#Venezia72 – Island City, di Ruchika Oberoi (Giornate degli Autori)

Delicato ma non incisivo, il trittico di storie tragicomiche che compone Island City, film d’esordio della regista indiana Ruchika Oberoi, rimane un’occasione mancata.

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Più che legati da elementi narrativi, gli episodi che vanno a comporre il trittico di Island City, esordio alla regia della regista Ruchika Oberoi, hanno in comune un protagonista che, suo malgrado, è costretto a uscire fuori dalle traiettorie di una vita ormai segnata dal volere altrui. Sono piccole storie di rivalsa personale, dove però a ogni azione eversiva corrisponde una conseguenza a volte fatali.

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Peccato che la mano della regista non sia così decisa da conferire al film intero un aspetto omogeneo che si possa considerare pienamente riuscito. Benché presi singolarmente i tre episodi siano di pregevole fattura, i lievi cambi di registro non sono abbastanza bruschi da spiazzare lo spettatore, né così minimi da renderli omogenei. Tutti conservano un’ironia di fondo molto delicata, forse fin troppo. In molte occasioni, specie nei primi due episodi, l’andamento sembra scivolare verso il grottesco, senza però raggiungerlo. La Oberoi invece non sembra avere il coraggio o l’intenzione di scavare più a fondo nei suoi personaggi, e finisce con l’offrire una soluzione azzeccata ma troppo diluita nel tempo. Peccato, perché vi erano i presupposti per un piccolo concentrato di umorismo nero avente in Mumbai il suo centro scatenante, ma né i personaggi né la città stessa emergono da storie rese prevedibili da una cattiva  gestione delle loro potenzialità. E sembra ancor di più un’occasione perduta se consideriamo come la confezione del film sia molto curata, in particolare l’eccellente e variegata fotografia di Sylvester Fonseca  e l’interpretazione dei tre attori principali – un quasi keatoniano Vinay Pathak e le due interpreti Amruta Subhash e Tannishtha Chatterjee.

 

Ciò che manca, oltre a una più incisiva scrittura, è soprattutto un montaggio in grado di snellire un andamento alla lunga troppo ripetitivo. Island City rimane quindi un colpo a vuoto, un film leggero ma tutto sommato inoffensivo, che non affonda davvero dove dovrebbe.

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