BIF&ST 2012 – Incontro con John Madden

John Madden, regista di film come Shakespeare in Love e Il debito, arriva puntualissimo alla conferenza stampa per parlare del suo ultimo film, Marigold Hotel, che viene presentato in anteprima italiana al Bif&st nella cornice del Teatro Petruzzelli. Madden, inoltre, è a Bari per ricevere il Premio Fellini 8½, di cui si dice molto onorato. Durante la conferenza, moderata da Marco Spagnoli, Madden parla del film, una commedia che ha per protagonisti un gruppo di over 60 che decidono di trascorrere i loro ultimi anni in India, e degli attori con cui ha avuto la fortuna di lavorare

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John Madden John Madden, stasera presenterà in anteprima Marigold Hotel, il suo nuovo film, una commedia su un gruppo di anziani. Che cosa l’ha spinta a farlo?

Ero entusiasta di poter girare una commedia dopo tanto tempo, dopo un film come Il debito, un qualcosa di esilarante alternato a momenti più cupi. Per me è stato interessante poter realizzare un film con una fascia d’età piuttosto trascurata, sia nei film che nella vita, spesso negata, come quella degli anziani. A dire la verità in questo film ho cercato di spiegare come si vedano gli anziani, senza essere sprezzante. Il film è divertente, ma ha momenti più seri ed è proprio questa combinazione che mi ha colpito maggiormente. Il film, poi, affronta anche le differenze culturali esistenti tra la mentalità britannica e quella dell’India, soprattutto dell’India d’oggi, anche caratterizzata da un filo di follia.

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Come sempre, un elemento importante dei suoi film sono gli attori. Come ha scelto proprio questi attori?

Siamo molto viziati con attori come questi in Inghilterra. C’è una straordinaria concentrazione di talento, saggezza ed esperienza e qualità attoriali in questa fascia d’età. È stato un grande riconoscimento per lo script, sul quale abbiamo lavorato a lungo, perché è stato in grado di attrarre molti attori importanti, con alcuni dei quali avevo già lavorato in precedenza e che hanno lavorato tra di loro o già si conoscono, il che era un altro fattore importante per loro, visto che sono tutti attori che lavorano costantemente, ma non necessariamente tra di loro. Poi speri sempre che quelli con cui hai già lavorato vogliano di nuovo lavorare con te. Credo che il film riguardi situazioni reali e non sia semplicemente un insieme di battute spiritose o gag. Probabilmente ciò li ha attirati, anche se alcuni di loro non pensavano di essere così anziani. Quando gli ho mostrato il film per la prima volta, mi ricordo che Judi Dench si è girata verso di me e mi ha detto: “Il problema è che nella mia testa sono ancora una cinquantenne, ma nella vita non lo sono”.

Fare una commedia con gli anziani solo con attori professionisti non potrebbe essere un po' forzato?

L'attore, in fondo, rimane bambino per cui le reazioni potrebbero essere recitate. Ovviamente gli attori recitano, ma non si può negare la recitazione come professione. Non mi sembra sia giusto giudicarli in questo modo, dicendo che gli attori sono bambini e non potrebbero essere genuini nelle loro reazioni. Il film è in parte sul fatto che si pensa di poter essere ancora giovani e che la sessualità non muoia dopo una certa età. Sinceramente, non colgo la differenza che lei fa.

C'è una frase a cui si ispira e con la quale le piacerebbe essere ricordato?

Mi sta chiedendo di scrivere il mio epitaffio? C'è una battuta nel film che dice “Everything will be alright in the end and it it's not alright yet, it means it is not the end”. Mi sembra un bel modo di salutare la morte.

Marigold HotelFino a qualche tempo fa, le attrici di una certa età avevano difficoltà a trovare ruoli. Ora, invece, mi sembra che la tendenza si sia invertita quasi. È cambiato qualcosa nel cinema?

C'è un'età, per le donne in particolare, quella tra i 30 e i 50 anni, in cui si diventa invisibili e si viene trascurate. Non si è più giovani e un tempo pure Meryl Streep aveva difficoltà a trovare ruoli. Poi, a un certo punto, cambia di nuovo. Questa generazione, di cui faccio parte anche io, continua a far cinema e ha un suo pubblico, almeno in Inghilterra, quindi anche per questo i film vengono finanziati.
 

Cosa rende il rapporto così speciale con queste attrici con cui ha lavorato e dalle quali ha ottenuto interpretazioni di alto livello?
 
In Gran Bretagna c'è una bella situazione perché queste attrici lavorano in vari media: il cinema, la TV, il teatro. Sia Helen, con cui ho fatto Il debito, che Judi continuano a fare teatro spesso, mostrando alti livelli di qualità attoriali. Un fattore importante è che c'è una sorta di irriverenza tra gli attori, non si prendono seriamente, pur prendendo il loro lavoro molto seriamente, per cui risultano molto disponibili per il pubblico, non c'è una barriera nel mezzo. Lo stesso Tom Wilkinson, con il quale ho lavorato tre volte, si mette a completa disposizione dei registi ed è in grado di fare qualsiasi ruolo.

Cosa ci dice, invece, dei giovani attori, in particolare di Dev Patel?

Dev ha un grande talento. Sono stato fortunato perché credo che la gente non abbia riconosciuto finora la sua verve comica, anche la sua comicità fisica. È molto vero, in contatto con i suoi sentimenti e ha un umorismo witty. Doveva recitare con queste leggende del cinema britannico e indiano, era in soggezione, ma è stato in grado di superarla e ha sorpreso tutti. È un vero talento, ha tanta energia e farà strada. Al momento sta lavorando alla nuova serie di Aaron Sorkin per la HBO.

Un frammento dell'incontro:

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