Bergamo Film Meeting 32 – Incontro con Valentin Hotea per 'Roxanne'

Valentin Hotea

Il regista rumeno Valentin Hotea ha presentato il suo film Roxanne, prima proiezione della Mostra Concorso al Bergamo Film Meeting. Dopo un passato di cortometraggi, spot televisivi e due documentari, il regista approda al lungometraggio raccontando una storia autobiografica, di interesse storico, politico e privato.

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Valentin HoteaIl regista rumeno Valentin Hotea ha presentato il suo film Roxanne, prima proiezione della Mostra Concorso al Bergamo Film Meeting. Dopo un passato di cortometraggi, spot televisivi e due documentari, il regista approda al lungometraggio raccontando una storia autobiografica, di interesse storico, politico e privato.

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Infatti il film è ambientato a Bucarest nel 2009, venticinque anni dopo la rivoluzione rumena. Il protagonista 35enne Tavi chiede l'accesso al dossier redatto a suo carico dalla Polizia Segreta ai tempi del regime di Ceausescu. Dalle carte scopre di essere probabilmente padre di un attuale ventenne figlio di una donna a quei tempi molto amata e adesso moglie di un amico di allora.

 

 

Da dov'è nata l'idea del film? Hai dichiarato che ha radici autobiografiche. È stata un'esigenza?

La storia del film in parte mi è successa tanto tempo fa: quando ero al primo anno delle superiori ho incontrato Roxana, le ho dedicato la canzone Roxanne dei Deep Purple attraverso la radio Free Europe e subito dopo la polizia è venuta da me e mi ha interrogato perchè era una dedica fatta in una radio libera e questo era assolutamente vietato. Radio Free Europe era bandita dal regime. Mi è successo quando ero molto giovane ma è stata un'esperienza molto forte per me.

A questo ho collegato una riflessione sull'importanza delle cose che accadono, della storia, soprattutto nel periodo del regime, cose che non devono essere dimenticate.

 

 

RoxanneLa condizione dei paesi che hanno vissuto il comunismo viene spesso definita postcomunista; in essa esiste un forte legame con il passato e le ferite sono ancora aperte. E’ così?

Quest'anno si celebrano i 25 anni dal 1989, crollo del regime comunista, e più o meno tutti adesso stanno abbastanza bene. Ho pensato che una storia del genere fosse importante per non dimenticare. Oggi c'è chi parla di un'infinita transizione da un regime ad un altro: per me si può dire che questa transizione sia ormai avvenuta sul piano politico ma non su quello individuale che è il più difficile.

 

 

I due protagonisti rappresentano due generazioni a confronto. Pare venir fuori un ritratto dei giovani d’oggi abbastanza critico?

Le generazioni a confronto sono tre, oltre a Tavi e a suo figlio c'è anche la madre, che testimonia l'importanza della memoria. I giovani oggi non hanno vissuto quello che abbiamo vissuto noi, sono liberi e in buone condizioni economiche, la libertà per loro è qualcosa di assolutamente naturale ma  invece è stata una dura conquista. Ci è voluto sacrificio e molti giovani oggi non hanno idea di cosa sia la negazione della libertà. Ovviamente è una fortuna che loro non l’hanno vissuto ma è una cosa che va raccontata.

 

 

RoxanneCosa è successo dopo l'apertura degli archivi, a livello dei rapporti tra ‘traditi’ e ‘traditori’?

È un work in progress, oggi ognuno può chiedere di vedere i suoi dossier e vedere che tipo di informatori avevano detto qualcosa anche se nella maggior parte dei casi si risolve da un punto di vista personale. Oggi chi ha ruoli pubblici deve dimostrare di non avere legami con la polizia segreta anche se ogni tanto viene fuori qualche scandalo in questo senso.

 

 

Nel 1966 è stato emesso un decreto contro l’aborto che ha molto influenzato la sua generazione?

La ragione per cui Roxanne è incinta trae il suo essere da quello che storicamente è successo. Una delle cose che ha più influenzato la mia generazione è proprio questo decreto che proibiva gli aborti. La mia è la “Generazione dei Decrezei” cioè dei figli del decreto: molti sono nati in questo contesto. Ma le condizioni erano difficili, c'era povertà, questa cosa ha creato conseguenze sociali rilevanti – tra cui aborti clandestini. Tra le prime riforme dopo la fine regime c’è stata proprio l'abolizione di questo decreto.

 

 

Com’è stato accolto il film in Romania?

Purtroppo in Romania il film è uscito in autunno in un periodo in cui i film rumeni in uscita erano ben 8, per cui ogni settimana c’era un anteprima diversa tra cui il pubblico interessato ha dovuto destreggiarsi, mentre la maggioranza preferisce i blockbuster internazionali. È andato nelle piccole sale e lì ha avuto risultati migliori. La sera della proiezione qui a Bergamo in Romania c’è stata la prima visione televisiva. Spero che sul piccolo schermo vada meglio. 

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