita’: “ha la sua crisi di mezza eta’ gia’ a nove anni!”, ride Osborne.

Da qui, l’idea di utilizzare in parallelo due tecniche di animazione, la CGI per la cornice al presente, e la stop-motion per i frammenti tratti dal libro, in modo da restituire quel senso di magia e familiarita’ delle celebri illustrazioni di Saint-Exupéry. “E’ stato il progetto piu’ faticoso della mia carriera”, ricorda Osborne. “In pratica abbiamo dovuto coordinare due troupe e due team che lavoravano ai due livelli del film.”

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