Al di là della vita, di Martin Scorsese

Un racconto già nostalgico su Hell’s Kitchen prima di Rudolph Giuliani. Il cinema di Scorsese stava perdendo le mean streets che lo avevano ispirato fino ad allora. Giovedì 6, ore 5.00, Rai Movie

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La carriera di Martin Scorsese è sempre stata investita dalla necessità della catalogazione che il critico ha cercato di imporre sui suoi nostalgici kolossal hollywoodiani e sulle sue epopee di mafia. La divisione in periodi è resa complicata dal fatto che spesso i suoi film sono tutte queste cose insieme e a volte restano una storia di quartiere. Un regista che ha iniziato con uno stile quasi diaristico è arrivato a gestire dei budget enormi e ha fuorviato le aspettative anche all’interno di collaborazioni storiche come quelle con Robert De Niro e con Leonardo Di Caprio.

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gif critica

Bringing Out the Dead è ancora più difficile da collocare perché forse ha offerto l’ultima versione indipendente del regista prima di una serie di titoli che puntavano per grandezza a colmare il vuoto professionale dell’Oscar. In effetti, la presenza di Paul Schrader alla sceneggiatura e il carattere tipicamente notturno del lavoro del protagonista sembrano far pensare automaticamente ad un aggiornamento di Taxi Driver. Tuttavia, una certa dose di umorismo nero che accompagna il ritratto di un uomo che non può fuggire ai suoi rimorsi e alle sue ossessioni dentro lo spazio limitato di un incrocio di strade richiamano subito alla mente After Hours.

al di là della vita nicolas cageLa voce over e le riflessioni dell’eroe sul carattere salvifico e maledetto del suo mestiere di paramedico fanno pensare a quella paura cristologica che non ha mai abbandonato Martin Scorsese sin dai tempi di Mean Streets. La lista dei rimandi interni al proprio bagaglio tematico serve a chiarire come Bringing Out the Dead sia un film commercialmente sfortunato ma decisamente stratificato. L’adattamento del best-seller di Joe Connelly prometteva ben altro rendimento per la produzione ma la stessa rarefazione della trama lo ha reso significativo per capire alcune transizioni professionali del cineastaLa struttura del copione è divisa in modo tale che i tormenti di un infermiere del pronto soccorso trovino un corrispettivo in un partner di lavoro diverso. Nicolas Cage cambia compagno d’ambulanza ogni notte e tutte le volte trova un approccio diverso al suo problema quotidiano di vedere morire i diseredati. Un dissidio interiore che lo porta ad avere delle allucinazioni e a vedere le anime delle persone che non è riuscito a tenere in vita. I momenti onirici e le corse tra le strade della parte più buia e malfamata di Manhattan sono anche quelli in cui Martin Scorsese offre il suo meglio nel coordinare la fotografia di Robert Richardson e il montaggio dell’inseparabile Thelma Schoonmaker. Uno stile genuino che probabilmente si offre per l’ultima volta senza la consapevolezza di essere diventato scuola. Una didascalia iniziale ci tiene a far presente che il film è ambientato all’inizio degli anni novanta e chiunque conosca la storia della città natale del regista sa che la precisazione temporale non è un caso. New York nel 1990 aveva toccato il record di duemila e seicento omicidi in un anno e si apprestava a compiere l’ultimo e decisivo passo verso la dannazione.

al di là della vita john goodman nicolas cageLa visione scorsesiana della metropoli infernale che Travis Bickle cercava di redimere in Taxi Driver sembrava arrivata al compimento finale e Joe Connelly aveva scritto un romanzo su un uomo che raccoglieva le vittime di questa inesorabile discesa morale. Gli stessi accenni nella trama all’arrivo di una nuova droga sembrano descrivere l’effetto sociale irreversibile del crack. Purtroppo, il film uscì nel 1999 in un periodo in cui le politiche di sicurezza di Rudolph Giuliani e i massicci investimenti municipali nella polizia si erano dimostrati restrittivi ma efficaci. Molti cittadini celebri hanno elogiato la tolleranza zero del sindaco ma nello stesso tempo hanno mostrato nostalgia verso una città affascinante proprio nei suoi lati più torbidi e proibiti. Il film si svolge nello scenario di Hell’s Kitchen e il rettangolo di caseggiati popolari che costeggia la 10th Avenue tra la 30esima e la 60esima è ancora oggi una delle poche zone che conserva la geografia di quell’epoca. Bringing Out the Dead era un film d’epoca già al momento della sua distribuzione e forse è questo il motivo per cui Martin Scorsese non è più tornato nei bassifondi di New York. Al massimo, li ha visti dalla prospettiva grottesca e deformata di Wall Street oppure li ha fatti ricostruire da Dante Ferretti per poi distruggerli. Le mean streets sono state sgombrate e i paramedici non hanno più il materiale umano per porsi il dubbio tra il peccato e la redenzione. Il regista si è liberato dal senso di colpa per essersi tirato fuori da un mondo in cui i legami di sangue gli imponevano di restare. Tuttavia, i suoi film hanno perso una sfolgorante e irripetibile fonte di ispirazione.

 

 

  • Titolo originale: Bringing Out the Dead
  • Regia: Martin Scorsese
  • Interpreti: Nicolas Cage, Patricia Arquette,  John Goodman, Tom Sizemore, Ving Rhames, Marc Anthony
  • Durata: 121′
  • Origine: Usa, 1999
  • Genere: drammatico

 

 

 

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