#Venezia72 – Sue Brooks e Radha Mitchell parlano di Looking for Grace

La regista e l’attrice australiana parlano del film, il secondo in concorso di questa edizione del festival. Con loro c’è stata anche la giovanissima Odessa Young nei panni di Grace

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Erano 15 anni che una regista australiana non era in concorso a Venezia. L’ultima volta c’era stata Clara Law con La dea del ’67. Oggi la regista Sue Brooks (tra i suoi film anche Japanese Story, a Cannes nel 2003 in Un certain regard) e le protagoniste Radha Mitchell e Odessa Young hanno parlato del secondo film passato in competizione a Venezia, Looking for Grace. Il film vede protagonista una sedicenne, Grace (interpretata da Odessa Young) che scappa di casa assieme a un’amica per andare a vedere un concerto. I genitori Dan (Richard Roxburgh, tra i protagonisti di Mission: Impossible II e Moulin rouge!) e Denise (Radha Mitchell) si mettono in viaggio per ritrovarla con l’aiuto di un anziano detective in pensione.

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Japanese story 2003 real : Sue Brooks COLLECTION CHRISTOPHELRadha Mitchell è stata subito attratta dal progetto: “Devo confessare che inizialmente era stata scelta un’altra attrice ed io sono entrata nel film due settimane prima dell’inizio delle riprese. Del film mi hanno colpito la poesia e il ritmo e poi sono partita alla ricerca del mio personaggio”. Odessa Young invece è stata scelta dopo due audizioni: “Si, e abbiamo provato una scena che non era scritta nella sceneggiatura. Sono però molto diversa da Grace”.

Il paesaggio in Looking for Grace riveste un’importanza fondamentale. “Sono una ragazza di campagna – ha detto Sue Brooks – sono nata in queste terre e mi sento a casa. Quindi è naturale che il paesaggio influenzi il mio lavoro. Inoltre amo il modo in cui viene rappresentato sulla pellicola”. Sul cinema on the road e sul modo di rappresentare i conflitti familiari, la regista cita alcuni dei suoi modelli: “Tra i primi nomi che mi vengono in mente ci sono George Miller e Clara Law. Poi però penso anche a Priscilla, la regina del deserto di Stephan Elliott e soprattutto mi viene in mente un fim di Nicolas Roeg del 1971, Walkabout (uscito in Italia col titolo L’inizio del cammino) nel modo in cui fa riferimento alla cultura indigena. I road-movie per me sono molto importanti. Noi australiani infatti amiamo perderci e ritrovarci”.

radha mitchell e richard roxburgh in looking for graceCi sono anche degli elementi presi dalla vita reale: “Molte cose della mia vita ed altre che ho rubato da quella dei miei amici”. E poi si sofferma sulla vicinanza con i suoi personaggi: “Li amo tutti proprio perché hanno dei difetti. Tutti noi commettiamo degli errori, soprattutto nei rapporti affettivi”. E su questo punto interviene anche Radha Mitchell: “Noi australiani siamo delle persone riservate rispetto, per esempio, agli italiani che sono più espansivi. Però anche noi facciamo trapelare le nostre emozioni”. Poi l’attrice fa la differenza tra il clima che si respirava sul set di Looking for Grace e alcuni film d’azione statunitensi, come, per esempio, Man on Fire e Attacco al potere: “Lì ovviamente c’era un’energia diversa. Però qui mi sentivo più al sicuro”. C’è un momento particolare in cui si comprende la futilità della vita: “Si tratta della scena in cui Denis scopre l’infedeltà del marito”. Ed è quindi il tema del destino uno degli elementi che ha affascinato la regista: “La progettazione razionale si contrappone spesso al caos. Non sappiamo a cosa andiamo incontro o cosa stiamo costruendo. Ma andiamo avanti ed  per questo che il destino ha la sua fascinazione”.

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