#Berlinale2016 – Incontro con Tomasz Wasilewski e il cast di United States of Love

Il regista Tomasz Wasilewski, insieme a un cast tutto al femminile parla del suo ultimo film United States of Love, in cui ricorda la Polonia del 1990. In Concorso

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Tomasz Wasilewski, alla sua terza regia con United States of Love, ha presentato oggi il film insieme alle sue quattro protagoniste: Julia Kijowska, Magdalena Cielecka, Dorota Kolak e Marta Nieradkiewics. Ambientato in una cittadina polacca del 1990, il film di Wasilewski mostra le vite di Agata, Renata, Marzena e Iza, quattro donne sole che cercano una ragione di vita, in un periodo di cambiamenti che ancora non percepiscono.

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“Nel 1990, un periodo di cambiamenti per la Polonia, io ero ancora un bambino e di quegli anni ho tentato di mostrare gli umori, i volti”. Spiega Wasilewski. “Subito dopo la caduta del muro mio padre andò a lavorare all’estero. Per due anni ho vissuto in una casa popolata unicamente da donne. Ho vissuto e sofferto quel periodo, quella solitudine, vedendola tramite i loro occhi. All’inizio gli unici cambiamenti che si percepivano nella mia cittadina consistevano nel poter vedere le serie tv occidentali, o nel poter comprare le chewing gum”.  

united states of loveCome hanno lavorato le attrici per entrare nel ruolo? La prima a rispondere è Magdalena Cielecka, nel film nei panni di Iza, la direttrice di un liceo disposta a tutto pur di mantenere la relazione clandestina col padre di una delle sue allieve. “Noi siamo tutte attrici teatrali, ed è a teatro che ho conosciuto Tomasz oramai dieci anni fa. Quando mi ha proposto questo ruolo ne abbiamo parlato tanto insieme, e anche se a prima vista Iza non ha un carattere molto “amabile”, ho iniziato gradualmente a comprendere le sue ragioni. Iza sembra fredda e perfezionista, ma dentro è come una bambina. Per lei l’amore è la cosa più importante. Ho iniziato ad empatizzare per questa donna triste e complicata”. Mentre Julia Kijowska parla di Agata, una giovane madre che si innamora di un prete, l’insegnante di religione della figlia: “Parlando con Tomasz, eravamo d’accordo sul fatto che del mio personaggio non era tanto importante il fatto che si fosse innamorata del prete, quanto il suo isolamento. Agata è una donna che non vuole realmente essere toccata, e la sua solitudine, la sua storia individuale riflettono quelle delle donne della sua generazione”. Il 1989 fu un anno di grandi cambiamenti, e si percepiva in Polonia una grande euforia. Perchè nel suo film non c’è alcuna gioia? Perchè le donne rappresentate sono così torturate? Chiede un giornalista polacco a Wasilewski. “Da bambino non ho vissuto immediatamente questo cambiamento politico dopo l’89, anzi…la Polonia è rimasta per molto tempo un paese molto tradizionalista. Avevo sedici anni quando un mio amico mi disse che i suoi genitori si stavano divorziando, e ho vissuto quella notizia come uno shock. E le mie eroine soffrono perchè io vedo il cinema così, mi piacciono questi eroi, delle persone spezzate, un pò aberranti, che cercano costantemente qualcosa. Poi sono rimasto coerente con la situazione delle donne in quel periodo, nei primi anni ’90. Erano donne che non avevano scelte, oggi Agata potrebbe divorziare, o Renata (una professoressa in pensione che si innamora della sua giovane dirimpettaia), potrebbe vivere insieme ad un’altra donna”.

 

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