“A Natale mi sposo”, di Paolo Costella

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Quarta uscita da single per Massimo Boldi, che decide stavolta di rinverdire la più classica delle formule à la Vacanze di Natale, chiudendo il suo nugolo di personaggi in una bella baita a Saint Moritz su paesaggio totalmente imbiancato. Il cinepane(e)boldi non sembra però riuscire ancora a trovare una formula, e il suo fallimento inevitabile inchioda i detrattori dei fautori di questo cinema alla verità dimostrata che questi film bisogna saperli fare

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ceccherini boldi salvi a natale mi sposoA Natale mi sposto è la formula che Massimo Boldi tenta per la quarta volta cercando una fetta di mercato festaiolo per sé ogni fine anno, svirgolando dal confronto diretto del weekend natalizio (le altre tre, in caduta ripidissima: Olé, Matrimonio alle Bahamas, La fidanzata di papà). Il cinepane(e)boldi non sembra però riuscire ancora a trovare una formula, e il suo fallimento inevitabile inchioda i detrattori dei fautori di questo cinema alla verità dimostrata che questi film bisogna saperli fare. Se De Sica & Co. non finiscono sulla neve da un bel po’ di tempo, preferendo i caldi esotici o le metropoli di luminarie, Boldi decide stavolta di rinverdire la più classica delle formule à la Vacanze di Natale, chiudendo il suo nugolo di personaggi in una bella baita a Saint Moritz su paesaggio totalmente imbiancato.
Gli intrecci sono quelli di sempre, gli equivoci di stanze sbagliate e nascondigli improbabili pure, gli sketch decisamente riciclati (quello della respirazione bocca a bocca al porcellino d’india che si gonfia come un pallone è preso pari pari da Natale a Rio, per non parlare della majurana de majoranibus di Totò Baby…).
Come sempre accade in questo tipo di operazioni, è tutto dunque in mano agli attori. Boldi ha in mente oramai solo un target di famiglie con bambini che possano trovare divertenti le sue smorfie e i suoi capitomboli (finire imprigionato in un pupazzone di neve è forse una esplicitazione figurata del suo destino autoimposto), e così ogni qualvolta (e son parecchie) gli tocca fare i conti con l’ennesima sodomizzazione (succede anche quando è dentro la forma di pupazzo, al quale com’è noto va aggiunta una scopa come coda…) Costella deve risolvere la sequenza nel modo più veloce possibile. Salemme sembra più a suo agio in questi panni che a lavorare coi Vanzina, dove si percepiva invece in maniera tangibile che la sceneggiatura gli stava stretta. Enzo Salvi è l’unico a cui è concesso il turpiloquio.
Ceccherini gerontofilo è una bella intuizione (seppure mutuata dal Rob Schneider di Un weekend da bamboccioni), ma appare decisamente ridimensionata in fase di montaggio (così come il personaggio della Canalis, a cui tocca d’essere protagonista solo di un outtake sui titoli di coda). Le uniche davvero convinte del proprio personaggio sembrano allora essere Nancy Brilli (che però in questo ruolo di borgatara arricchita e volgare è stata anche lei inventata dai Vanzina), e la comica televisiva Teresa Mannino, in una parte con alcune potenzialità, la wedding planner che riprende e aggiorna il ruolo che nella commedia dell’arte era della servetta, pettegola organizzatrice di sotterfugi e macchinazioni per mandare avanti nelle apparenze la macchina spettacolare del ricevimento di matrimonio. Peccato che la sceneggiatura non la serva a dovere. Questi film bisogna saperli anche scrivere…

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Regia: Paolo Costella
Interpreti: Massimo Boldi, Nancy Brilli, Vincenzo Salemme, Massimo Ceccherini, Enzo Salvi, Elisabetta Canalis, Teresa Mannino
Distribuzione: Medusa
Durata: 90'

Origine: Italia, 2010
 

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