“A Simple Life”, di Ann Hui

a simple life
Cinema di pancia e di cuore, e perciò inevitabilmente fisico, terribilmente concreto, nonostante la levità del suo stile trasparente. Davvero questa è una storia che arriva all’anima solo girando intorno ai corpi, i segni visibili, a fior di pelle, del vissuto. Ann Hui segue le trasformazioni, i passaggi di tempo. Eppure, quelli che incrociano il suo sguardo sono tutti corpi vivi, animati dalla profondità dei legami e dei sentimenti, che rimangono e si accrescono, a dispetto del venir meno delle forze

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a simple lifeLa storia, vera, del legame tra il produttore Roger Lee e Ah Tao, la donna di servizio che lo ha allevato sin da bambino. Un rapporto di amore profondo, fatto di riconoscenza, affetto, abitudine, dipendenza, che va aldilà di qualsiasi vincolo di sangue, di ogni desiderio o egoismo. Cinema che si muove piano, per non disturbare la sensibilità e i pensieri dei volti che sfiora. Ann Hui, la grande Signora della new wave di Hong Kong, fa propri i ricordi intimi e privati di un altro, per dar vita a una personalissima elegia sul tempo che passa, la vecchiaia, la malattia, il distacco, la nostalgia, l’affetto e la riconoscenza. Cinema di pancia e di cuore, e perciò inevitabilmente fisico, terribilmente concreto, nonostante la levità del suo stile trasparente. Davvero A Simple Life è una storia che arriva all’anima solo girando intorno ai corpi, i segni visibili, a fior di pelle, del vissuto. Ann Hui segue le trasformazioni, i passaggi di tempo: arti in disfacimento progressivo, cuori colpiti da infarto, volti stanchi ed emaciati, ‘pallidi’, rottami costretti su una sedia a rotelle o in un letto d’ospedale.

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Eppure, quelli che incrociano il suo sguardo sono tutti corpi vivi, animati dalla profondità dei legami e dei sentimenti, che rimangono e si accrescono, a dispetto del venir meno delle forze. L’energia vitale è un continuo prodursi e disperdersi. O forse, più esattamente, un fluire senza perdite, una trasmissione (di emozioni, di ricordi, di insegnamenti) dall’uno all’altro, tra gli spazi dell’amore. Ann Hui accarezza i corpi. Quelli dei due protagonisti. Un Andy Lau davvero gigantesco nel suo rimpicciolirsi e sottrarsi, nel dar vita all’ultima trasformazione del suo corpo mutante, capace di parlare e produrre senso sempre, attraverso un abito, un movimento, un taglio di capelli. E Deanie Yip, grande star che, dopo dieci di assenza dal grande schermo, decide di scommettere su un personaggio di quindici anni più anziano, e di accettare lo spettro della caduta. Un’interpretazione ma simple lifeozzafiato, tutta giocata proprio sul contrasto esterno/interno, vecchiaia/giovinezza. Ma anche gli altri corpi: quelli degli anziani della casa di riposo, veri vecchi da ospizio che si mescolano alle glorie del cinema che fu. E Ann Hui li accarezza tutti. basta un’inquadratura, un indugio, un silenzio per far intuire tutte le possibilità e i segreti di un vissuto. Quello della giovane caposala che passa il capodanno al lavoro e non risponde alle domande sulla sua famiglia, quello della donna costretta a stare in casa di cura per affrontare la dialisi. O quello del vecchio dongiovanni che esorcizza la fine, elemosinando 300 dollari per pagarsi un’ora d’amore.

 

A Simple Life è un viaggio attraverso il viale del tramonto, al cui termine si intravede il segreto della permanenza che attraversa  la memoria, tra Vivere di Kurosawa, Lola di Brillante Mendoza, La casa del sorriso di Ferreri. Ma è anche un ritratto del cinema hongkonghese, che viene raccontato con sguardo affettuoso e complice. Come fosse un’altra famiglia, calda, rassicurante e accogliente, al pari di quella vera, istituzionale. Una famiglia in cui ritroviamo Tsui Hark e Sammo Hung, disposti a metterci la faccia e a spendere la propria immagine pubblica. E Anthony Wong, come sempre incontenibile anche quando appare e scompare in un batter d’occhio. Ed è proprio il duo Wong e Lau a regalarci uno dei momenti più belli del film. Quello in cui Wong, nei panni del proprietario della casa di riposo, chiede al produttore di recitare in un action movie. E Roger gli risponde: “sei troppo vecchio per un action”. Wong è troppo vecchio per un action? Allora si può ancora giocare con i propri personaggi, sull’età che avanza, sulla parabola discendente. Le vere star invecchiano, ma senza prendersi troppo sul serio, si passano la palla. Ed è Ann Hui a dettare i ritmi di questo gioco, con quel suo modo di essere leggera, di muoversi con ironia e tenerezza anche nei territori del dolore e la morte. Come in quei fantastici momenti di intimità e complicità tra Roger e Ah Tao: le passeggiate, i pranzi al ristorante. Entra ed esce, tra il reale e la finzione, ma sempre per raccontarci la vita. La sua e la nostra paura d’invecchiare. Ma anche la dignità di chi sa che non tutto, forse nulla è perduto.

 

 

Titolo originale: Táo Jie
Regia: Ann Hui
Interpreti: Andy Lau, Deanie Ip, Wang Fuli, Qin Hailu, Paul Chiang, Leung Tin, Wendy Yu, Eman Lam, Elena Kong, Jason Chan, Hui So Ying, Anthony Wong, Chapman To, Lam Ka Tung
Origine: Hong Kong, 2011
Distribuzione: Tucker Film
Durata: 117'

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