Avengers – Age of Ultron, di Joss Whedon

Il marvel-movie è diventata una delle forme cinematografiche più significative del decennio e ha asservito il cinema alle abitudini editoriali

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Il marvel-movie non si è limitato a conquistare una quota consistente del mercato americano e il suo successo non può essere confinato in una formula commerciale fortunata. La pioggia di premi che è piovuta su Birdman di Alejandro Gonzalez Inarritu non ha fatto altro che ribadire come le sue convenzioni siano diventate una delle forme cinematografiche più significative del decennio. La celebrazione unanime della sua versione in negativo mostra l’urgenza di attaccare una presunta deriva inarrestabile della pratica hollywoodiana ma l’offensiva deve rassegnarsi ad accettare la scomoda condizione preliminare della considerazione dell’avversario.

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Age of Ultron ha vinto prima ancora di esporsi a qualsiasi valutazione di contenuto perché la discussione sulla sua natura si è imposta al centro del dibattito e questa rilevanza rappresenta la riabilitazione e il riconoscimento del blockbuster. La Marvel è entrata nella struttura produttiva del cinema americano con una forza pervasiva che ha spinto la Disney alla fusione. Il loro connubio ripete lo stesso rapporto tra madre e figlia che ha condizionato la precedente acquisizione della Pixar. Lo stesso schema di amore e odio trova la sua parte nel film di Joss Whedon e dà una connotazione precisa al legame tra Tony Stark e la sua creatura ribelle. Il riferimento prometeico avrebbe potuto appoggiarsi all’eterno mito di Frankenstein ma il robot umanoide e senziente che nasce da un esperimento fallito dello scienziato/supereroe si presenta al genitore con le parole di una canzone di Pinocchio. L’intelligenza artificiale che era imprigionata nello scettro di Loki può attingere a qualsiasi forma di informazione attraverso la rete ma la sua prima scelta è stata quella di assimilare il repertorio della Disney come un bagaglio primario. La conferma di Joss Whedon alla regia e alla sceneggiatura dimostra come la questione dell’equilibrio tra la casa editrice e lo studio sia capitale: il suo repertorio è bifronte e vanta un serial di successo come Buffy ma anche una brillante carriera come autore di fumetti.

Age of Ultron non ha solo bisogno di una perfetta sintesi tra la narrativa cinematografica e quella dei comics ma ha soprattutto la necessità di affidarsi a qualcuno che capisca il ruolo fondamentale della continuity. La varietà e la ricchezza degli effetti speciali sono una fatto di grafica più che di estetica: da una parte è la loro evoluzione che ha permesso tutto il progetto ma da un’altra le loro potenzialità sono subordinate al modello visivo del referente. Le scelte della fotografia e della messa in scena hanno il compito di riprodurre l’impatto delle pagine e la scansione dei disegni come se fossero degli storyboard da seguire alla lettera. La loro definizione e la loro velocità sullo schermo ricalcano lo stesso salto di qualità con cui le illustrazioni iniziarono a rompere il limite della vignetta.

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scarlett johannson in avengers: age of ultronAge of Ultron è ancora una volta la cronaca di un’invasione e testimonia come la Marvel abbia ormai asservito il cinema alle sue abitudini editoriali: una rivoluzione nella gestione di un rapporto in cui il fumetto era stato perennemente il figlio minore. Joss Whedon ha un ruolo fondamentale in questo ribaltamento: cura anche lo spin-off televisivo di Agents of SHIELD e ormai incarna la figura del supervisore a tutto tondo. I film in solitaria dei supereroi sono una collana individuale che deve sempre essere funzionale al ciclico team-up collettivo di The Avengers. La loro reunion deve anche rilanciare delle questioni private che devono risolversi nel successivo film al singolare in un gioco di rimandi e di anticipazioni che fidelizza il pubblico. La fitta tela di reciprocità fa ragionare sul lungo periodo e questo permette anche ai personaggi secondari di mostrarsi in maniera graduale e con un’interessante profondità. Tony Stark e l’istrionismo di Robert Downey Jr. sono sempre al centro dell’attenzione e l’indifferenza del suo genio verso l’etica della scienza è il tema più impegnativo del film. Le vere sorprese arrivano dal lato nascosto e privato di Hawkeye e dal love-affair tra Hulk e Black Widow. L’improvvisa ribalta degli abituali sparring partner apre le porte alla loro intercambiabilità.

mark ruffalo e robert downey jr. in avengers: age of ultronJoss Whedon non ha nessun problema a presentare tre nuovi componenti dell’ensemble eroico e questo fa ipotizzare che in futuro il format possa anche fare temporaneamente a meno di alcune dei suoi membri fondatori. La facilità dell’innesto esterno è anche la prova di come lo schema sia rodato e non abbia intoppi fino al punto da non doversi preoccupare dei suoi interpreti. Age of Ultron usa con astuzia lo stesso procedimento di The Avengers e trasforma la difficoltà più prevedibile in una risorsa. L’idea di far convivere un numero così vasto di protagonisti era impossibile da realizzare ma le forze centrifughe della trama sono diventate un’arma e i conflitti delle personalità differenti sono stati aizzati invece che smussati. C’è sempre un altro supereroe che potrebbe uscire dall’ombra o da una crisalide di metallo e non è detto che tutti gli altri ci vadano immediatamente d’accordo: l’occasione di uno scontro fisico è un’opportunità che non può essere lasciata in sospeso. L’atteso scontro tra l’HulkBuster di Tony Stark e la furia cieca di Hulk è uno di quei momenti a cui ogni lettore di fumetti ha sperato di assistere almeno una volta nella vita.

 

Titolo originale: id.

Regia: Joss Whedon

Interpreti: Chris Hemsworth, Robert Downey jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Scarlett Johannson, Samuel L. Jackson, Jeremy Renner, Don Cheadle, Elizabeth Olsen, Aaron Taylor-Johnson

Distribuzione: The Walt Disney Company

Durata: 142′

Origine: Usa 2015

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