#Venezia72 – Il beneficio del dubbio

Alberto Barbera e Paolo Baratta hanno presentato questa mattina la Selezione Ufficiale dei film di Venezia 72. Una selezione “spiazzante” alla quale è giusto concedere il beneficio del dubbio

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

E anche Venezia 72 scopre le sue carte. Siamo in un momento difficile per il cinema e per i Festival, un momento di “fortissima concorrenza internazionale” – ci tiene a rimarcare immediatamente, e non certo a caso, il Presidente della Biennale Paolo Baratta nella conferenza stampa di questa mattina -, “un momento dove parecchi Festival nuovi si stanno affacciando al mondo e dove mantenere in Italia un Festival così importante come Venezia presenta molte più difficoltà rispetto al passato”. Quindi una selezione che di per sé deve essere “inattesa e un po’ spiazzante”, come la definisce il Direttore Artistico Alberto Barbera, figlia di una strategia conscia delle difficoltà del momento storico e della nuova geografia distributiva che sta cambiando il modo di concepire la visione e la fruizione del cinema.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Ecco, partiamo da qui. Una selezione spiazzante, a tratti inattesa, che dall’annunciata apertura di Everest si presenta oggi con ben 16 cineasti su 21 che per la prima volta si affacciano al concorso veneziano. Selezione con pochissimi grossi nomi e con un’età media abbastanza bassa. Barbera definisce tutto questo il frutto di una “identità ormai consolidata” che gli ultimi quattro anni di sua gestione hanno dato al Festival, identità improntata alla ricerca di nuovi orizzonti che possano guardare al futuro del cinema e alla sua “persistenza nel nuovo millennio“.

Rapidissima carrellata sul Concorso. Se sui nomi dei quattro italiani c’erano ormai pochi dubbi (Bellocchio, Guadagnino, Messina e Gaudino) è forse la pattuglia di film americani quella che desta maggiori curiosità. Dato per scontato che sembra sempre più difficile per i Festival europei (e bisognerebbe interrogarsi a fondo sulle ragioni) strappare a Toronto e New York grandi produzioni come quelle di Robert Zemeckis o Ridley Scott (The Walk e The Martian non si sposteranno dal loro continente per le rispettive anteprime mondiali), affidarsi a giovani cineasti come Drake Doremus e Cary Fukunaga (alla prova del nove del post True Detective), a sguardi fuori dai canoni come quello di Laurie Anderson o a nomi ben collaudati come Tom Hooper e Charlie Kaufman (che torna alla regia con un film d’animazione, Anomalisa) può essere una strada interessante. Certo, qualche perplessità rimane sulla sparuta presenza dell’Asia in concorso: bene Zhao Liang, ma è un po’ pochino per un continente che ha sempre offerto a Venezia il meglio di sé negli ultimi vent’anni.

francofonia-shooting-2

Francofonia, di Aleksandr Sokurov

Aleksandr Sokurov, Amos Gitai e Jerzy Skolimowski sono i tre grandi maestri attesi quest’anno – con film “molto diversi rispetto ai loro lavori del passato” -, tre nomi che (insieme ad Atom Egoyan e Pablo Trapero) possano assicurare continuità alla tradizione di “Mostra D’Arte Cinematografica” che Venezia tenta sempre di tenere viva.

Andiamo avanti. Se il Fuori Concorso dei film di finzione si presenta un po’ troppo esile (tolto il buon colpo Black Mass e l’atteso film postumo di Claudio Caligari), ricco di belle visioni si annuncia invece il Fuori Concorso dei documentari: da Noha Baumbach che fa un film-intervista a Brian De Palma, all’atteso ritorno di Maresco a Venezia, per finire con un trio di straordinari registi come Sergey Loznitza, Frederick Wiseman e Tsai Ming-liang che si impongono tra le attese più alte di questo Festival. Orizzonti, poi: sezione improntata a scoprire nomi nuovi che possano sostituire ”un’intera generazione di cineasti che per trenta o quarant’anni ha rappresentato il blocco di riferimento per critici, cinefili e spettatori attenti” dice Barbera. Quindi di per sé una sezione che va valutata sul campo, con molte cinematografie rappresentate, ma che continua a penalizzare un po’ troppo l’Est asiatico a vantaggio della vecchia Europa. Vedremo e giudicheremo a fine Festival, come è giusto che sia.

