LIBRI DI CINEMA – “La recita della storia – Il caso Moro nel cinema di Marco Bellocchio”

Un libro di critica cinematografica che non teme di essere anche un saggio storico, un approccio interpretativo al cinema di uno dei maggiori cineasti italiani che diventa filtro per ipotesi inedite.

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La recita della storia – Il caso Moro nel cinema di Marco Bellocchio
di Anton Giulio Mancino
Bietti Heterotopia
2014
pp. 380 – € 22

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Nato già nel 2010 come rielaborazione di interventi dedicati a diverse questioni-chiave del cinema di Marco Bellocchio, il testo di Anton Giulio Mancino ha preso in corso d’opera una direzione inaspettata, dovuta al progressivo imporsi della figura emblematica di Aldo Moro sull’intero corpus cinematografico del regista emiliano, ben oltre dunque la pellicola a lui esplicitamente dedicata, Buongiorno, notte; un mosaico di segnali disseminati in varie pellicole che nell’ottica dell’autore vanno a delineare una reiterata “recita della storia”, o meglio, una “contro storia alla maniera di Bellocchio, segnata dalla macchina cinema”.

A determinare il processo di riscrittura è, innanzitutto, l’analisi approfondita di Enrico IV, e la convinzione che la follia del personaggio pirandelliano avesse molto in comune con la presunta pazzia attribuita a Moro a proposito delle lettere durante i giorni del sequestro. È seguendo questa pista che Mancino rintraccia e mette in relazione tutta una serie di rimandi al caso Moro, anche in pellicole non direttamente collegate all’argomento, quali Il principe di Homburg, ove il protagonista, imprigionato e condannato a morte, tenta di sottrarsi a un implacabile quanto incomprensibile destino.

Buongiorno, notte è naturalmente al centro del testo così come è stato ripensato e concepito, ma non per come racconta il rapimento e la detenzione del presidente Dc da parte delle Brigate Rosse, quanto per il modo in cui intreccia coincidenze, analogie, persistenze emblematiche di nomi, figure e luoghi che trascendono, e quasi contraddicono, la trama apparente. Senz’altro l’intero studio gioca molto sull’interpretazione, che però l’autore riesce a sostenere attraverso puntuali confronti con le innumerevoli risultanze documentarie che vanno a costituire ciò che lui stesso definisce la “Moroteca di Babele”. Uno degli spunti di riflessione più interessanti suscitati dal testo riguarda infatti la dimensione abnorme ormai assunta dal caso Moro, frattura insanabile in cui la storia italiana sembra essere rimasta intrappolata. Quasi che la mole di lettere, libri, saggi politico-indiziari, atti di commissioni parlamentari d’inchiesta, evocazioni storiche e letterarie rappresenti un monstrum narrativo tale cui forse proprio il cinema – e quello di Bellocchio in particolare – può offrire una chiave d’accesso privilegiata. Ciò che Mancino concepisce è dunque un libro di critica cinematografica che non teme di essere anche un saggio storico, un approccio interpretativo al cinema di uno dei maggiori cineasti italiani che diventa, inoltre, filtro per ipotesi inedite.

 

Indice

Prefazione di Giorgio Galli
Reintroduzione
Buongiorno, morte
Moro, matto da slegare
Io, Chiara e il Passoscuro
Epilogo
Bibliografia
Indice dei film
Indice dei nomi
Indice delle opere

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