BERLINALE 64 – Berlino si tinge di rosso

the grand budapest hotel

A poche ore dall’inaugurazione della 64’edizione del Festival di Berlino e gli occhi di tutto il mondo sono maliziosamente puntati sulla capitale tedesca, che si tinge di rosso per l’anteprima Nymphomaniac volume I, l’opera a luci rosse più chiacchierata di Lars von Trier. Grande attesa anche per The Monuments Men di George Clooney, e The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson.

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A poche ore dall’inaugurazione della 64’edizione del Festival di Berlino e gli occhi di tutto il mondo sono maliziosamente puntati sulla capitale tedesca, che si tinge di rosso per l’anteprima Nymphomaniac volume I, l’opera a luci rosse più chiacchierata di Lars von Trier, che sarà proiettata per la prima volta nella versione integrale di sei ore nella sezione Fuori Concorso. Von Trier torna a Berlino dopo la sua prima apparizione nel 1984 con un esperimento filmico anticonvenzionale, che svela un’inedita Charlotte Gainsbourg torbida e sensuale al fianco di Uma Thurman e Willem Dafoe. E lussuria, amore e follia travolgono anche Vincent Cassel e Léa Seydoux in La belle et la bête, l’adattamento cinematografico della fiaba senza tempo diretto da Christophe Gans

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A far brillare il red carpet di Berlino saranno le stelle di The Monuments Men, diretto e interpretato da George Clooney, che prende spunto dal romanzo The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History di Robert M. Edsel, per raccontare la storia della squadra di critici ed esperti d'arte, formata da Matt Damon, Cate Blanchett e Bill Murray, ha il compito di portare in salvo le opere rubate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Non da meno sarà il formidabile cast prevalentemente al maschile di The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, tra cui spiccano Ralph Fiennes, Jude Law, Mathieu Amalric, Willem Dafoe, Adrien Brody, Bill Murray e Edward Norton, mentre tra le protagoniste ci sono Saoirse Ronan e Tilda Swinton. Per la terza volta in gara per l’Orso d’Oro, dopo I Tenenbaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou, il regista inaugurerà la kermesse dipingendo sullo sfondo degli anni ‘20 la storia di Gustave H, un concierge impiegato in un leggendario Hotel di Praga, invischiato nel furto e il recupero di un dipinto rinascimentale di inestimabile valore.
 

Dopo Before Midnight, presentato alla Berlinale dello scorso anno, tornano a contendersi la vittoria Richard Linklater e il suo pupillo Ethan Hawke con Boyhood, che osserva da vicino il rapporto tra genitori e figli in una coppia divorziata. Sul campo di battaglia saranno schierati anche i francesi Alain Resnais con Aimer, boire et chanter e La voie de l’ennemi di Richid Bouchared, il giapponese Yoji Yamada con The Little House,la peruviana Claudia Llosa con Aloft, e una nutrita schiera di cineasti tedeschi come Feo Aladag, Dominik Graf, Edward Berger e Dietrich Brüggemann

Grandi nomi svettano nella sezione Panorama, dedicata alle proposte più innovative, da Michel Gondry, che presenta il documentario-conversazione con il linguista Noam Chomsky Is the Man Who Is Tall Happy? a Ira Sachs con Love is Strange. Mentre in rappresentanza del cinema orientale ci sono Journey to the West di Tsai Ming-liang, che ha incantato il Festival del Cinema di Venezia con l’opera mastodontica Stray Dogs, The Demon Within di Dante Lam e The Midnight After di Fruit Chan. In questa sezione si è ritagliata un piccolo spazio anche l’Italia che quest’anno non ha film in gara, e che presenta In grazia di Dio di Edoardo Winspeare e Felice chi è diverso di Gianni Amelio, che raccontano il dramma della crisi economica nel sud Italia e l’approccio verso mondo dell’omosessualità nel corso del ‘900. Le sezioni collaterali Generation e Culinary Cinema accoglieranno altre due produzioni italiane come Sud è niente di Fabio Mollo e I cavalieri della Laguna di Walter Bencini, al termine del quale sarà servito un delizioso menu a tema.
 

La sezione Berlinale Special Gala impreziosirà la manifestazione con la proiezione dello scollacciato American Hustle di David O. Russell, interpretato da Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, e della commedia A Long Way Down, che indaga il tema del suicidio, diretta Pascal Chaumeil e interpretata da Pierce Brosnan e Aaron Paul. Ma l'ospite d'onore sarà un documentario ancora senza titolo, realizzato da Martin Scorsese in collaborazione con David Tedeschi, sul New York Review of Books, un giornale americano che dal1963 porta avanti discussioni culturali sulle opere dei più grandi intellettuali del mondo.
Tutte le opere in gara saranno valutate da una giuria d'eccezione, capitanata da James Schamus, sceneggiatore di Tempesta di ghiaccio e La tigre e il dragone e produttore di Brokeback Mountain, che vedrà la presenza del premio Oscar Christoph Waltz, Greta Gerwig, Tony Leung, la regista iraniana Mitra Farahani, Trine Dyrholm, la produttrice Barbara Broccoli, e il regista Michel Gondry, autore di Mood Indigo e di Eternal Sunshine of the Spotless Mind.  Il regista inglese Ken Loach si aggiudicherà l’Orso d’Oro alla carriera per l'attenzione con cui negli anni si è rivolto verso la società e per la capacità di rinnovarsi continuamente nei lunguaggi cinematografici, e a lui sarà dedicata una retrospettiva che contempla alcuni dei suoi film più famosi, tra cui Raining Stones, Ladybird Ladybird,  Land and Freedom, My Name is Joe, Sweet Sixteen e Looking for Eric.

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