Benvenuti a casa mia, di Philippe de Chauveron

Uno scrittore progressista sostenitore della lotta contro la discriminazione vede messe in crisi le proprie convinzioni quando una famiglia Rom bussa alla sua porta. Con Christian Clavier

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Il nuovo film di Philippe de Chauveron è costruito sulla stringente attualità. Uno scrittore progressista, Jean-Etienne Fougerole, erede presunto di una tradizione d’oltralpe che di tale figura è l’archetipo, si trova in uno studio televisivo, per presentare il nuovo romanzo, a dibattere sul tema controverso dell’immigrazione e dell’inclusione, argomenti verso i quali cerca di mantenere una certa apertura mentale. Il contraddittorio è affidato ad un collega fermo su posizioni molto conservatrici fondate su apocalittiche invasioni e che vedono nel rimpatrio l’unica soluzione. La situazione si complica quando a parole come accoglienza, comprensione, deve seguire una difficile decisione da prendere da parte dell’intellettuale: ospitare nella villa dove vive una famiglia rom che si presenta alla porta.

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Nel film di de Chauveron l’intellighenzia borghese sinistrorsa ne esce letteralmente fatta a pezzi, le grandi battaglie ideologiche sono ridotte ad essere dei contenitori vuoti, delle belle facciate per nascondere l’insensibilità, mentre lo stile di vita lussuoso ed agiato contrasta con parole come disuguaglianza, ridistribuzione, basi di partenza nella lotta alle ingiustizie. Chiamati all’appello a dimostrare nei fatti la retorica, sentono minacciati quei privilegi, percepiti ormai come prerogativa, chiusi nei castelli dorati simbolo di benessere. Colpevoli dunque dell’egoismo solitamente imputato a politiche più spostate a destra.

Alla comunità Rom accampata in giardino non va molto meglio, retrogradi, ignoranti, ladri, approfittatori. Un intero campionario di pregiudizi per un popolo legato ad una tradizione invadente che di un riscatto neanche sente il bisogno. Da padrone la fa l’uomo, il capofamiglia, con delega su ogni decisione permetta di barcamenarsi ai margini di una società opulenta raccogliendone gli scarti. Hanno gusti rozzi, costumi antiquati, il destino della donna è imbarazzante, vivono all’addiaccio. Sbarcando in una terra sconosciuta piena di meraviglie faticano a smarcarsi dal loro impianto culturale o nel provarci trasmettono un senso di inadattamento, appaiono fuori luogo.

a bras__1520256013_151.27.240.131Gioco facile per il regista affiancando due mondi tanto distanti ottenere un’esaltazione della vis comica, esasperando attraverso l’equivoco il conflitto di visione, un ritmo sostenuto con l’aiuto di un ottimo cast di attori, capitanati da Christian Clavier tornato alla collaborazione con De Chauveron dopo il successo di Non sposate le mie figlie!

Lì lo schema dell’incomprensione derivante dalle differenze di estrazione etnica è già presente, le tre spose scelgono dei partner cinesi, ebrei, musulmani convolando a nozze, ma stavolta viene spinto drasticamente ai limiti. Nel ricorso al ridicolo del politicamente scorretto, stemperato a malapena, lascia piuttosto sgomenti la constatazione dell’assenza di una convergenza, la sfiducia implicita nel messaggio di diffidenza, questo correre parallelo di due rette impossibilitate ad incontrarsi. Un deciso passo indietro dal rispetto reciproco, dagli ostacoli da superare con un passo verso l’altro e la terribile presa di coscienza, foriera di foschi presagi, di una differenza endemica data per assodata.

Dimenticando di tracciare quella linea universale di linguaggio estranea ai riti ed alle abitudini, una lacuna non compensata da un avvicinamento sentito come obbligatorio invece che necessario, si perde di vista il comune substrato umano. Ed il ricorso all’amore, punto di partenza nel film precedente di un reciproco avvicinamento, qui ha tutte le sembianze di una scappatoia di comodo, è insufficiente a parificare il dislivello, inaccettabile seppure fosse inserito nel contesto della commedia disimpegnata, e non è questo il caso. Presa d’atto di un arretramento purtroppo vicina alla realtà, dominata dalla paura del diverso dilagante nei messaggi allarmistici diffusi dai media. Una questione messa in cima all’agenda politica ma a cui una tale attenzione distorta ha portato soltanto conseguenze nefaste. Un respiro reazionario che anche in una storia brillante è difficile non vedere.

Titolo originale: À bras ouverts
Regia: Philippe de Chauveron
 
Interpreti: Christian Clavier, Ary Abittan, Elsa Zylberstein, Cyril Lecomte
Origine: Francia/Belgium 2017
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 92’

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