Striplife, Gaza in a day, di Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli, Alberto Mussolini e Nicola Grignani

Se Striplife è, letteralmente, vita strappata, il film dei cinque registi già passato al Festival di Torino e poi al Festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano, è perfettamente coerente con le intenzioni. Il senso finale dell’operazione e l’eco visiva che rimanda, ci mostra, in effetti, i pezzi di vita normale strappata nella striscia di Gaza dove la normalità non è sempre di casa.

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In questi anni abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di film che hanno raccontato i Territori occupati sullo sfondo della guerra, del combattimento e dell’intifada, nel rispetto di una regola non scritta che sembra imporre che da questi posti non sia possibile ottenere altre immagini se non quelle di una guerra magari silenziosa, quasi che dentro i quartieri di Gaza non ci sia spazio per una quotidianità comune. La normalità sembrerebbe essere solo quella bellica.

Scaffidi, Testagrossa, Zambelli, Mussolini e Grignani sono riusciti a dimostrare il contrario, rompendo ogni inverso tabù mediatico. Affidandosi alla leggerezza del digitale, strumento indispensabile, e alla disponibilità degli abitanti, hanno realizzato un lavoro che nel ricercato equilibrio tra fiction e non fiction sembra volere affidare, esclusivamente alle immagini ogni effetto narrativo, ogni comunicazione possibile isolata nel racconto. Diventano questi i punti di forza del film che racconta di un giorno di vita nella contesa striscia di terra affacciata sul mare, teatro di difficile convivenza tra due popoli. Le immagini dei cinque autori scendono nel particolare offrendoci una inattesa quotidianità filtrata da una leggerezza narrativa che vede la complicità degli abitanti. E quindi, forse per la prima volta, le immagini di questi luoghi di guerra diventano nuove quando ci portano dentro al rap segreto, vietato dalle leggi dei Territori, quando ci raccontano di giovani atleti/acrobati che usano le macerie della città come palestra per le loro acrobazie o di Moemen il fotografo mutilato delle gambe nel bombardamento che continua a documentare la vita con le sue fotografie o, ancora della difficile ricostruzione di una squadra di calcio. È la vita dentro Gaza, è la vita che non abbiamo ancora visto, è la vita che si riproduce dentro i fondali della guerra, è la vita che forse i nostri occhi stanchi non riescono più a percepire dentro un’incessante sgradevole musica di guerra. È la vita senza soldati, senza fucili, senza pietre che volano. È questo il merito di Striplife, Gaza in a day ed è questo un riconoscimento che va tributato ai cinque autori. Raccontare l’insolito rendendolo quotidiano, attraverso una pregevole ricerca visiva che dimostra, ancora una volta, la necessaria centralità delle idee.

Tutto comincia con centinaia di mante spiaggiate sul litorale della città. È straordinario pensare che erano state pescate e che invece sui media passò la notizia di un evento naturale di eccezionale portata accaduto sulla striscia di Gaza. Ma era solo e ancora una volta, la normalità della vita.



Regia: Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli, Alberto Mussolini e Nicola Grignani

Origine: Italia/Palestina, 2013

Distribuzione: Lab80

Durata: 64’

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