“A qualcuno piacerà. Storia e storie di Elio Pandolfi”, di Caterina Taricano e Claudio De Pasqualis

Pandolfi è l’archivio umano di una stagione irripetibile dell’intrattenimento italiano. Il doc, presentato a Locarno 68, oggi sarà proiettato al Teatro di Villa Torlonia di Roma

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Voce indelebile, entrata dagli impianti radiofonici e televisivi in tutti i salotti italiani dagli anni Cinquanta ai Settanta, Elio Pandolfi è l’archivio umano di una stagione irripetibile dell’intrattenimento cinematografico e teatrale del Belpaese.

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Amico di divi genuini come Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, col quale condivideva  tante passeggiate in lungo e in largo per le vie di Roma e il sogno dello Spettacolo, era un talento poliedrico stimato da Visconti e Fellini.

Ed è proprio avvolto in una stola rossa regalatagli dal buon Federico che Pandolfi confida all’amichevole telecamera della giornalista Caterina Taricano e dell’autore radiofonico Claudio De Pasqualis le proprie sterminate memorie, supportate da un accuratissimo catalogo video di grande valore storico e filologico.

Si parte dall’infanzia in una Roma non ancora città aperta, dove il piccolo Elio indossa anche la divisa da balilla, affascinato unicamente dall’aspetto performativo delle parate, all’entusiasmo del Dopoguerra, che lo avvicina definitivamente a quello che sarà il suo habitat naturale: il teatro, la rivista – scuola di formazione imprescindibile per tanti interpreti poi passati al grande schermo – passando anche per brillanti intuizioni cinematografiche, come dimostra il cortometraggio realizzato da solo, in cui interpreta i divertenti battibecchi di quattro monache all’interno di un chiostro, anticipando per molti versi certi video di Antonio Rezza.

Da grande affabulatore, Elio Pandolfi ci invita nel suo salotto per un tè in cui ci racconta la stagione milanese dei programmi radiofonici per la Rai, del doppiaggio cinematografico, fino ai tour teatrali e all’Opera, primo grande amore e giusta mèta per il suo talento.

Sorretta dal ricordo affettuoso e alla stima di tanti artisti, quella di A qualcuno piacerà è la cavalcata lungo gli anni del Boom letta attraverso la lente dello spettacolo, in cui questa generazione di istrionici talenti sembra dar corpo all’atavica attitudine italiana per la messa in scena, per il gesto che si fa stilizzazione.

Presentato nella kermesse locarnese nella sezione Histoires du Cinéma, questo ritratto sornione, dove all’incontenibile verve di Pandolfi, che ama perdersi in mille rivoli come in un romanzo digressivo alla Sterne, fa da contraltare il certosino e discreto lavoro di montaggio dei due autori, a cui spetta dare ordine a un fiume di ricordi, fa venir voglia di un lavoro sistematico sui personaggi rimasti, chissà perché, ai margini di una Storia che hanno contribuito a rendere grande.

 

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