Si è riuscito a godere almeno l’ultima soddisfazione calcistica, la vittoria contro la Juve dello scorso 18 settembre. Come me non eri pro-De Boer ed eri seriamente preoccupato per le sorti nerazzurre dopo la cacciata di Mancini.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Luca Svizzeretto ci ha lasciato. Non aveva neanche 38 anni. Lo ha ricordato, in un pezzo bellissimo e commovente il suo fraterno amico Boris Sollazzo su Giornalettismo. Aveva aperto Filmhouse e Soccerhouse, ora racchiusi in House Tv di cui era Direttore Editoriale. Aveva un rispetto profondo per questo mestiere. Lo ha fatto passando per tv, radio, il quotidiano, l’agenzia (l’Italpress) e con un unico scopo: “Dare la notizia con un punto di vista chiaro”. Difendeva con forza e passione le sue opinioni ed è per questo che per difenderle si scontrava a volte su facebook.

Ci siamo visti molte volte. Nelle anteprime, nelle attese per le interviste. Per anni ci siamo conosciuti solo di vista. “Ciao”, “Ciao”. Un sorriso accennato. Poi Boris una volta ci ha presentato al Festival di Venezia. Era il 2010. Ovviamente trovando subito il punto di vista in comune: la passione nerazzurra. Il Triplete era appena passato. Insieme abbiamo quindi condiviso tutta la china discendente. Ed è di quella, più che di cinema, di cui abbiamo parlato negli anni. Sul cinema italiano molte volte non eravamo d’accordo. Spesso ripeteva che lui ‘era un giornalista più che un critico’ ma aveva un rispetto profondo per chiunque lavorava nella realizzazione di un film. Ed è per questo che non amava le stroncature feroci, piene di pregiudizi e ingiustificate che caratterizzano purtroppo una parte della critica web. Ed eravamo entrambi contenti di condividere il nostro entusiasmo su una delle migliori commedie della scorsa stagione, Loro chi.

Continuavamo a vederci in quelle interminabili attese per le interviste. Aveva con sé spesso quella sua valigia con l’attezzatura in cui si sentiva insieme la fatica e l’amore per il suo lavoro. E, più rilassati e non sempre pressati dai tempi stretti, avevamo l’occasione di parlarci ai Festival, Locarno soprattutto. Sì c’entrava pure il cinema, ma quello che contava era l’Inter. Avevamo avuto diversi accesi scontri su Mazzarri (lui lo difendeva e mi ripeteva che la prima cosa che contava era la squadra e il pubblico la doveva sostenere), mentre invece eravamo in totale sintonia su Mancini e, ultimamente anche De Boer. La prima cosa che cercavo, al termine delle partite dell’Inter, era il suo post su facebook. Se non lo trovavo subito nella mia pagina, lo andavo a cercare. Lui era un tifoso di razza e una volta mi disse: “Non ti dico niente ma io li ho capiti tutti i tuoi giochetti scaramantici”.

Aspettavamo qualche ‘miracolo’. Per smentirci. Non è accaduto contro la Juve nel ritorno di Coppa Italia lo scorso anno ma è come se ci fosse stato. Pazienza. In una vita che va troppo veloce. E molte volte non ci si ferma a pensare. E a parlare di più con persone come te senza farsi sempre travolgere dalla fretta. Perché comunque uno da per scontato che tanto ci rivediamo. A un’altra anteprima, a un altro festival. Purtroppo non è andata così. E forse è questo il rimpianto più grande. Se ti capita, dimmi come gioca l’Inter da lassù. Sempre con i tuoi occhi. Critici e appassionati. Come scrivevi sempre, #Amala.

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