"Benvenuti a Cedar Rapids", di Miguel Arteta


Il nome di Miguel Arteta era legato ad un piccolo ed inedito gioiello come Youth in Revolt con Michael Cera. Questa volta, il regista si dedica ad una storia alla Frank Capra, che però non ha lo stesso respiro di un classico come Flash of Genius. Qui, Ed Helms oscilla tra il suo personaggio in The Hangover e gli insegnamenti di un cretino perfetto come Steve Carell. La mano di Alexander Payne, qui produttore, si fa sentire: una parabola dagli angoli più piccoli e dimenticati del paese…

 

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Un paio d'anni fa, Miguel Arteta aveva messo la firma sul bellissimo ed inedito Youth in Revolt. In quel film, il solito Michael Cera combatteva con gli abituali fantasmi dell'ipersensibile nerd di provincia che è costretto a conquistare il cuore della ragazza che ama. Il film era tratto dall'omonimo best-seller di C. D. Payne e aveva avuto un largo seguito presso il pubblico dei teen-ager americani. Il regista si faceva segnalare per una serie di felici invenzioni di messa in scena, come quelle di rappresentare il mondo immaginario del protagonista, che riceveva consigli da una sua esperta ed affettata versione hard-boiled, proprio come faceva Woody Allen in Provaci ancora, Sam. Questa volta, Miguel Arteta non è riuscito a ripetersi e il credito che aveva accumulato deve quanto meno essere rivisto. Benvenuti a Cedar Rapids è un film alla Frank Capra che non ha la profondità e il classicismo del bellissimo Flash of Genius di Marc Abraham. La storia vede Ed Helms nei panni di un ingenuo provinciale che ancora crede in determinati valori americani: il suo Mr. Smith non deve andare fino a Washington e non deve battersi nel Congresso: negli Stati Uniti di Obama, il terreno della sua disillusione e della sua strenua lotta per l'integrità e l'onestà è quello di una modesta riunione di assicuratori in uno sperduto paesino del MidWest. Ed Helms è perfetto per il ruolo e il film di Miguel Arteta cerca di contaminarsi con la nuova commedia: in particolare, al perfetto esempio di integerrimo e smidollato impiegato di campagna capita la stessa serie di disgrazie che piombano sulla testa di una sua caratterizzazione ben più famosa come quella del dentista di The Hangover. Per quanto gli sforzi vadano apprezzati, John C. Reilly non può avere le stesse capacità distruttive di Zach Galifianakis e Anne Heche non ha lo stesso potere seduttivo di Heather Graham. Del resto, il film si impone il compito di imporre un senso civico con la semplicità delle storie della vecchia Hollywood: quello che cambia è la portata delle tentazioni e il danno della corruzione, che sempre più spesso diventa anche fisico. Ed Helms si dimostra debitore di un suo mentore come Steve Carell, con cui ha lavorato per anni in un serial di successo come The Office. Il suo personaggio è lo stesso cretino di Dinner for Schmucks, ma le sue disavventure in un mondo di squali senza scrupoli e la sua rivalsa sociale non hanno la stessa resa grottesca. Tuttavia, resta una certa malinconia di fondo: se non per un corpus di idee e di ideali perduti, quanto meno per un cinema minimale e animato da una forza morale. La mano di Alexander Payne, qui produttore, si fa sentire: un'altra parabola dagli angoli più dimenticati e piccoli del suo paese.

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Titolo originale: Cedar Rapids
Regia: Miguel Arteta

Interpreti: Ed Helms, John C. Reilly, Anne Heche, Isiah Withlock jr, Seth Morris, Sigourney Weaver, Alia Schwkat


Distribuzione: 20th Century Fox 
Durata: 87’
Origine: USA, 2011

 

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