Insomma una selezione spiazzante, è vero, sulla quale risulta difficile formulare qualsiasi giudizio preventivo o affrettato. Una selezione che – seppur gravata da qualche assenza eccellente (Johnnie To su tutti) e costellata di incognite tutte da valutare – a prima vista appare più coraggiosa rispetto a quella dello scorso anno. Una selezione sulla quale è giusto concedere il beneficio del dubbio: appuntamento al 2 settembre per dare la parola ai film.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    74 commenti

    • La Mostra targata Barbera assomiglia sempre più al Festival di Torino, ma se le novità annunciate saranno del livello dell’anno scorso, c’è poco da stare sereni. La verità è che i selezionatori non sanno/non vogliono prendere i grandi film americani (la concorrenza di Toronto c’era anche nelle gestioni precedenti ma non si avvertiva in maniera così asfissiante) e Cannes si pappa tutto il meglio delle cinematografie asiatiche ed europee. A Venezia restano gli scarti

    • …Cmq col beneficio del dubbio attendo principalmente: Sokurov, Gaudino, Caligari, Pià, Trapero, Skolimovsky, l’animato di Kaufman e il corto di Scorsese. Tra gli assenti che avrei voluto vedere: Johnnie To, Sion Sono, Verhoeven, Del Toro, Wheatley

    • I “grossi” film americani di Toronto che non ci sono a Venezia sono The Martian e Demolition, il cui regista peraltro gioca quasi in casa. Non mi pare un gran bottino, considerando che a guardare l’headlines (http://tiff.net/festivals/festival15/films) metà dei film erano a Cannes o (già) a Venezia la settimana precedente. Quanto ai film assenti attesi, magari non sono stati presi a ragion veduta perché considerati brutti. Si chiama selezione mica per niente…

    • L’esperienza dellle tre edizioni precedenti barberiane, progressivamente peggiorate, non mi fanno sperare in nulla di buono in QUESTI selezionatori. Spero che il mio scetticismo verrà sconfessato, ma pure Locarno quest’anno è nettamente più allettante.

    • il programma sulla carta è desolante, mi chiedo chi abbia voglia di sobbarcarsi i costi del Lido e del Festival con questo menù. Poi chissà Barbera ci sorprende tutti e i film saranno bellissimi, rovesciando le impressioni di chi non vede alcun cinema moderno nella selezione operata. Ha ragione Masciullo, aspettiamo. Ma chi scommette con me che questa non sarà ricordata come un’edizione memorabile?

      • Abbiamo evidentemente un’idea diversa di cosa aspettarsi da un festival, certo io i soldi non li spendo (solo) sperando di vedere il nuovo Ridley Scott che dopo due settimane è nel multiplex vicino a casa. L’idea che mi sono fatto l’anno scorso (non sono stato a Venezia i due anni precedenti) e con il nuovo programma è che Barbera e i suoi selezionatori i rischi se li vogliano prendere non perché costretti, ma perché convinti. Una scelta forse per voi discutibile ma che io invece rispetto. Ciao.

    • Laurie Anderson non è “una giovane cineasta”, Tom Hooper non è americano. The Martian non è un film da festival e di film Johnny To al Lido ne abbiamo visti anche troppi. Sulla carta un ottimo programma. Le uniche assenze che pesano sono HIGH RISE e OUR BRAND IS CRISIS. Per il resto selezione nettamente superiore a quella del TIFF, degna di Venezia. Poca Asia ma tanta America Latina, ed è un grande ritorno.

      • grazie della segnalazione riguardante Laurie Anderson. Mentre per quanto riguarda Tom Hooper il riferimento è più al suo film che è una produzione americana.

    • Vedo dai commenti che il lettore tipo di Sentieri Selvaggi da un festival cinematografico pretende solo i film americani con le star, magari per scattarsi un selfie al Casinò. Desolante. Fate la cosa giusta e al Lido non ci venite, non avvertiremo la vostra mancanza. Andate a Toronto a godervi Ridley Scott, che non azzecca un film da ere geologiche.

