Paul Schrader e Il nemico invisibile: un film maledetto

La verità sull’ultimo film del grande regista americano, derubato del suo stile e del suo tocco a favore di un classico e normalissimo action movie con Nicolas Cage.

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L’ultimo film di Paul Schrader, Dying of the Light (distribuito in Italia col titolo Il nemico invisibile e in sala dal prossimo 9 luglio), ha deluso tutti gli appassionati del cinema e dello stesso autore americano. Uscito nel dicembre scorso, viene ricordato soprattutto per i problemi nati fra il regista e la produzione che lo ha modificato a riprese concluse e trasformandolo in un tipico action movie con protagonista Nicolas Cage.

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Perfino il colore e l’effetto di luci sono stati modificati: in origine si doveva rendere un’atmosfera semi-espressionista grazie all’uso di lenti particolari e luci colorate. Ma ciò non è piaciuto ai produttori, che quasi sempre hanno l’ultima parola. Così, da espressionista la situazione è stata resa “pesantemente” normale.

Ad ogni modo, i problemi per questo film sono nati fin dall’inizio. Infatti, in origine ad inizio 2010, doveva essere diretto da Nicolas Winding Refn (andato poi a dirigere Drive), che poi ha assunto il ruolo di produttore esecutivo. Inoltre, Harrison Ford doveva essere il protagonista, ma poi anche la star statunitense ha lasciato. Riorganizzata la pre-produzione, vennero contattati Schrader come regista e Cage come protagonista, con un budget di 5 milioni di dollari (un milione è andato al solo Cage). Schrader accettò grazie anche al fatto di poter riscrivere una sua sceneggiatura e con la garanzia di poter girare a modo suo. Ed è avvenuto, più o meno, in questo modo, tanto che non sono nati problemi durante le riprese.

schrader 3Le manomissioni ci sono state durante la post-produzione, con scelte di montaggio e di effetti fatte esclusivamente dai produttori.

“Hanno rubato il mio film” ha detto il regista dopo aver visionato la versione finale, e dopo aver spesso rifiutato di cambiarlo. La versione “schraderiana” della pellicola, secondo i pochi eletti che l’hanno visionata, avrebbe mostrato tutt’altro: il mondo sarebbe stato visto sotto gli occhi misteriosi e spesso confusi di Evan Lake (Nicolas Cage), grazie al frequente uso di inquadrature distorte e suoni che rimandano a improvvisi risvegli nella realtà. Tutto questo è stato sostituito con periodici mal di testa del protagonista, con dei flashback che rimandano alle torture subite in passato (per Schrader queste scene dovevano alternarsi ai titoli d’inizio). E ancora: è stato tolto un prologo in cui, contemporaneamente a una TAC al cervello di Lake, venivano spiegate con un voice over le sue condizioni. E tanti altri cambiamenti ancora.

schrader 2Insomma, Schrader è stato completamente scavalcato dai produttori, ma ciò è un classico del cinema statunitense. John Huston, Orson Welles, Sergio Leone, sono tra quelli (ma ce ne sono tanti altri) che hanno avuto spesso e volentieri problemi con le produzioni. E pensare che nemmeno Nicolas Cage è rimasto soddisfatto dalla versione ufficiale, chiedendo il perché di quelle scelte e protestando fortemente.

Timbro dell’autore contro strategie di mercato e produttive. L’indipendenza autoriale non va d’accordo con i poteri provenienti dall’alto, ed è sicuramente questo uno dei motivi che hanno rallentato e limitato alcuni autori (Lynch, Coppola, Waters tra gli altri), costretti ad aspettare e sperare nella necessaria libertà di direzione e in un budget relazionato allla propria idea del film. Ma spesso i registi devono accettare anche situazioni paradossali e assurde, proprio come ha fatto Schrader. In fondo, molte volte le scelte sono due: o fare film secondo il volere delle produzioni, o non farne.

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    Un commento

    • Chiamasi “final cut” comunque. Diritto SACROSANTO dei produttori che mettono il grano di rimontare un film se la versione del regista ottiene 1/10 di rate al test screening.
      La giusta informazione è doverosa.