Bif&st 2016 – Marco Bellocchio e Claudia Cardinale ricordano Marcello Mastroianni

Il regista e l’attrice, presento al Teatro Petruzzrlli, ricordano il divo italiano. I tre avevano lavorato insieme in Enrico IV del 1984 tratto da Pirandello

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Il Bif&st 2016 celebra, a vent’anni dalla sua scomparsa, un’icona del miglior cinema italiano di sempre, Marcello Mastroianni, approntando per l’occasione una ricchissima retrospettiva, un’esposizione fotografica a cielo aperto ed una serie di Masterclass, presiedute da quanti registi, attori, collaboratori noti, ebbero la fortuna di lavorare con lui.

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Tra gli ospiti Marco Bellocchio e Claudia Cardinale, accompagnati dal produttore Enzo Porcelli, incontrano il pubblico al teatro Petruzzelli, per contribuire con le proprie testimonianze, coordinate da Enrico Magrelli, a questo omaggio corale, che per loro trae spunto dalla visione del film Enrico IV (1984), in cui Bellocchio diresse proprio Mastroianni e la Cardinale insieme, in una rivisitazione cinematografica dell’omonima opera pirandelliana.

Bellocchio dichiara di aver meditato a lungo questo lavoro di trasposizione, intuendo che forzando le potenzialità del linguaggio cinematografico, avrebbe affrontato conflitti eccedenti il testo originale, ovvero i propri, al punto da arrivare a superare il testo drammaturgico, lasciando viva solo l’ispirazione d’origine.

marcello mastroianni enrico IVIl cineasta confida di aver scelto per il ruolo da protagonista Marcello Mastroianni, per quella maturità che iniziava a far trasparire dal suo sguardo un certo “affanno” esistenziale, ben conciliante con la pazzia triste del suo personale Enrico IV. Bellocchio ricorda con affetto la professionalità di Mastroianni sul set, “era impeccabile … anche se faceva le ore piccole, alle 06.00 di mattina era pronto” e prosegue citando quell’unico disagio sofferto nella recitazione del monologo principale: “espresse nervosismo, perché mirava all’interpretazione ottimale di un personaggio che sentiva profondamente, pur non abituato alla lunghezza delle battute in presa diretta”, ma tuttavia riconoscendo la notevole formazione teatrale di Mastroianni.

Più volte Bellocchio, torna sulla signorilità educata di Mastroianni, proprio nell’agire da attore professionista, diversamente da altri interpreti, che vivono nell’ossessione e nella tirannia il proprio talento attoriale.

Claudia Cardinale, ricordada subito l’onore di aver lavorato con Bellocchio e di aver ritrovato proprio per quell’occasione Mastroianni dopo le collaborazioni in I soliti ignoti, 8 ½, e soprattutto Il bell’ Antonio di Bolognini. È proprio quest’ultimo film, ad accomunare Claudia Cardinale e Marco Bellocchio , per quanto sia ineludibile per entrambi che nella carriera di Mastroianni sarà senza dubbio La dolce vita di Fellini a dominare la memoria collettiva.

Il produttore Enzo Porcelli, già amico di Mastroianni ben prima dell’ Enrico IV cinematografico, riporta invece aneddoti delle pause dalla lavorazione, in cui Mastroianni raccontava proprio dei tempi del set di Bolognini, in cui faceva una corte spietata alla Cardinale, la quale conclude replicando di non aver mai ceduto, per la determinazione a non confondere lavoro e vita privata.

marco bellocchioDiscutendo del lavoro dell’attore su se stesso e della necessità di dominare il proprio trasformismo per non restare vittime dei ruoli impersonati, gli ospiti concordano nell’affermare che Mastroianni desse l’impressione di non prepararsi, quando in verità approcciava la parte sempre con attenzione e calma.

Nel dibattito col pubblico Bellocchio confida di sentirsi più legato ai film che gli sono costati sacrificio e coraggio, a partire proprio da I pugni in tasca; quei film concepiti in condizioni sfavorevoli che costringono il regista a reagire per realizzarli. Mentre, infine, alla domanda se esista nel panorama cinematografico attuale un nuovo potenziale Mastroianni, solo Bellocchio rompe la perplessità dei suoi correlatori, sostenendo che qualora si tratti di un giovane attore, allora per scoprirlo occorrerà un bravo regista, “ci sarebbe bisogno di un nuovo Fellini, tuttavia dal momento che tra i 50 esordi cinematografici dell’ultimo anno, forse troppi, alcuni resteranno non distribuiti, molti talenti ci saranno sconosciuti”.

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