    • Se ti riferisci a me ho anche fatto l’elenco degli autori che mi interessano, quindi hai proprio sbagliato bersaglio. A me personalmente non frega nulla di Ridley Scott ma se c’era era sicuramente un punto in più e non in meno. Ribadisco: un festival come Venezia non può vivere di sole “scoperte”, soprattutto visto lo stato di impasse che vive il cinema. Il film turco dello scorso anno non s el’è filato nessuno, son of saul a cannes fa sfracelli: anche in questo Barbera e soci sono perdenti…

      • Va bene ma c’erano anche Tsukamoto, Ferrara e Oppenheimer in concorso a Venezia l’anno scorso, e l’apertura era Birdman: a Cannes Grace di Monaco se l’è filato qualcuno? Se però la buttiamo in gara ognuno dirà la sua…

    • Mirko, quest’anno ci sono 14 opere prime o di sconosciuti, dico 14: sarebbe già stato tanto se fossero state 4. Vogliamo davvero credere che saranno tutti capolavori? Suvvia, il cinema vive un momento di difficoltà, ci vuole equilibrio nelle scelte. Oltretutto rispetto ai 16-18 promessi ne hai infilati 21, come a dire che saranno proprio dei film imperdibili. Un gran bell’azzardo. Poi ripeto, lieto di essere smentito, ma non si dica che è “un ottimo programma”. Non lo è, è debole.

      • Vedi, se fosse per te i festival sarebbero tutti programmabili da un computer. Basterebbe inserire i soliti nomi dei venerati maestri e compilare anno per anno i cartelloni di default con i titoli pronti. Mentalità tipicamente italiana, per cui “giovane” è una parolaccia ed “esperienza” significa tutto. Zero curiosità, zero stimoli. Solo paludata e soffocante noia. Vedo che hai mollato il TIFF e se passato a Cannes per screditare Venezia. Prevedibile. Ma Cannes per quanto potente osa molto meno.

    • Quanto alla lineup di quest’anno, basta girare i forum stranieri per vedere come è stata accolta. Te lo dico io: molto bene. Chi di cinema se ne intende davvero è stanco dei soliti nomi che rimbalzano di festival in festival, anno dopo anno dopo anno. Vuole essere stupito.

      • Vedremo alla fine quando ci sarà una caduta di biglietti come lo scorso anno se sarà ‘entusiastica’ questa accoglienza. E cmq non ho detto che non ci vogliono le novità, ma che non ci possono essere SOLO le novità. Questo è lavoro di Torino, Locarno, del Sundance, non di Venezia che deve competere con Cannes e Berlino. Ci vuole glamour e sperimentazione, maestri e scoperte, divismo e avanguardia. Ci vuole il festival di Muller, in buona sostanza… Ecco l’ho detto anche quest’anno 😉

      • E cmw impara a rispettare il pensiero degli altri corvetto. Un po’ meno saccenza e alterigia nei toni non guasterebbe. Se a me non piace la gestione di Barbera sono libero di dirlo..Oppure bisogna per forza pensarla come te?

        PS: Impara a leggere: la citazione di Toronto è perché in genere viene usata come scusa dai selezionatori per dire che certi film non li hanno presi. Non l’ho usato io come termime di paragone qualitativo…

        • Se dici che la selezione è debole devi dire quali film pronti Barbera poteva prendere e non ha preso perché pur essendo pronti sono andati altrove. E con quali film della selezione li sostituiresti. Altrimenti sono chiacchiere. Io rispetto le opinioni articolate, molto meno le chiacchiere. Avanti, fa’ i nomi e rivela la tua idea di cinema. Io comunque la indovino già.

          • Ho detto “sulla carta” è debole e “lieto di essere smentito”. Ovviamente i film non li ho visti, al contrario di te evidentemente, che sei sicuro siano tutti capolavori…

    • A parte che li ho già fatti, qualche altro? Avrei preso Gomes prima della Quinzane. Avrei convinto qualcuno degli asiatici sbarcati in massa alla Croisette a preferire Venezia. Avrei fregato un paio di nomi a Locarno (Ben Rivers, Demme, Zulawski). Avrei arricchito il fuori concorso con qualche altro film hollywoodiano di peso. Questo per rimanere in quello che sicuro era pronto ed era fattibile prendere nei sei mesi di selezione

      • I titoli di Cannes non fanno testo. Se un film è pronto a maggio, va a Cannes. Zulawski ci poteva stare ma le reazioni al market di Cannes non sono state entusiaste. Se è finito a Locarno non è perché Locarno lo ha fregato a Venezia ma perché Barbera lo ha rifiutato (come a quello che so ha rifiutato Terence Davies). Demme per regolamento non poteva essere a Venezia. Ben Rivers al buio impossibile dire che valga più dei nomi in Concorso. Verhoeven non è pronto, Del Toro bloccato dai produttori.

