Benvenuto in Germania!, di Simon Verhoeven

Arriva una nuova commedia sull’integrazione, targata Germania e diretta da Simon Verhoeven: con uno schema standardizzato di cliché perbenisti, il film si svela pungente nel messaggio finale

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Alla commedia di stampo europeo piace sempre di più cimentarsi nell’attualissimo tema dell’integrazione – il francese Benvenuti a casa mia e il nostrano Contromano ne costituiscono una dimostrazione – che fa tanto “film coraggioso”, metaforico, lucido e allo stesso tempo politicamente scorretto. Ma questa rimane, spesse volte, una mera ambizione di partenza, senza nei fatti trovare conferma né riuscita quand’anche la situazione avrebbe potuto fungere da incipit per una bella satira della società odierna, sfruttando al meglio le vicissitudini e le contraddizioni intrinseche del genere commedico stesso. Si aggiunge a questo calderone – non particolarmente brillante – la Germania, con l’ultimo film diretto dal regista, sceneggiatore e attore bavarese Simon Verhoeven, che qualche anno fa aveva tentato l’impervia strada del genere thriller-horror con Friend Request, dando prova di una certa originalità di intenti nel filone da “black mirror” del cyberspace, che altrove avrebbe avuto sempre più fortuna.
Stavolta Verhoeven cambia totalmente rotta e decide di rivolgersi direttamente al proprio Paese, affrontando il tema caldo dell’integrazione degli immigrati e, più in generale, della differenza culturale e religiosa, mettendo al centro della sua commedia, Benvenuto in Germania!, un giovane ragazzo nigeriano di nome Diallo (Eric Kabongo Ilunga), venuto insieme a molti altri in Europa – da rifugiato – e in cerca di una (difficile) collocazione nel Paese ospitante. Qui subentreranno gli Hartmanns, famiglia tedesca benestante che decide – anche se non proprio pacificamente – di accogliere Diallo in casa propria e favorirne così l’integrazione.

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Al di là del tema portante del film che, in modo non troppo celato, ritorna a più riprese nei dialoghi tra i personaggi, imbastito di cliché dilaganti, prediche moraleggianti e perbenismo borghese non così distanti dal vero, il pezzo forte della commedia resta il groviglio caotico di grattacapi che coinvolgerà la famiglia stessa. Verhoeven presenta i suoi protagonisti tedeschi come il vero nodo problematico del film, nonostante la loro condizione di estrema agiatezza: il capofamiglia Richard (Heiner Lauterbach) è vittima di un’evidente frustrazione da invecchiamento, che lo porta a frequentare regolarmente il chirurgo plastico e le discoteche di notte; la moglie Angelika (Senta Berger), preside da poco in pensione, è una donna sola e annoiata, che troverà in Diallo conforto e forse anche una sorta di “chiave di svago” personale; i figli adulti della coppia, Philip (Florian David Fitz) e Sophie (Palina Rojinski), incarnano rispettivamente i prodotti perfetti di una famiglia patinata come la loro, ossia un uomo in carriera assente nel privato e alle soglie dell’esaurimento nervoso, e una donna oramai giunta ai trenta, con difficoltà a impegnarsi stabilmente nello studio quanto nei rapporti sentimentali.

Vedremo, dunque, lo specchio della famiglia tipicamente borghese che, all’ombra del denaro e del riconoscimento sociale, vive nei fatti una crisi interna ai rapporti; l’arrivo in casa dell’imprevisto – Diallo, appunto – sarà l’opportunità di sviscerare i problemi familiari rimasti in latenza da sempre e vivere “fuori schema” ogni nuova circostanza, dalla festa con zebra al video un po’ spinto girato dalla crew hip hop di ragazzini, fino alla consuetudinaria riconciliazione finale, nella pseudo lotta contro il gruppo neonazista che minaccia la famiglia fuori dalla villa.
Nei fatti, dunque, Verhoeven riprende uno schema standardizzato piegandolo su una storia che infine toccherà un climax drammatico forte, riattraversando il passato difficile di Diallo vittima dell’Isis. Nondimeno, la commedia non sembra così innocente nel ridicolizzare la polizia tedesca che insegue per tutto il film un presunto terrorista sbagliato lasciando in piena libertà il vero pericolo; così come le immagini finali da famiglia felice riunita, con tanto di selfie di gruppo, potrebbero essere lette decisamente al contrario. Come potrebbe essere – forse nelle pubblicità migliori – e invece non è.

 

Titolo originale: Willkommen bei den Hartmanns
Regia: Simon Verhoeven
Interpreti: Senta Berger, Heiner Lauterbach, Florian David Fitz, Palina Rojinski, Elyas M’Barek, Uwe Ochsenknecht, Ulrike Kriener, Eric Kabongo Ilunga
Distribuzione: Cineama Distribution
Durata: 116′
Origine: Germania, 2016

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