The Divergent Series: Insurgent, di Robert Schwentke

Nella Chicago del futuro, dove l’appartenenza ad una delle cinque classi sociali è determinata da un test attitudinale, essere divergenti (non ascrivibili ad una sola categoria) è visto come la più grande delle minacce. Insurgent,  secondo capitolo della saga di Divergent, riprende proprio da dove si era interrotto il primo film. La giovane divergente Tris è in fuga dalla malvagia Jeanine. aiutata da Quattro, si è lasciata alle spalle l’uccisione dei genitori e dell’amico Will ed è pronta a far partire l’insurrezione che minerà le fondamenta della società.

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Pochi convenevoli, qualche flashback qua e la per non far sentire spaesato nessuno, e subito azione. Il regista Robert Schwentke sa di non aver tempo da perdere, la posta in gioco è veramente alta: Insurgent si pone l’ambizioso obiettivo di ridurre in macerie il fittizio ordine post-apocalittico, per spingersi oltre il termine, al di là il limite/muro della città con-fine.

Ma la propulsione distruttiva è un mero inganno, la violenza è solo simulazione (digitale). Il collasso della società, costruita sull’eliminazione dell’individualità a favore di razionali macro categorie in grado di inscatolare la personalità, è solo un margine estetico utilizzato per camuffare gli innocui binari su cui si muove Insurgent. Il nucleo narrativo, ancor prima che nella formazione di Tris e nel suo passaggio all’età adulta, ovvero nella capacità di abbandonare i fantasmi dei propri genitori, risiede nell’adolescenziale storia d’amore con l’intrepido Quattro. Ma questo è l’intento dichiarato del film, il cuore pensato per il suo target di riferimento.
Poco importa allora che ogni sparatoria ed inseguimento si risolvano in una prova d’amore o in uno stucchevole dialogo sentimentale. No, ciò affatica è la mancanza di un tratto distintivo, di una necessità esplicita dietro a questa insurrezione lunga due ore. Si ritorna allora alla dichiarazione di intenti iniziale, a quella seconda apocalisse di cui Tris diventerà portavoce: è tutto finto. Per quanto i palazzi possano sgretolarsi in un tripudio di computer grafica, Insurgent è l’ennesimo secondo capitolo di una trilogia divisa in quattro parti. Tutto è studiato a tavolino e già predeterminato, rendendo nulla la percezione del pericolo.

 

E l’audacia di un film che vuole allargare lo sguardo di un pubblico giovane, distruggendo ogni limite possibile (per ritornare al Limitless di Neil Burger, regista del primo episodio), si risolve nell’incapacità di mostrare il sangue. Robert Schwentke non si assume nessuna responsabilità e affida al fuori campo qualsiasi deviazione da una “comoda” visione. Una scelta più che un’imposizione, ma non tale da divenire un carattere stilistico: semplicemente indice di una superficialità disarmante. La rivoluzione è vecchia e stantia ed ha i grotteschi connotati di un Matrix immaginato durante il Codice Hays, immerso in un futuro distopico che non incute alcun timore, portavoce di un amore senza alcuna passione.

 

Titolo Originale: Id.
Regia: Robert Schwentke
Interpreti: Shailene Woodley, Theo James, Naomi Watts, Kate Winslet,
Origine: USA, 2015
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 119′

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