        • Mica vero. Tante volte un direttore in passato ha “fregato” un film alla concorrenza presentandolo work in progress o “prenotandolo” prima. Una buona metà del lavoro è fatto di public relation. E poi attenzione un selezionatore non deve fare il critico: se il film “è brutto” spetta al pubblico, ai critici alla giuria stabilirlo. Un selezionatore deve prendere film che ad intuito lasceranno il segno, nel bene come nel male

          • L’unico festival che ha l’impostazione fieristica che piace a te (non selezionare, raccattare tutto quello che c’è e lasciare il giudizio genericamente al pubblico) è il TIFF. Un festival senza identità. Dimmi che senso ha presentare in 10 giorni sparsi in 25 sale 300 titoli. Chi li vede? Nessuno, l’attenzione è tutta sui veri o presunti Oscar player. A Venezia in quelle 4/5 sale se ti impegni più di 50 film in 10 giorni riesci a vederli, e ti fai un’idea della qualità di un’edizione.

    • Perché ve la cantate e ve la suonate da soli. Troppo facile. Imparate a gestire il dissenso, magari vi spinge a trovare argomenti più convincenti.

    • E tu Corvo impara a non dire fesserie. Nella storia dei festival esistono innumerevoli casi eccellenti in cui un film è stato scippato al festival di Cannes oppure selezionato a Venezia dopo essere stato rifiutato in concorso dal festival francese. Qualche esempio? Bella di giorno di Luis Bunuel oppure il segreto di Vera Drake di Mike Leigh. Curiosamente entrambi poi vincitori del Leone d’oro.

    • Il fatto che autori del calibro di Desplechin, Garrel, Gomes, Miike, Mendoza, Weerasethakul, Kawase, Porumboiu ecc.. preferiscano andare in Un certain Regard oppure nella Quinzaine piuttosto che in concorso a Venezia la dice lunga sulla crisi d’immagine del festival. Tant’è che lo stesso Baratta ieri ha esordito parlando di difficoltà oggettive e di competizione con gli altri festival. Ovvero un’ammissione di debolezza sconcertante.

    • Non si tratta di invidiare il modello Toronto, che come dici giustamente te ha un’impostazione da fiera più che da festival. Qui si contesta la linea “editoriale” di Barbera, che parla a sproposito di ricerca dopo aver normalizzato Orizzonti, rendendola una brutta copia dell’Un Certain Regard ( quando con Muller era uno straordinario avamposto di sperimentazione e avanguardia), oppure dopo essersi fatto sfuggire negli anni film clamorosi come gli ultimi di Lav Diaz, Pedro Costa e Tariq Teguia.

    • Tutti film che niente hanno a che vedere con i grossi nomi americani. Il problema vero è che con Barbera si è registrato un netto calo su tutti i fronti: sul cinema di genere, sugli autori americani e soprattutto sulla sperimentazione linguistica. La visione si è ristretta troppo fino a diventare asfissiante. Con il risultato evidente a tutti di un ridimensionamento nello scacchiere dei festival internazionali.

      • Negli anni di Muller i film di Orizzonti erano più sperimentali ma ghettizzati, soffrivano la concorrenza della Sic e di Venice Days. Barbera ha normalizzato la sezione, è vero, con l’idea di farne una specie di Concorso bis. Ora titoli che potrebbero benissimo stare in Concorso vanno in Orizzonti e viceversa. Muller era più generalista, prendeva tutto quello che poteva accumulando titoli. C’erano meno proiezioni degli stessi film, più file e quindi l’impressione che ci fosse più gente.

    • Quanto al “ridimensionamento nello scacchiere dei festival internazionali”, conta gli Oscar di Birdman e Gravity e poi parlami dell’ombelicale “Controcampo Italiano” o magari della preapertura con Ezio Greggio…

    • Sul ridimensionamento ti ho già risposto sopra quando ho citato i casi dei grandi autori che quest’anno hanno preferito le sezioni collaterali di cannes piuttosto che giocarsi la possibilità del concorso a Venezia. E questo è un fatto che vale più di mille parole.

    • E non bastano di certo i successi di Gravity e Birdman a fare “sistema”. Per quanto riguarda Muller invece è vero che era meno “selettivo” ma andiamoci a vedere i suoi programmi. In particolare quelli del 2004, 2006, 2007, 2010 e 2011. Ti invito in particolare a rivederti gli ultimi due. Il confronto con i programmi di Barbera è francamente imbarazzante. Che poi Muller, come tutti, abbia commesso degli errori questo è fuori discussione.

