“Amo Bresson ma anche Walt Disney”. Claudio Giovannesi ospite a SentieriSelvaggi

Frammenti dall’incontro con il regista di FIORE di giovedì scorso nella nostra sede romana. Dagli esordi a Gomorra 2, dal documentario fino a Cannes. GUARDA IL VIDEO

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Il cuore del film doveva essere l’amore e non la reclusione. Ero curioso di conoscere il carcere come realtà rimossa. Non è una pellicola sugli ultimi. Tutto è nato dall’idea di raccontare il desiderio in un luogo in cui viene normalmente osteggiato. Raccontare i sentimenti senza emettere giudizi“. Ospite a Sentieri Selvaggi il regista, sceneggiatore e compositore Claudio Giovannesi (Fratelli d’Italia, Alì ha gli occhi azzurri), reduce da sei nomination ai David di Donatello e dal trionfo del suo non protagonista Valerio Mastandrea. Fiore, sua ultima fatica, è stato presentato allo scorso Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs ottenendo ottimi riscontri: “Durante la proiezione serale la sala era piena e sono contento che sia piaciuto alla critica. La Quinzaine è stata un ottimo trampolino di lancio per gli italiani in selezione. Quella di quest’anno è altrettanto valida; io stesso sto collaborando con Maurizio Braucci, lo sceneggiatore de L’intrusa, una delle pellicola entrate nella rosa. L’istituzione festival conserva la sua importanza; contribuisce a far nascere un film e spesso le date di distribuzione coincidono con l’evento. Fiore è stato lanciato sul mercato proprio a maggio, mese della kermesse.”

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L’esordiente Daphne Scoccia interpreta una giovane della periferia romana arrestata e condotta in un carcere minorile. L’unico impulso al desiderio e alla ricostruzione viene da Joshua, un altro detenuto. Il padre, Mastandrea, sconta i domiciliari dopo otto anni di prigionia. “La fase di lavorazione dei miei film è molto lunga, forse perché ho iniziato con il documentario. Abbiamo passato mesi nel carcere minorile di Roma a studiare la location, scattare foto…Il casting era mirato a incontrare persone che avessero vissuto esperienze simili ai personaggi. Daphne ha fatto un film in totale incoscienza. Stava vivendo un amore intenso durante le riprese e questo l’ha aiutata ad immergersi nel ruolo. Joshua aveva qualche rudimento di recitazione, in più aveva scontato una pena. In ogni caso Fiore è partito da un ottimo livello di incoscienza. Il 10 marzo c’è stato l’ultimo giorno di set e il 17 maggio la presentazione a Cannes. Nel frattempo montavo le puntate di Gomorra 2. Le scadenze possono essere un grande limite ma anche un’enorme risorsa“.

CLAUDIO GIOVANNESI racconta il set di GOMORRA 2 (riprese e montaggio Enrico Carocci e Danilo Domenighini) from sentieri selvaggi on Vimeo.

 

L’incontro con Valerio Mastandrea sul set di Non essere cattivo di Claudio Caligari è stato decisivo. Avendo apprezzato Alì ha gli occhi azzurri, film precedente di Giovannesi, e dopo una chiacchierata con lui, è salito a bordo del progetto. “Non tutti gli attori hanno l’abilità di Valerio: sembrare reale accanto ai non professionisti. Possiede un altissimo livello di verosimiglianza. Viene da Testaccio (quartiere di Roma) e conosce realtà difficili. Ha incontrato più di una volta un ex detenuto ed è stato lui a proporre che il suo personaggio stesse sempre in tuta, l’uniforme della prigione“. Nel film compare anche Laura Vasiliu, performer della Palma d’oro a Cannes 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni: “Abbiamo pensato subito a lei. La volevo per la sua bravura. E per quanto non parlasse una parola di italiano, se non le battute memorizzate con il coach, è stata al passo con le improvvisazioni di Valerio“.

Giovannesi si è occupato anche della colonna sonora e insieme al fonico di presa diretta Angelo Bonanni ha lavorato su una vera e propria documentazione dell’ambiente sonoro. Partire dal silenzio per raccontare i personaggi attraverso i brani che loro stessi ascoltano. “L’extradiegetico alimenta l’emozionalità. La musica usata nella sequenza del sogno aveva la stessa durata dello svolgimento, per cui io e il mio montatore abbiamo deciso di lasciarla“. Merito della fotografia va al veterano Daniele Ciprì: “Volevo lavorare sul paradosso. Spesso i riformatori sono ipocritamente colorati. Io e Daniele ci siamo concentrati sul contrasto: un luogo in cui può nascere un sentimento nonostante la cupezza intrinseca; un luogo che partecipasse al vissuto di Daphne.”

Il regista ha diretto due episodi della seconda stagione del serial Gomorra. Dodici episodi girati da quattro registi diversi: “L’obiettivo è che lo spettatore non percepisca la differenza. Gomorra è una grande macchina produttiva. Ho iniziato documentandomi su Napoli e poi ho visitato il set delle puntata di Stefano Sollima, che è lo showrunner. Invidio i registi/produttori come lui. Io non potrei mai. Quando con Fiore mi hanno offerto una percentuale d’incasso ho rifiutato perché non potevo pensare al botteghino mentre giravo“.

Con l’occhio di bue puntato sul programma Report e la recente diatriba legale, Giovannesi ha sottolineato le falle del sistema italiano rispetto a quello francese: “In Francia esiste un’educazione al cinema. Dovremmo investire su quella. C’è un sistema legislativo migliore. So che in Italia sono in atto decreti attuativi per una legge conforme alla loro e spero che la cosa vada in porto.”

 

 

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