Alita – Angelo della battaglia, di Robert Rodriguez

Impossibilito a dirigerlo, James Cameron, con un commovente atto di fede, ha affidato il suo sogno a Robert Rodriguez, arrivando finalmente alla realizzazione di Alita – Angelo della battaglia.

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La Storia del Cinema è piena di registi che sono perseguitati da racconti che non riescono a produrre, in una continua frustrazione tra il mercato e la necessità di raccontare i loro “tormenti”. Se per Coppola è stato il leggendario remake di Metropolis e per Scorsese la decina di progetti che ha cullato per anni, Cameron con la sua sensibilità proto-nerd ha deciso di dedicare gran parte della sua vita extra-Avatar a portare ad Hollywood Alita, l’angelo della battaglia. Infatti, da quando Guillermo Del Toro gli prestò i suoi manga, la serie Gunnm (il nome giapponese della saga) di Yukito Kishiro è diventata per James Cameron un’ossessione lunga vent’anni. Inseguito, rielaborato, abbandonato e riscoperto, Alita ha attraversato la carriera del regista di Titanic, che ha speso nel progetto enormi energie, elaborando una montagna di materiale in pre-produzione (si parla di un trattamento di 200 pagine corredato da oltre 600 pagine di note).

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Impossibilito a dirigerlo, Cameron, con un commovente atto di fede, ha, infine, affidato il suo sogno a Robert Rodriguez, arrivando finalmente alla realizzazione di Alita – Angelo della battaglia. Il regista texano, per la prima volta alle prese con una vera prova di maturità, convoglia la sua vena pulp-action proletaria nella nippo-fantascienza, ottenendo un risultato inaspettato. Il mondo del futuro di Rodriguez è una terra devastata ma non disperata e la sua Città di Ferro, lo scenario delle avventure di Alita, è un luogo topico che unisce la vibrante quotidianità periferica di Napoli, di Città del Messico o di Mumbai. L’attenzione di Rodriguez per l’entertainment si sposa perfettamente con la passione cameroniana, riuscendo a trovare nel mastodontico lavoro di Kishiro la via per un adattamento non perfetto ma coerente (e qui è stato fondamentale il supporto dei due OAV giapponesi, presi come fonte d’ispirazione principale per la versione cinematografica). Il regista riesce, infatti, a cucire insieme più film diversi, dal disaster movie al noir sci-fi, regalandoci momenti visivi ed emotivi vertiginosi (il cuore di Alita). Rodriguez e Cameron, pur innamorati dalle traiettorie action della Storia, vogliono tenere il focus concentrato sulla ricerca di identità della splendida protagonista (Rosa Salazar nuova Zoe Saldana?),sul suo bisogno di un posto nel mondo, creando alla fine un adrenalinico coming of age.

Il film, poi, ha un altro incredibile merito. A differenza delle altre grandi produzioni, tutte mutuate sul nefasto format del Grande Blockbuster Americano (inaugurato dalla Marvel e poi copiato, con alterne fortune, nelle altre saghe mainstream degli eroi Dc, dei nuovi Star Wars o degli Animali Fantastici) Alita ha un dono: una storia incredibile da raccontare. Le principali saghe contemporanee, infatti, sono segnate da opere dove la pochezza degli spunti iniziali genera trame stressate all’inverosimile, personaggi costruiti a tavolino per merchandising e cosplay. Il film di Rodriguez, invece, forte di un materiale originale strabordante e magnetico (quello davvero meritevole di espandersi in una esplosione composta da film, serie tv, animazione…), arriva dritto al punto. Lo spettatore neofita, non può non rimanere attratto di fronte alla ricchezza e alla profondità delle avventure di Alita, in un percorso che dal film lo porterà necessariamente a immergerci in recuperi cartacei e televisivi dell’originale.

Certo, pur con tutto l’entusiasmo verso questo progetto, non si può negare che Alita, nonostante la sua vitalità, paga un paradosso capitale, lo stesso che dovrà affrontare chiunque lavorerà all’inevitabile adattamento di Akira, altro totem della fantascienza giapponese. Pur essendo stata un’opera seminale, Alita e la sua versione cinematografica, ora, sono arrivati dopo. Da questo punto di vista è emblematico il coinvolgimento della sceneggiatrice Laeta Kalogridis, già creatrice della serie Altered Carbon. Nelle indagini del detective/rinnegato Takeshi Kovacs, è evidente l’omaggio all’opera di Kishiro. Vedere le ambientazioni e i sapori di quella serie Netflix replicati nelle atmosfere di Alita (le due vicende potrebbero benissimo essere ambientate nello stesso universo narrativo) ci fa pensare quanto sia assurdo questo cortocircuito concettuale, l’epigono che supera l’originale,  le opere basilari del nostro immaginario degli ultimi 30 anni “bruciate” dalle copie più fortunate. Un triste destino che, pur con le migliori intenzioni, è ormai quasi impossibile da riscattare.

 

Titolo originale: Alita – Battle Angel

 

Regia: Robert Rodriguez

Interpreti: Rosa Salazar, Christoph Waltz, Jennifer Connelly, Ed Skrein, Mahershala Ali, Jackie Earle Haley, Eiza González, Michelle Rodriguez

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 142′

Origine:  USA/Canada/Argentina,2019

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