"A Royal Weekend", di Roger Michell

A Royal Weekend

Sin da subito A Royal Weekend si presenta come una film schizofrenico, andando a svelare le sue debolezze e la frequente perdita di focalizzazione del regista. Solo con il ritratto di Bertie ed Elizabeth Michell sembra ritrovare una certa freschezza e chiarezza di intenti. Ma non basta per salvarlo.

 

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A Royal WeekendUn grande evento storico, la prima visita di reali inglesi in America, visto attraverso gli occhi di una testimone speciale e una storia d'amore atipica. Sin da subito A Royal Weekend si presenta come una film schizofrenico, andando a svelare le sue debolezze e la frequente perdita di focalizzazione del regista, il quale sembra non ritrovarsi tra i vari fili e personaggi della storia con uno sguardo appannato. Da una parte, l'idillio romantico, ma tormentato tra Franklin Delano Roosevelt e Daisy, sua cugina di quinto grado, una donna apparentemente scialba, ma che ben presto diventa fondamentale a casa Roosevelt anche da un punto di vista organizzativo. Dall'altra un pezzo di storia contemporanea visto con altri occhi, dall'interno, andando a mostrare ciò che ipoteticamente è avvenuto dietro le porte chiuse, nella segretezza della vita privata dei personaggi coinvolti, e che la stampa ha potuto cogliere solo dall'esterno.

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Paradossalmente, Michell si perde proprio nel primo caso, ben lontano dai risultati di un successo internazionale come Notting Hill o del precedente Il buongiorno del mattino, forse il suo film più riuscito, in cui il regista era in grado di rileggere con lucidità e freschezza i tropi della screwball comedy. Qua, invece, la storia d'amore rimane spesso in secondo piano, troppo legata alla narrazione soggettiva di Daisy, costantemente evidente nel pervasivo voice over, e mai realmente alla coppia. Quello di Daisy è uno sguardo da outsider, relegato ai confini, che guarda a FDR come uomo, ma molto più spesso come Presidente. La vena romantica allora si ibrida con il biopic, che alla fine fagocita il resto.

È, invece, su questo secondo versante che Michell sembra ritrovare una certa freschezza e chiarezza di intenti, soprattutto con le figure di Bertie ed Elizabeth, i reali inglesi colti in maniera insolita e a tratti dissacrante. Michell si prende gioco di loro tanto quanto gli americani si prendono gioco degli inglesi, li mostra in situazioni imbarazzanti (il saluto ai contadini del tutto ignorato), fortemente comiche (l'hot dog oggetto di contesa) – anche grazie all'efficace interpretazione di Samuel West e Olivia Colman – ma riesce proprio per questo a coglierne l'umanità, le loro insicurezze e paure alle soglie della Seconda Guerra Mondiale. Quello di Bertie ed Elizabeth è un ritratto convincente, lontano dalla grandezza storica, che trova il suo apice nel dialogo a tarda notte tra Bertie e Roosevelt, due uomini a confronto, spogliati dei loro ruoli, semplicemente loro stessi. Tuttavia, non basta questo a salvare il film, che perde il proprio orientamento non appena gli inglesi non sono in scena. Forse Michell avrebbe dovuto fare un film su di loro.


Titolo originale: Hyde Park on Hudson

Regia: Roger Michell

Interpreti: Bill Murray, Laura Linney, Olivia Colman, Samuel West, Elizabeth Marvel, Elizabeth Wilson, Eleanor Bron, Olivia Williams?

Origine: Gran Bretagna, 2012?

Distribuzione: BIM

Durata: 95'

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