      • Si lavora con i film disponibili, a questo si riferiva Baratta parlando di difficoltà di scelta. Le annate cinematografiche non sono tutte uguali. Voi continuate a vivere in una bolla, parlando di qualcosa che non esiste: una presunta rivalità Cannes/Venezia film su film. Se Malick ad esempio a febbraio va a Berlino invece di aspettare maggio per andare a Cannes, significa forse che Cannes ha perso appeal? No, ma col tuo metro di giudizio sì.

    • E comunque fa sorridere vedere citato controcampo italiano (una piccola sezione di 7 film programmati alle 10 del mattino) in un discorso generale sui programmi dei due direttori. Davvero vuoi far passare l’idea che scelte come quella di Ezio Greggio abbiano indebolito l’immagine del festival? Lo stesso festival che portava in concorso contemporaneamente Polanski, Cronenberg, Friedkin, Garrel, Ferrara, Sokurov, Solondz, Johnnie To, Sion Sono, Ann Hui e Clooney..

      • Controcampo Italiano fa capire la differenza di approccio tra Barbera e Muller. I film italiani selezionati da Barbera sono stati nettamente migliori di quelli selezionati da Muller perché Muller faceva pubbliche relazioni e per non dire a nessuno di no ha creato una sezione ad hoc. Barbera se ne frega delle quote Rai e Medusa, risponde solo al suo gusto personale. Per qualcuno è arroganza, snobismo, per me solo il modo migliore di dirigere un festival. Se sbagli sbagli ma almeno hai osato.

    • Mai avuto niente da ridire sul lavoro di Barbera sul cinema italiano. Il problema è tutto il resto. Controcampo italiano lo hai tirato fuori tu a proposito di prestigio internazionale di Venezia e non di selezione degli italiani. Se un autore (Malick) non va a Cannes è chiaro che non vuol dire niente. Se dieci autori importantissimi vanno tutti nelle sezioni collaterali di Cannes è chiaro che c’è qualche problema. Anche perché a Venezia non avrebbero mai accettato una collocazione di quel tipo.

      • Non c’è nessun problema, è solo che non hai capito come lavora Fremaux e in generale qual è l’impostazione a Cannes. A Cannes interessano i nomi, più dei film. Puntano a collezionare autori, in più sezioni possibili. Il nome a Cannes è tutto, i film sono secondari. I maestri e gli autori già affermati hanno una corsia preferenziale a prescindere dalla qualità delle loro opere, il posto che viene loro assegnato è spettante di diritto. A Venezia è un’altra storia, contano i film.

    • L’alibi del “si lavora con i film disponibili” può valere un anno non quattro. Sarebbe ingenuo pensare che Muller sia stato un miracolato per 8 anni e Barbera invece uno sfigato per 4. Per favore..E poi credo fino ad un certo punto a una cosa del genere. Un direttore dovrebbe lavorare tutto l’anno in giro per il mondo cercando di prendersi (anche con larghissimo anticipo) i film più belli.

    • La potenza di fuoco di Cannes è superiore dagli anni 80. Forse conta un tantinello il fatto che ci sia il Marché più importante del mondo. Weerasethakul, già Palma d’oro, si è pubblicamente lagnato della collocazione al Certain, forse è il produttore che ha insistito. Barbera, anche nelle interviste di queste ore, ribadisce come abbia voluto, non dovuto, prendersi dei rischi. Il che è discutibile, ovviamente, così come poteva esserlo la “pesca a strascico” di Muller. Punti di vista.

      • Siamo arrivati al punto, che forse Vincent ha espresso meglio di me: la linea editoriale di Barbera è estremamente discutibile. Poco genere, poca sperimentazione, poco spettacolo, poca avanguardia. Muller 7 edizioni su 8 ha fatto ‘vedere li sorci verdi’ a Cannes in quanto a qualità e coraggio delle proposte, con tutti gli errori che può aver fatto. Dire si prende quello che è pronto o contano i film e non i nomi sono fesserie… Ma poi quali sono state le “scoperte” di barbera in questi 4 anni?

    • Va bene magari Weerasethakul è stato costretto dal produttore. E gli altri? Stiamo parlando di una decina di autori importantissimi che hanno tutti scelto le retrovie di Cannes piuttosto che un possibile concorso veneziano. Sinceramente credo c’entri più il declino di Venezia che non il prestigio di Cannes, che storicamente ha sempre collezionato figurine. Un tempo, neanche molto lontano, quando un autore non soddisfatto della proposta di Cannes, se ne andava di corsa a Venezia.

