#RomaFF10 – Il vero e il verosimile. Incontro con Paolo Sorrentino

Il regista protagonista dell’incontro di oggi in Sala Sinopoli ha scelto cinque suoi film preferiti di cui non parla mai. E tra i titoli più sorprendenti c’è Mars Attacks! di Tim Burton

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Firma autografi e fa i selfie con il pubblico che lo attende prima dell’incontro di stasera. Ieri Jude Law. Oggi Paolo Sorrentino. Sempre nel segno della miniserie tv che il regista sta girando con l’attore britannico, The Young Pope. E il cineasta napoletano rigira subito i complimenti ricevuti ieri dal suo protagonista. “Ho pensato a un attore giovane, bello e portentoso. Tutti e tre i requisiti che ha Jude Law. Raramente ho conosciuto un interprete così, senza difetti”. E sul suo ultimo lavoro rivela appena che “il mio Papa è completamente inventato. Non c’è stato mai uno così”. Poi parla del primo film che ha visto: “E’ straziante con un bambino biondo con il caschetto. Il titolo? Non me lo ricordo. Ah sì, Incompreso“. E poi accenna alla sua passione per l’accoppiata Bud Spencer-Terence Hill quando era bambino.

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Per l’appuntamento di questa sera in Sala Sinopoli, Paolo Sorrentino ha scelto 5 sequenze. Per certi aspetti sorprendenti. Sia per i titoli, sia per le scene. Tutti molto amati da Sentieri Selvaggi. E premette: “Ho scelto pellicole di cui non parlo mai. Anche perché tirano spesso in ballo Fellini”

tempesta di ghiaccioParte dalla parte finale di Tempesta di ghiaccio (1997) di Ang Lee. Tra la morte e la vita. “Mi ha insegnato molto sulla sceneggiatura. E’ un film sulla famiglia, delle sue bellezze e dei suoi pericoli, quella tipologia che mi colpisce sempre come spettatore. Riesce a coniugare il bello con il vero”. Poi parla del regista taiwanese: “E’ una persona timidissima. Dietro a un film come La tigre e il dragone sembra che ci sia un urlatore, invece è solo un uomo in pantofole”.

Passa poi a La notte (1961) di Michelangelo Antonioni: “Lui, Fellini e Bertolucci sono tra i registi più determinanti. Ed è sorprendente che siano tutti e tre italiani. Poi Antonioni è uno dei pochissimi cineasti capaci di far funzionare jazz e cinema. Inoltre qui si racconta in maniera tragica di come è disagevole stare al mondo”. Poi aggiunge: “Perché ho scelto questo titolo? Intanto l’ho visto (ride). Per me questo e Professione: reporter sono i suoi film più importanti”.

Il terzo passaggio è Era mio padre (2002) di Sam Mendes. Curiosamente, lo stesso scelto da Jude Law ieri. Ma la scena è diversa. Qui Sorrentino sceglie il frammento in cui Tom Hanks spara a Paul Newman: “Non c’è suono, né della pioggia, né degli spari. E’ una scena vera con l’artificio. E spiega esattamente che cos’è il cinema. Si vede infatti come si recita, cosa si deve dire (c’è una sola battuta) e soprattutto come si crea un’etica. Bisognerebbe farla vedere agli studenti di qualunque scuola di cinema. Potrebbero già saltare tre anni di corso. Il vero è noioso, il verosimile è quello che inventa“.

Fondamentale è poi Una storia vera (1999) di David Lynch. Qui la scena è quella dell’anziano protagonista che parla con la giovane ragazza incinta: “C’è la notte, il fuoco e una ragazzina. Elementi che insieme possono mettere paura e invece qui sono rassicuranti. Qui si capisce che è un genio”.

mars attacksL’ultima clip è quella più sorprendente: Mars Attacks! (1996) di Tim Burton. Il momento è quello in cui il portavoce della Casa Bianca, interpretato da Martin Short, fa entrare nella residenza presidenziale un’aliena pensando che si tratti di una normale donna da rimorchiare: “Qui l’erotismo, molto altro, lo crea l’imperturbabilità dell’aliena. Poi mi ha colpito la spavalderia di Martin Short che è quella tipica degli uomini bassi. Mi piacerebbe un giorno chiedere a Tim Burton come è riuscito a far muovere la donna in qulla maniera. Del regista i piace molto anche Edward mani di forbice ma lì il livello di artificio supera la soglia”. Infine Sorrentino vuol ricordare un aneddoto: “Jack Nicholson, dopo aver letto la sceneggiatura, aveva detto che voleva interpretare tutti i personaggi. Alla fine ne fa due”.

la fortuna di paolo sorrentinoIl Direttore artistico Antonio Monda ha infine scelto la sua scena preferita del cinema del regista. E’ quella di Il divo (2008) con Andreotti che cammina su Via del Corso seguito a distanza dalle sue guardie del corpo e poi si ferma a leggere una scritta sul muro contro lui e Craxi”. “Questa scena è verosimile. Avevo chiesto ad Andreotti delle informazioni su cme si spostava e mi aveva raccontato delle cose diverse. Ma non mi interessavano”.

Prima della chiusura dell’incontro viene mostrato il corto di 8 minuti, La fortuna, che fa parte del collettivo Rio, I Love You. Una ricca ex modella annoiata interpretata da Emily Mortimer vive in una lussuosa villa con il suo vecchio compagno diabetico che si trova su una sedia a rotelle. “Viene rovesciata la situazione tipica – conclude il regista – perché qui si tratta di un uomo anziano che vuole far fuori la donna più giovane”.

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