Addio Adele Cambria, una femminista e scrittrice nel cinema di Pasolini

Si è spenta ieri a 84 anni una penna storica del femminismo, è stata Nannina Accattone, una serva in Teorema e se stessa in Comizi d’amore. Fellini le chiese “la musica della vagina”

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Si è spenta ieri a Roma a 84 anni Adele Cambria, penna storica del femminismo. Era nata a Reggio Calabria il 12 luglio 1931. E’ stata la Nannina di Accattone, una serva in Teorema e se stessa in Comizi d’amore. Fellini le chiese “la musica della vagina”. Firma de Il Mondo, Paese sera, L’Unità.

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A proposito della parentesi cinematografica Adele Cambria, penna “ribelle” del femminismo storico e per tre volte volto (volitivo) e corpo (minuto) davanti alla macchina da presa di Pasolini, rispondeva (ed è uno dei “tagli” di interviste rimasti inediti che pubblichiamo in esclusiva su Sentieri Selvaggi all’indomani della sua scomparsa): “E’ stato un periodo di relax. Pier Paolo mi telefonò: “vuoi fare la Nannina?”. E io: “Ma tu sei pazzo! Mi fai interpretare una disgraziata”… Fui Nannina”.

Per telefono anche la proposta di Federico Fellini per La città delle donne?: “Adelina, me le scrivi due paginette sulla musica della vagina?”. Ma è per il grande regista corsaro che la giornalista accetta di mettersi in discussione interpretando, dopo il personaggio “antifemminista” della Nannina di Accattonemoglie accondiscendente di un ladro – una serva in Teorema e, qualche anno prima, se stessa, tra le giornaliste intervistate per Comizi d’amore. Le altre sono Oriana Fallaci e Camilla Cederna, a cui la collegava l’impegno di donne in prima linea ma – diceva con orgoglio – “solo io ho avuto il coraggio di fare due figli…”.

adele cambria in accattoneEra, quello del viaggio pasoliniano sugli usi (e arretratezze) sessuali degli italiani, il lontano 1964. Oltre quarant’anni dopo, il femminismo restava una battaglia aperta: dalla nota “ipocrita” della legge sull’aborto (“Come si fa a fare una legge che consente l’aborto, se nell’articolo 1 c’è scritto “lo stato tutela la maternità?”) alle lotte contro l’infibulazione a Mogadiscio: “Ho visto un intervento delle fattucchiere di un villaggio su una bambina di sei anni, poi arrivata all’ospedale pediatrico col blocco renale. Al risveglio ho chiesto alla madre: adesso che torna al villaggio, lei la ricuce? “Certo, perché se no mia figlia sarà costretta a fare la puttana perché nessun uomo la sposerà”.

Ma è ancora grazie al cinema che Adele – nella natia Reggio Calabria per la presentazione di

Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi – rivive i suoi ricordi di femminismo: “soprattutto l’8 marzo del 1972 a Campo dei fiori, il primo vero 8 marzo femminista di cui non sarebbe rimasta traccia se non fosse stato per Alberto Grifi, un maschio, che continuò a filmare anche dopo che Jane Fonda (tra le manifestanti) era andata via portandosi dietro il codazzo dei teleoperatori…”.

Pure a Reggio, sulle barricate per il capoluogo, inizia l’amicizia con Adriano Sofri. Al punto da finire sotto processo per un pezzo non suo e non firmato sull’omicidio Calabresi, uscito su Lotta Continua di cui era direttrice responsabile.

Nel 2010 il suo testamento professionale, Nove dimissioni e mezzo, le guerre quotidiane di una giornalista ribelle, edito da Donzelli. Lì, a proposito di Liz Taylor e Brigitte Bardot, scriveva: “sono piuttosto visioni che non vorrei turbare rimuovendo la polvere delle cronache mondane di stagioni remote…”. Una prudenza insolita per una giornalista che sentiva ancora il gusto dell’ “adrenalina della notizia”. E che diventa quasi un “consiglio d’uso” nei confronti di quel che resta di lei all’indomani della sua scomparsa: materia viva di una donna a cui piaceva raccontare le donne, e l’Italia, senza trascurare le “polveri” (delle barricate, del passato e del mito). Perché l’importante, alla fine di un articolo, un libro o di una vita – scriveva con bella profezia in Nove dimissioni e mezzo – è “lasciarsi alle spalle delle belle rovine”. Promessa mantenuta.

ADELE CAMBRIA INTERVISTATA DA PASOLINI ASSIEME A ORIANA FALLACI E CAMILLA CEDERNA IN COMIZI D’AMORE

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