Bedevil – Non installarla, di Abel e Burlee Vang

Un andamento congestionato in una serie di ridondanze e rimandi citazionisti che fiaccano l’impalcatura del racconto, in una narrazione che appare decentrata e deconcentrata

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La teenager Nikki muore in circostanze misteriose, dopo giorni passati a casa in stato catatonico. La stranezza notata dagli amici del cuore nei giorni precedenti la morte, manifesta ben presto le sue cause tramite una diabolica app telefonica. Mr Bedevil, sorta di Siri dalla pervasività inquietante, si dimostrerà infatti un’entità in grado di dar vita alle paure più recondite del gruppo di ragazzi. Bedevil – Non installarla dei fratelli Abel e Burlee Vang, per la prima volta insieme alla regia di un lungometraggio, scrive il proprio incipit con l’accattivante decisione di chi sembra sapere dove andare e soprattutto quale strada intraprendere per arrivarci, nell’ambito di un genere come l’horror che spesso si ritrova incastrato in una fisiologica ripetitività. La trama, che ruota tutta attorno alla tecnologia di smartphone e app, sebbene non particolarmente originale promette tanti exploit di inquietudine sotterranea, incubi orrorifici, inseguimenti sanguinolenti. Niente di tutto ciò. Il film dei Vang brothers si rivela una sorta di capitolo derivativo – che da The Ring, passando per The Call, arriva fino a Unfriended e Friend Request –, un’appendice accessoria che aggiunge poco o nulla al filone tematico entro cui si inscrive.

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bedevil2L’andamento di Bedevil – Non installarla appare infatti congestionato in una serie di ridondanze e rimandi citazionisti che fiaccano l’impalcatura del racconto, e risulta oltremodo sgonfiato da un appiattimento narrativo per la maggior parte del tempo decentrato e deconcentrato. L’idea di seguire parallelamente i cinque personaggi principali, tralasciando sul culmine l’azione violenta, può essere nei fatti intrigante quando la tempistica è ben gestita. In questo caso assistiamo a un continuo sfasamento, a un andirivieni insistente tra suspense – spesso imposta dall’uso pervasivo degli effetti sonori – e stasi, tra stacchi e cambi di location che allentano il ritmo, che rendono difficile il raggiungimento di un apice emotivo, adrenalinico. Un’occasione persa di vista per raccontare le (nuove) perversioni tecnologiche di quest’epoca che rende addirittura impossibile concepire di potersi separare da un oggetto-feticcio come il telefono cellulare, tramite indispensabile della socialità, compagno immancabile di vita. Anche quando vi si annidano incubi e inganni inarrestabili. Combattere il male senza riuscire fisicamente a staccarsi da ciò che lo alimenta: è questa reiterata mancanza di consapevolezza, questa hi-tech addiction, che nonostante tutto tiene le mani dei protagonisti inspiegabilmente incollate ai loro telefoni, probabilmente l’aspetto più inquietante di tutto il film.

 

Titolo originale: Bedeviled

Regia: Abel Vang, Burlee Vang

Interpreti:  Saxon Sharbino, Bonnie Morgan, Brandon Soo Hoo, Mitchell Edwards, Victory Van Tuyl, carson Boatman

Distribuzione: Adler Entertainment

Durata: 91′

Origine: USA, 2016

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