#Venezia72 – Underground Fragrance, di Pengfei

Pur non perfetto, Underground Fragrance promette lo sguardo di un autore che, se adeguatamente distaccato dai suoi punti di riferimento, potrebbe riservare molte sorprese. Alle Giornate degli autori

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Sbattere la testa contro il soffitto basso, palpebre incollate, le dita che scorrono sui muri marci, tappezzati di cartone e grondanti d’acqua. Si esce dal sottosuolo solo per distruggere ciò che c’è fuori. Yong Le perde temporaneamente la vista, ma ognuno dei personaggi che danno vita al film procede a tentoni in una realtà incomprensibile. E come a seguire questo andamento alla cieca, anche la regia si lascia trasportare dai suoi protagonisti, immersi in un flusso spezzato che arriva quasi incomprensibile.

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Pengfei è stato assistente alla regia di Tsai Ming-liang, influenza evidente nelle dinamiche tra i due protagonisti. Ma se i personaggi di Tsai si cercano disperatamente senza mai trovarsi del tutto, in Underground Fragrance la cecità di Yong Le genera la presenza in assenza di Xiao Yun, un corpo i cui movimenti fendono l’aria ma non generano contatto. Benché nella stessa stanza, tra i due c’è il vuoto. Ma Xiao Yun sembra sempre assente, durante il suo lavoro di rappresentatrice di vendite, dove rimane a fissare le pareti sventrate di una casa in costruzione, o durante il suo lavoro notturno come showgirl in un nightclub, con occhi vuoti e nessuna forza nei movimenti. L’assenza dei personaggi è insita nel loro essere immigrati, invisibili, costretti a vivere sottoterra, a respirare muffa e rischiare la morte ad ogni allagamento. Ma questo vuoto si fa tangibile solo dopo la separazione: riacquistata la vista, la mano di Yong Le accarezza il nulla, lo spazio assente lasciato da Xiao Yun quasi palpabile.

Nel cercare di ampliare in qualche modo il respiro del film, il regista inserisce anche la storia di Jin, un altro uomo che cerca di sopravvivere alla povertà in ogni modo, ma questa sottotrama non funziona del tutto in un film che, data anche la sua esigua durata, avrebbe forse giovato di un maggior approfondimento sui due protagonisti. Nonostante una messa in scena di straordinaria efficacia, a tratti deformata e costantemente addosso ai protagonisti e una fotografia umida e soffocante, quasi incollata alla loro pelle, il film non raggiunge del tutto quelle tattilità, avvertibile chiaramente invece in Tsai, necessaria a trasformare lo spunto iniziale in un’esperienza che vada aldilà delle immagini, . Ma non è il caso di fare paragoni del genere: sebbene non perfetto, Underground Fragrance promette lo sguardo di un autore che, se adeguatamente distaccato dai suoi punti di riferimento, potrebbe riservare molte sorprese. Un distacco che forse già si avverte sul finale del film: se Tsai ci ha abituato ai suoi struggenti finali dove il personaggio è letteralmente isolato dal mondo, qui Yong Le è immerso, quasi soffocato dalla folla di Beijing, nella sua inutile ricerca di un profumo che svanirà presto, perso in un altro labirinto a cielo aperto.

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