    • E’ vero che Cannes è superiore dagli anni 80 però non dimentichiamoci degli anni di Muller e dei suoi programmi. Confrontateli con quelli di Cannes e noterete che in più di un’occasione li ha eguagliati per non dire “superati”. Naturalmente è sempre una questione di scelte e gusti. Ma davvero vogliamo credere che se Barbera ne avesse avuto la possibilità non avrebbe preso gli autori citati poco sopra?

      • Barbera prende i film, non gli autori. E poi vorrei capire cosa c’era di eccezionale a Cannes quest’anno. In Concorso Son of Saul, Carol, The Assassin. Poi cosa? L’imbarazzante Gus Van Sant di Sea of Trees? Ecco, Gus Van Sant è l’esempio perfetto per illustrare come ragionano a Cannes. Prendono i nomi, anche se il film associato è chiaramente impresentabile. Il vostro è solo un complesso di inferiorità. I due titoli top a Cannes quest’anno sono stati INSIDE OUT e MAD MAX, e questo dice tutto.

    • Guarda che mica si stava facendo la glorificazione di Cannes. Che Fremaux abbia commesso tantissimi errori quest’enno è fuori discussione. Bella la tua battuta su Barbera che sceglie i film. Immagino la sua emozione davanti a capolavori irripetibili come Superstar di Giannoli, Le Rancçon de la Gloire di Xavier Beauvois, The Cut di Fatih Akin, Il fondamentalista riluttante di Mira Nair, Tracks di john Curran, Parkland di Peter Landesman, The Humbling di Barry Levinson. Posso continuare se vuoi.

      • Figurati quanto potrei continuare io elencandoti i megaflop visti a Cannes o nella Venezia di Muller. Il punto è sempre lo stesso: si lavora ogni anno con i film disponibili. O prendi tutto quello che trovi o scegli cercando di dare alla rassegna un filo conduttore, un’identità. Il cinema come l’arte in genere non si manifesta nel cielo dell’Assoluto ma nel nostro prosaico mondo, rappresentandone lo stato in un determinato momento della storia.

        • Io Ich seh Ich seh (Goodnight Mommy), Jackie & Ryan, Heaven Knows What, Era Apocrypha, Le dernier coup de marteau, Anime nere, Realité, Pasolini, Nobi di Tsukamoto, Qin’ai de di Peter Chan e The Look of Silence li ho visti l’anno scorso a Venezia, e sono tra le cose migliori che abbia visto ultimamente. Poi Fatih Akin ha fatto orrore anche a me, però il festival perfetto non credo esista, e già portarsi a casa 10 grandi film mi pare un regalo.

    • Ecco, il punto è proprio questo. 10 megaflop su un programma di 50 film medio-bassi con qualche picco (Barbera) è un conto; 10 megaflop su un programma di 90 film mediamente alti (Muller) è un altro. Esempio concreto: Venezia 2010. Accanto a flop indiscutibili come Miral, Drei, Happy Few o gli italiani, c’erano Silenti Souls, Post Mortem, Road to Nowhere, Promises written in the water, The Ditch, Detective Dee, Noi credevamo, 13 assassini, Meek’s cutoff ed Essential Kiling, tutte vette assolute.

      • Perché tu riesci a vedere e giudicare tutti i 50 o 90 film di una selezione? Io l’anno scorso ne ho visti una trentina, gli undici citati mi sono piaciuti moltissimo e li considero per motivi diversi importanti, ma non è che TUTTI gli altri 20 mi hanno fatto orrore: ad esempio Hungry Hearts, Andersson, Maresco, 3 coeurs li ho considerati buoni film, benché non “grandi”.

    • E mi sono limitato al solo concorso. Mi ripeto: il discorso dei film disponibili non ha senso. Almeno che non vogliamo davvero pensare che Muller sia stato fortunato per 8 anni e Barbera invece sfigato per 4. I film te li devi andare a prendere. E ogni annata riserva sorprese positive.

    • Mirko non ho mai negato la presenza di buoni o bellissimi film con Barbera. Tra l’altro una buona metà dei film che hai citato sono stati tra i miei preferiti dell’anno scorso. Io contesto la linea editoriale. Un programma che ricalca nella struttura il modello Cannes (numero contenuto di film, sezione collaterale come un secondo concorso, un fuori concorso equamente diviso tra fiction e nofiction, il recupero dei classici al posto della retrospettiva) ma senza averne la forza

      • Niente, la pensiamo in modo diverso, io è proprio questa linea editoriale che accentua la selezione (e per contro l’esclusione) che apprezzo. Quest’anno per fortuna ci torno a Venezia, e spero di di vedere confermata questa mia convinzione. Ciao:

    • nè il budget, né le strutture, né – purtroppo – il prestigio. Mentre nei contenuti appare più vicino a Locarno ma privo del coraggio e della capacità di osare. Tant’è che Lav Diaz, Pedro Costa e Tariq Teguia negli ultimi anni hanno preso altre strade. Insomma, un disastro. Niente Oriente, niente o pochissimo cinema spettacolare (serve anche quello in un festival. I festival dovrebbero essere dei sismografi non solo lo specchio dei gusti di un direttore), niente cinema sperimentale.

