BLOG – Quei bravi ragazzi: i Jackal ritrovati


Lost in google mette assieme le preziose innovazioni narrative delle serie americane, il piacere donato da un certo cinema che, in modo primitivo, cercava di fare il punto sulle alterazioni percettive dotateci dalla rete (Matrix), i personaggi, i generi, gli strumenti che erano propri del web e che non avevano presenza sostanziale al di fuori dei codici e delle stringhe utilizzabili dai computer. Continua sul Blog “STORY” di Demetrio Salvi

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Se a questo aggiungiamo le metamorfosi rivoluzionarie del fare cinema, con macchine e strumenti sempre più accessibili, sempre più precisi, sempre più economici, il gioco è fatto!
E’ ovvio che Lost in google paga un po’ lo scotto della trovata (le “trovate” sono sempre narrativamente costose): il tessuto soffre delle interferenze di troppe presenze, di troppi riferimenti, di una marea di anime. Un’opera d’arte può essere benissimo il punto di confluenza di molteplici presenze, di più di una professionalità (ehi, è il cinema, no? Ma non solo, eh…) Ciò che, invece, deve rimanere unica e unitaria è la narrazione, il senso sottostante, quella forza mistica e religiosa che indica una direzione (e una sola). Ma, di questo, ne parlerò con loro, de visu, appena possibile.
Resta il fatto che Lost in google si presta magnificamente a riflessioni sul rapporto tra narrazione e web – riflessioni che, in questa sede, mi diverte tentare con taglio primitivo e scorretto. Ma, niente paura!, qui mi limito a buttare fuori un’ipotesi che il mio punto di vista mi permette di partorire agevolmente, una riflessione che oppone il mondo maschile dei ventenni (agguerriti, determinati, per nulla impauriti dal mondo del digitale) a quello (sempre maschile) dei trentenni, molto più cauti, talvolta rinunciatari, sfiduciati da un mondo che li ha violentati a furia di una comunicazione (televisiva) sempre votata al basso, incapace di stimolare, utile a deprimere, permeata da una legge del minimo sforzo capace di generare mostruosità, inabile a far fantasticare, a far emergere uno spirito generoso e libero dai legami che certo gretto marketing impone.

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