Blog DIGIMON(DI) – Netflix tagger, ovvero il lavoro nel XXI secolo

Come è ormai definitivamente cambiato il modo in cui guardiamo, perchè gli schermi che continuamente osserviamo/consultiamo in realtà sembrano proprio loro osservarci… così cambiano le professioni, in particolare di chi, per lavoro, guarda i film

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Come è ormai definitivamente cambiato il modo in cui guardiamo, perchè gli schermi che continuamente osserviamo/consultiamo in realtà sembrano proprio loro osservarci… così cambiano le professioni, in particolare di chi, per lavoro, guarda i film.

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La storia di questo breve post è tutta dentro il video di autopresentazione, sorta di cortocircuito comunicativo dove vi chiedo di guardarmi mentre sto guardando…per voi!

Josh Garrell (paradossale quasi omonimia con il cineasta francese più capace di osservare i nostri sentimenti…) è un Netflix tagger, ovvero colui che per vivere guarda film e serie tv della piattaforma guidata da Reed Hastings, per meglio catalogare, etichettare e  mirare i suggerimenti e i consigli agli utenti.  Noi utenti certo siamo “profilati”, tutti i social e le piattaforme cercano di avere più informazioni possibili sui nostri gusti, idee, abitudini. Ma lo stesso, per Netflix, sembra valere per i film (in una curiosa simbiosi tra il prodotto e il suo pubblico…).

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Josh, come altri, guarda i film e, con professionalità e attenzione, li tagga, li cataloga secondo quello che David Weinberger definì, con lucidità anticipatoria, “ordine del terzo tipo” nel suo fondamentale “Elogio del disordine” (volume meraviglioso per capire meglio i tempi in cui viviamo oggi).

Sentite cosa scrive Weinberger: “Interi settori commerciali sono basati sul fatto che l’ordine cartaceo limita fortemente le possibilità di classificazione: i musei, i curricula educativi, i giornali, il settore turistico e i palinsesti televisivi si basano tutti sull’assunto che nel mondo del secondo tipo (i codici sugli oggetti, le schede di un catalogo ad es. ndr.)abbiamo bisogno di esperti che analizzino le informazioni, le idee e la conoscenza, e la mettano in ordine. Ma oggi noi – i consumatori, gli impiegati, o chiunque altro – possiamo aggirare il secondo tipo. Possiamo guardare in faccia il disordine in tutta la sua gloria inappagata. Possiamo farlo da soli e soprattutto possiamo farlo tutti insieme, scoprendo le combinazioni che hanno senso per noi in un dato momento e le nuove combinazioni che acquistano senso un minuto dopo. Non solo troveremo più in fretta ciò che cerchiamo, ma la autorità tradizionali non potranno più esigere che ci rivolgiamo a loro. L’ordine caotico non sta trasformando solo le aziende: sta cambiando il modo in cui pensiamo che il mondo stesso sia organizzato e – ed è questa forse la cosa più importante – chi crediamo abbia l’autorità per dircelo”.

Ora questo assunto del mondo fatto di bit, dove l’ordine è caotico e la ricerca avviene tramite tag che tutti possiamo facilmente inserire, che Weinberger leggeva così bene dieci anni fa, viene in qualche modo superato dalla politica aziendale di Netflix. Prendiamo uno spettatore e lo trasformiamo da una “macchina che vede” a una “macchina che tagga”.

Nell’ossessione di offrirci contenuti sempre più aderenti al nostro profilo di spettatore, a Netflix non bastano più le nostre scelte, i nostri gusti. O meglio quelle sono il vero obiettivo da raggiungere, e per farlo con maggiore precisione ecco nascere la nuova figura del taggatore di professione. In fondo il critico cinematografico nacque all’inizio del XX secolo proprio come funzione di “mediatore sociale” tra il prodotto e il suo pubblico che si affacciava alla sala cinematografica. Oggi il tagger è il nuovo mediatore e deve immergersi nella pratiche del binge-watching . Benvenuti nell’era del disordine…

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