    • Con Barbera lo sguardo si è ristretto terribilmente. Non c’è “respiro” nelle sue selezioni. I film, mediamente, appartengono tutti o quasi allo stesso canone, ovvero un cinema d’autore tipicamente novecentesco. Ecco, l’ho detto. La visione di Barbera è vecchia. E’ stato un grande direttore a Torino e nel primo mandato veneziano, ma questa volta ha toppato alla grande. Mentre il cinema è cambiato lui è rimasto fermo ai vecchi schemi. E’ questo il guaio.

      • Il guaio è tuo e dei tuoi pregiudizi. L’astio personale nei confronti di Barbera non ti consente di apprezzare i film che seleziona. Amen. Ce ne faremo una ragione. Ti sarai goduto lo splendido “festival” di Roma in questi anni…

        • Se poi per te il cinema di Vincent Gallo (magari il nickname che usi è in suo onore!) è “una vetta assoluta”…. ma di che stiamo parlando?

    • La butti sull’astio personale perché evidentemente sei a corto di idee. Ti stai arrampicando sugli specchi da due giorni ripetendo sempre le stesse sciocchezze. Io ho portato esempi concreti, tu parli a vanvera. Come la stupidaggine che hai scritto ieri quando hai detto che i film di Cannes non fanno testo perché se un film è pronto a maggio va sicuramente a Cannes. Io ti ho portato due esempi concreti e giustamente hai cambiato discorso.

    • Ti ho invitato a fare un confronto tra i programmi dei due direttori e hai cambiato discorso. Il problema è mio che continuo a parlare con uno che tira in ballo persino un nick inventato un secondo prima di iniziare una conversazione. Un argomento degno delle scuole elementari. Sono impressionato dalla tua sagacia. Toglimi una curiosità: quando parli al plurale (ce ne faremo una ragione) a chi ti riferisci?

    • Ai tuoi compagni del comitato di selezione o alla redazione di cineforum/La rivista del cinematografo? Sai com’è, ormai a difendere l’operato di Barbera sono rimasti solo loro e uno sparuto gruppo di quotidianisti servili.

      • Il declino di Venezia è lampante e sotto gli occhi di tutti, tra cali di presenze e un Baratta che si lamenta ogni anno di ‘oggettivi problemi di concorrenza’, come se non ci fosse mai stata. I direttori passano, la Mostra resta, e continuare a replicare ad un mezzo troll che da giorni va ‘sfruculiando’ (senza riuscirci) con frecciatine e provocazioni, senza contare le sesquipedali cavolate – quella dei film pronti a maggio destinati per forza a Cannes è comica – è tempo buttato…

        • …Aggrappiamoci al beneficio del dubbio evocato da Masciullo e speriamo che sia una buona Mostra, o perlomeno migliore di quella mediocre dello scorso anno. In attesa di tempi migliori e direttori più adatti al ruolo che Venezia compete e spetta di diritto nel novero dei grandi festival internazionali.

        • Tempo buttato è leggere quello che scrivi. Susciti solo tenerezza.

          • E allora perché continui a leggere troll?

            • Perché mi diverte. Il divertimento è per definizione inutile, quindi tempo buttato via. Ma non si può mica passare una vita a occuparsi soltanto di cose serie.

    • Amen. Certo che con simili pregiudizi, perché andarci? Almeno sulla matematica, però: il calo di presenze nel secondo mandato di Barbera c’è stato il primo anno (-8%) ampiamente recuperato nel secondo (+15%). Stabile l’anno scorso. I conti a questo giro si faranno il 12 settembre. Quanto allo sguardo di Barbera non lo so, non lo conosco, ma sono stato a Venezia gli 8 anni di Muller e l’anno scorso, e la Mostra 2014 è tra le migliori che io ricordi. Ciao.

