#Venezia72 – Orson Welles, Shakespeare e i frammenti di Il mercante di Venezia

La preapertura del festival di ieri sera nel segno del grande cineasta statunitense. Con i frammenti rimasti di I mercante di Venezia con la partitura inedita composta dal maestro Lavagnino

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Nel segno di Orson Welles. In occasione del centenario della nascita (era nato il 6 maggio 1915) e del trentennale della scomparsa (10 ottobre 1985). La preapertura del 72°Festival di Venezia lo ha celebrato ieri sera in sala Darsena con i frammenti del suo ultimo film shakesperiano, Il mercante di Venezia, realizzato nel 1969 e dell’Otello del 1952 in una versione più lunga di 6 minuti. La serata si è aperta con l’esecuzione dal vivo, a cura dell’Orchestra Classica d Alessandria diretta dal Maestro Roberto Granata, proprio della partitura inedita di Il mercante di Venezia di Angelo Francesco Lavagnino, che aveva già composto la colonna sonora di Otello e Falstaff (1966).

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orson welles sul set di il mercante di veneziaIl ‘mercante’ di Welles non ha visto mai la luce. “Non ne parlo mai – ha detto il regista in un’intervista di Bill Krohn del 1982 – perché parlare di film invisibili è una sorta di lutto.”. Girato tra Venezia, Asolo e Trogir sulla costa dalmata, il film doveva essere realizzato per la tv statunitense CBS che però ad un certo punto aveva smesso di finanziarlo per realizzare uno speciale solo sul regista. Welles così aveva cercato di terminarlo con le sue risorse. Nell’intervista già citata di Krohn, il cineasta aveva anche detto che il negativo era stato rubato mentre secondo altre fonti si era perso un rullo del sonoro dopo una proiezione privata in anteprima a Roma. I frammenti sopravvissuti si trovano presso gli archivi di Cinemazero nella Cineteca del Friuli, la Cinémathèque Française, il Film-museum di Monaco di Baviera e la Cineteca di Bologna. Dell’audio sono rimaste solo alcune parti da cui però è impossibile ricostruire come Welles voleva finire il film.

orson welles shylockDei film non finiti, perduti, in parte ritrovati restano solamente i rimpianti. E i 35 minuti di Il mercante di Venezia li accrescono. Non solo per quell’uso del colore quasi pastellato dove c’era già la densità della personale visione della materia figurativa shakesperiana. Ma proprio per come Il mercante prende forma. Parte da Welles in gondola per Venezia e poi si assiste alla sua mutazione in Shylock. Quindi da una parte è già un squarcio di documentario su lavoro dell’attore, sulla sua trasfomazione fisica e mentale nel personaggio. Poi resta la sua ombra sommessa. Il gigantismo di Kane di Quarto potere resta anche nei movimenti di Shylock per Venezia che sembra attraversata più dalla sua ombra che dal suo corpo. E in più le tracce di un melodramma, con gli sguardi tra Shylock e la figlia Jessica che sta organizzando la fuga con il cristiano Lorenzo portandosi via tutti i soldi. Separati. Tra le finestre. Una fuga in atto come se fosse un noir. È il ‘600 ma potrebbe anche essere una contemporanea ‘strada a doppia corsia’.

Non è possibile vederlo tutto Il mercante di Venezia. Ma forse è possibile immaginarselo. Sicuramente non come Welles lo avrebbe voluto. Ma con dentro quella veemenza del suo cinema che ha trasformato e ribaltato Shakespeare al cinema. Con una fedeltà tutta soggettiva.

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