ALLACCIATE LE CINTURE – Incontro con Ferzan Ozpetek e il cast

allacciate le cinture

Affollato incontro per il ritorno alla regia di Ferzan Ozpetek, che dopo 4 anni torna a scrivere un film con lo sceneggiatore fidato Gianni Romoli. Una storia d'amore e dolore ambientata nella solare Lecce. Presenti gli interpreti Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Francesco Scianna, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris. Uscirà il 6 marzo in 350 copie

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Affollata conferenza stampa per il ritorno alla regia di Ferzan Ozpetek, che dopo 4 anni torna a scrivere un film con lo sceneggiatore fidato Gianni Romoli. Una storia d'amore e dolore ambientata nella solare Lecce. Presenti gli interpreti Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Francesco Scianna, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris. Il film uscirà il 6 marzo in 350 copie.

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Il tuo film è molto ricco di eventi, di altalene sentimentali, il vero tema è la vita, al di là di tutto. Qual'è la genesi del progetto?

Ozpetek: Verissimo. Dico subito che è difficile parlare dopo la prima di un tuo film. Comunque: circa 6 anni fa una mia carissima amica ha avuto una brutta malattia, io avevo organizzato per lei una cena con tanti amici, siamo stati bene. Eravamo con lei sul divano e mi sono accorto di come lei e suo marito si guardavano da lontano, c'era amore nonostante tutto, nonostante il dolore. Quel momento di commozione è alla base di questo film. La mia è una storia di cambiamento, sentimenti, desiderio, volevo far ridere e pianegere il pubblico. E in più volevo interrogarmi ancora una volta sull'ossessione principe dei miei film che è il tempo. Il passare del tempo e i cambiamenti che si porta dietro.

Romoli: noi abbiamo scritto 5 film insieme, poi abbiamo fatto una pausa di circa 4 anni in cui rispettivamente abbiamo seguito altri progetti. Ma Ferzan anni fa mi aveva parlato di quel suo sentimento forte insieme alla sua cara amica malata, e allora decidemmo di buttare giù delle idee. Ho scritto un soggetto sotto forma di racconto, non l'avevo ancora finito quando Ferzan l'ha letto e ha detto che quella era la strada giusta. C'è voluto molto tempo anche nella scrittura, di solito io e lui in 3 mesi scriviamo una sceneggiatura. Per questa ci son voluti circa 6 mesi. Perchè è un collage di piccoli momenti, una storia corale tenuta insieme dai sentimenti, alla fine avevamo un copione di ferro che poi con l'ausilio degli attori si è molto arricchito.

Perchè quel titolo?

Mi piaceva perchè implica una turbolenza, tutti noi nella vita prima o poi passiamo un peiodo in cui bisogna "allacciare le cinture", la vita te lo impone. Volevo che la mia protagonista fosse preda della vita, dell'amicizia, della malattia, del dolore, ma soprattutto dell'amore.

A proposito delle scene, forti, della malattia di Elena, è stato complicato girarle? Avete avuto consulenze?

Si certo, avevamo chi ci seguiva e rendeva credibile dal punto di vista medico il tutto. Ma io credo moltissimo negli attori, e sono loro che devono illuminarmi la strada: in questo caso io ho pensato istantaneamente a Kasia per quel ruolo. Sapevo che era bravissima ma sapevo anche che poteva esprimere al meglio quella sofferenza e quel desiderio. La sceneggiatura e le riprese si devono arricchire della vita che io e gli attori stiamo vivendo insieme.

Tutti personaggi molto ricchi di sfumature, come li avete approcciati?

Smutniak: la prima volta che ho incontrato Ferzan è stato circa un anno prima che lui mi proponesse la parte. Poi quando mi ha raccontato la storia che intendeva girare è stata una sensazione molto forte, sembrava la storia perfetta per me, per quel particolare momento che stavo attraversando nella vita. La sentivo mia, la sentivo molto presente. Volevo gridare al mondo che le cose più importanti son le cose semplici che ci scappano di mano senza accorgerci di nulla, la felicità dei gesti e della vita ritrovata. Questa storia mi ha scosso molto: in fondo due cose ti scuotono veramente nella vita, l'amore e la morte, indagarle è quanto di più bello e prezioso si possa fare.

Signoris: questo è un film sull'amore. In tutti i sensi. Sono tutti innamorati, tutti in difficoltà, ma si lotta per quello. Il mio personaggio e quello di Elena Sofia Ricci tendono a sdrammatizzare il tutto, a far ridere in alcune circostanze, perchè tutto nella vita si gioca tra il sorriso e il pianto. Sono veramente la stessa cosa.

Ricci: io venivo dal personaggio della zia in Mine Vaganti. Ferzan mi ha detto che questa nuova zia con disturbi di personalità era fatta apposta per me…l'ho ringraziato (ride). A parte gli scerzi io per Ferzan reciterei anche come comparsa, non credo di aver mai visto set come i suoi, dove l'armonia e il calore umano regnano.

Scicchitano: ringrazio Ferzan perchè questo è il ruolo più difficile della mia vita. Lui mi teneva sempre sulla corda e io all'inizio non capivo perchè dovesse mettermi così tanta ansia. Poi è stato chiaro che era tutto un modo di prepararmi al meglio al personaggio.

Arca: che dire…per me è stato difficile all'inizio. Un provino lungo un mese, poi finalmente ho avuto la parte. Ed è stato un sogno poter recitare per Ozpetek e con questo stupendo cast. Sono stato un buon soldato, mi sono fidato totalmente del regista che mi ha guidato totalmente. Ci ho messo poco del mio, lo ringrazio tantissimo.
 

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