Fiuggi Film Festival: I film in concorso – Parte II

Fiuggi Film Festival: la solitudine dell’uomo, schiacciato nell’ingranaggio della giustizia, è il fil rouge che attraversa silenziosamente gli ultimi tre film in concorso

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La solitudine dell’uomo, schiacciato nell’ingranaggio della giustizia, è il fil rouge che attraversa silenziosamente gli ultimi tre film in concorso, che denunciano un sistema di legge, ottuso e condizionato dall’opinione pubblica, che non si sofferma ad analizzare i singoli casi umani e giudica con superficialità. Dearest di Peter Chan raggiunge picchi di drammaticità mai toccati prima d’ora nella narrazione di un caso giudiziario singolare, in cui due madri si contendono il piccolo Pengpeng, sottratto a tre anni dalla sua famiglia d’origine e cresciuto nelle campagne da una donna che lo ama come se fosse suo figlio. Il punto di vista si scinde tra le due famiglie affamate d’amore, costrette ad affidare il destino dei loro figli a una legge salomonica, apparentemente imparziale, che si attiene più al codice che ai sentimenti. lucia-de-b-267Chan è potente, e mette in scena la sofferenza al suo stato più puro, senza mai cedere alla tentazione del melodramma, così come fa Paula Van Der Oest con il suo Accused, che racconta uno dei casi giudiziari più dibattuto nei Paesi Bassi: la storia singolare di Lucia de B, un’infermiera condannata all’ergastolo con la scusa di aver ucciso diversi anziani e neonati affidati alle sue cure. Lucia vive il suo dolore con dignità, e porta avanti la sua battaglia legale contro un’accusa infondata senza lasciarsi influenzare dagli orientamenti dell’opinione pubblica, che alternativamente la santifica e la condanna al rogo, corrompendo anche le decisioni dei sedicenti rappresentanti della legge.

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La giustizia degli uomini trova la sua antitesi nella legge anche in The Verdict, il legal di Jan Verheyen, che si interroga sul crimine, ponendo sul piatto della bilancia l’omicidio a sangue freddo della moglie e della figlia di Luc Segers e la sua vendetta personale verso lo squilibrato che gli ha rovinato la vita. Quanto pesa sulla coscienza la morte di un uomo, giusta o ingiusta che sia? Chi ha il diritto di sostituirsi a Dio nel giudizio della azioni umane? Verheyen sospende il giudizio e si limita a raccontare i fatti con una lucidità stupefacente, mostrando la nudità dell’uomo al cospetto della legge e di Dio, la sua anima oscura e la speranza di redenzione.

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