    • Neanche io conosco Barbera e sinceramente non nutro alcun pregiudizio nei suoi confronti. L’ho sempre stimato come critico e come direttore di festival e penso che a Torino e nel primo mandato veneziano abbia fatto cose egregie. Quando parlo di sguardo mi riferisco ai suoi programmi e alla sua linea editoriale. Mirko rispetto la tua opinione anche se non la condivido: come si può dire che la Mostra dell’anno scorso sia tra le migliori che ricordi?

    • Un esempio su tutti: Venezia 2004. Tra gli altri c’erano: The Manchurian Candidate, Il quinto impero, The Terminal, Collateral, Come inguaiammo il cinema italiano, Ferro 3, The World, Il castello errante di Howl, Café Lumiere, Terra promessa, Rois et reine, Man of Fire, Donnie Darko Director’s Cut, Three Extremes, Izo, Vital, Mysterious Skin. Heimat 3. Il divario con le edizioni di Barbera mi pare abissale.

    • Per non parlare di Venezia 2007: Redacted, L’assassinio di Jesse James, Nella valle di Elah, Io non sono qui, Cous Cous, Il treno per Darjeeling, The Sun Also Rises, Help Me Eros, Sukiyaki Western Django, Gli amori di Astrea e Celadon, Mad Detective, Glory to the Filmaker, Cristoforo Colombo – L’enigma, L’innocenza del peccato, Cleopatra, Rec, Death in the Land of Encantos, Il passaggio della linea, Wuyong, Man From Plains….

      • Siete ridicoli, irrilevanti, finiti. Peggio dei coloristi dei quotidiani travestiti da critici. Almeno i gossippari sono onesti nel frignare quando non vedono le star in passerella. Voi ostentate una competenza che non avete per nobilitare la vostra bile. La selezione di Venezia è criticata solo in Italia e solo da quelli come voi. All’estero (a partire dagli Stati Uniti e dal Regno Unito) piace. Roma è la vostra casa naturale, dove chi campa di cinema si parla addosso da una vita. Restateci.

        • Fatti un favore e vatti a fare una bella doccia gelata. Il sole ti sta dando alla testa

    • Da come te la prendi corvetto non mi pare proprio ti stia divertendo, un altro po’ hai un travaso di bile. Ad ogni modo per me si può chiudere qui, anche perché leggendoti mi sovviene la massima di Artur Bloch:

      Mai parlare con un cretino. La gente potrebbe non riconoscere la differenza.

      Parole sante. Passo e chiudo. Buona mangiata di fegato.

      • Sì, passo e chiudo. Tornerò a commentare il vostro bilancio di fine festival, dove spiegherete ai vostri quattro lettori che l’edizione è stata un disastro, i biglietti sono crollati e i film hanno fatto schifo. Quanto al fegato, pensa a quello che vi siete mangiati in redazione quando Birdman ha vinto l’Oscar. Immaginare le vostre facce in quel preciso momento, mentre Sean Penn annuncia il premio, rischiara sempre anche le mie giornate più cupe.

    • Ormai sei solo patetico. Con tutte le sciocchezze che hai scritto in questi due giorni si potrebbe scrivere un libro di barzellette.Ti do’ una brutta notizia: in Italia le selezioni di Barbera sono apprezzate solo dai coloristi di cui parli tu e da riviste come Cineforum, La rivista del Cinematografo e Filmtv, tutti in palese conflitto di interessi. Molti altri invece stanno zitti perché hanno paura di compromettersi, ma poi in privato ne dicono di tutti i colori.

      • I coloristi l’anno scorso si lamentavano della scelta di Desplat come Presidente di Giuria. Molti ignoravano proprio chi fosse, volevano un nome più glamour. Gli stessi che quest’anno hanno storto il naso di fronte alla migliore giuria degli ultimi 10 anni. Ma te lo ripeto, cento volte meglio loro di quelli come te, che ancora coltivano sogni autoriali e si compiacciono di stroncare opere altrui che non capiscono. È più onesto giudicare per soldi che per darsi un tono.

        • ahahahahahahahaha sogni autoriali? Ma di cosa parli? Guarda che io un lavoro ce l’ho e mi piace pure. E non mi sono mai compiaciuto di una stroncatura. Mai. Adesso tornatene pure dalla tua cricca. Saranno fieri di te. Adios.

    • Dalle tue reazioni mi viene da pensare che tu faccia parte o del comitato di selezione o della redazione di una delle riviste citate. Non mi stupirebbe per niente. In Italia l’indipendenza critica è un miraggio. Sai com’è, tutti tengono famiglia…