Amore Tempo Morte. Ritorno su Collateral Beauty

Un magnifico fallimento che materializza potentemente gli spettri del lutto, del tempo che resta, dell’abisso che spezza i legami affettivi e che avvolge e custodisce le nostre paure e rimpianti

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Lo sguardo degli altri. Tra il prima e il dopo, come se non ci fosse più nessuna cesura tra passato e presente. Tre personaggi, tre fantasmi. Amore Tempo Morte. Con un dolore sommerso. Il lutto, la malattia, la speranza perduta, la separazione forzata. Si incrociano più vite attorno quella del protagonista, un ex pubblicitario di successo (Will Smith) caduto in depressione dopo la morte della figlia.

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È un film anche eccessivamente sovraccarico nella scrittura. Ma il cinema di Frankel riesce a penetrare in quelle zone d’ombra che si nascondono dietro le superfici di una prima immagine: le frustrazioni di Andy nella redazione della rivista di moda “Runaway” in Il diavolo veste Prada, la vita della famiglia Groghan la cui vita con il Labrador Retriever sembra mostrata già come lacerante squarcio di una vita passata in Io & Marley.

collateral beauty edward norton kate winslet michael penaLe luci di New York sembrano spente. In un grigiore dove, oltre a Will Smith ogni personaggio sembra spiato. Camminare addosso con una sua ombra che è quella corrispondenti dei tre attori di teatro. Figure reali o veri fantasmi? C’è tutta la magica ambiguità della soggettiva nel cinema di Frankel, che filma il corpo come ultimo residuo nella vita terrena come facevano alcuni melodrammi fantastici degli anni ’40, come ad esempio in La voce della tempesta di William Wyler o nel cinema di William Dieterle. In più Collateral Beauty materializza potentemente gli spettri del lutto, del tempo che resta, dell’abisso che spezza i legami affettivi. Nei detour newyorkesi, c’è uno spazio invece stretto, soffocante. Che isola tutti e quattro (o sette) i protagonisti. E che fa sentire quell’impermeabile superficie tra il corpo e il mondo che sta lì fuori come con Adam Sandler nello stratosferico Reign Over Me.

collateral beauty helen mirren keira knightley jacob latimoreFrankel su butta senza precauzioni in un film che contiene già dentro il suo ‘magnifico fallimento’, si perde ma si contamina anche con il Caos della Bellezza. Risuonano le voci di dentro. Come esperienze perdute di una vita passata che ha comunque ancora lasciato le sue residue tracce. Ma Collateral Beauty è anche un film sull’arte della recitazione. Sull’essere altro da sé. Sulla metamorfosi reale e/o simulata. Will Smith, Edward Norton, Kate Winslet, Michael Peña, Helen Mirren, Keira Knightley, Jacob Latimore sono sette personaggi in cerca di autore, di una scrittura che dia loro una vita. Un tentativo. Anzi, un desiderio. Con le voci di dentro. In un film che dietro il suo impianto apparentemente patinato, quasi kitsch, mette a fuoco la possibilità di riparare agli errori commessi. Per cercare di vivere con meno rimpianti possibili. Amore Tempo Morte. Un’anima divisa in tre.

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