"Burn After Reading: A prova di spia", di Joel ed Ethan Coen

Con quest’ultimo film i fratelli Coen proseguono il loro inesorabile declino (intervallato da capolavori inaspettati ogni 5/6 anni…) verso un cinema che sembra dire a chi lo guarda “quanto sei intelligente”, raccontando di personaggi imbranati e senza scampo, che non sembrano possedere alcuna “magia”, alcun ”respiro”. Presentato fuori concorso al 65° Festival di Venezia

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Che cosa abbiamo imparato da tutto questo?

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A non rifarlo mai più….

 

Questa frase finale del film, pronunciata dal misterioso Boss della C.I.A. cui vengono riferite dal suo uomo responsabile le curiose e per certi versi inspiegabili vicende della storia, sembra essere come una sorta di “autolettura”, se n on addirittura di autocritica, che i Coen Bros riservano allo spettatore alla fine della loro ultima “fatica”:”Scusateci, non lo faremo più… ma ci siamo tanto divertiti!”.

E’ un cinema terribilmente e costantemente “al limite” quello dei Fratelli Coen, che viaggia lungo il confine di un esibito anti (iper?) realismo, lungo i fianchi di una costante tensione verso l’eccesso, il grossolano, il grottesco. Quando questo umore nero misto a cinismo si fonde con delle bollenti (o ghiacciate) storie noir già di per sé “forti”, il meccanismo funziona, e sfornano dei film straordinari per lucidità e sguardo glaciale (Fargo, Non è un paese per vecchi); negli altri casi piombano in una sorta di doppiogioco con lo spettatore, – che necessariamente deve accettare – fatto di ammiccamenti, citazioncine, sorprese esibite, e un cinismo e volontà di giocare con le storie, che se assecondi totalmente ti catturano, con il rischio di trasformarsi nel “pubblico prescelto” già formattato al loro umorismo da sottoscala, altrimenti si entra in un vortice nauseabondo, come quando devi smaltire il jet-lag dopo un lungo viaggio.

Ma di che parla questo Burn After Reading: A prova di spia? Lo dice con chiarezza George Clooney, che interpreta il ruolo del poliziotto un po’ imbranato che tradisce la moglie (e persino l’amante): “Il film racconta di persone incredibilmente cretine che fanno delle cose estremamente stupide che hanno a che fare con il sesso ed altro”.  Insomma i Coen, dopo il successo di Non è un paese per vecchi, preferiscono tornare a divertirsi con il loro giocattolo preferito, e a costruire il film sui personaggi, meglio ancora sui personaggi costruiti addosso agli attori, ai loro attori. Ed ecco quindi questi corpi stralunati, quello del consulente C.I.A. licenziato (John Malkovich), che non prende bene questo cambiamento e decide di scrivere le sue per niente interessanti memorie; una dipendente di una palestra di Fitness (la solita strepitosa Frances Mc Dormand) che ha un unico obiettivo (mentre cerca di incontrare l’anima gemella su Internet): un particolareggiato intervento di chirurgia estetica che la rimetta in forma; il suo imbranato collega (Brad Pitt), tutto ginnastica, pantaloncini e canottiere, sempre all’ascolto del suo Ipod, che la coinvolgerà in un misterioso caso di “spionaggio”; lo sceriffo federale (Clooney, appunto) che tradisce la moglie per quella di Malkovich. In mezzo a questi personaggi, tutti dei “perdenti di mezza età”, l’unico essere “normale” è il gestore della palestra (Richard Jenkins, uno di quei volti che vorresti sempre avere in un film), segretamente, ma non troppo, innamorato della Mc Dormand con la quale ha però solo un rapporto di amico/confidente. Questo gruppetto di personaggi alle prese con le loro crisi (lavorative, esistenziali, sentimentali) si ritrova coinvolto in un fasullo disegno di spionaggio, che farà esplodere le loro (inutili?) vite.

Quello che ogni volta colpisce nella maggior parte dei film dei Coen è questa assoluta mancanza di amore per i loro personaggi, così volutamente goffi ma non amabili, corrotti d’animo ma senza possibilità di redenzione, “semplici” ma nel senso di stolti e incapaci, non di anime pure. Non sembra esserci salvezza in questo film, forse unico elemento di contatto con il precedente dei Coen, ma neppure sembra esserci un serio lavoro sui corpi peccatori, sulle anime deboli, sulla possibilità per chiunque di poter uscire dal proprio micro mondo/gabbia. Ogni (apparente) via di fuga porta soltanto a peggiorare la propria situazione, e la storia si ingabbia in un vortice autolesionista, che non lascia respiro o alternative allo sguardo dello spettatore.

I fratelli Coen, dunque, proseguono il loro inesorabile declino (intervallato da capolavori inaspettati ogni 5/6 anni…) verso un cinema che sembra dire a chi lo guarda “quanto sei intelligente”, raccontando di personaggi imbranati e senza scampo, che non sembrano possedere alcuna “magia”, alcun ”respiro”. E alla fine senza scampo rimane solo lo spettatore, in attesa del loro prossimo film “sbagliato”, probabilmente un capolavoro….

 

Titolo originale: Burn After Reading

Regia: Joel ed Ethan Coen

Interpreti: George Clooney, Brad Pitt, John Malkovich, Tilda Swinton, Frances McDormand, Richard Jenkins, J. K. Simmons

Distribuzione: Medusa

Durata: 96’

Origine: Usa, 2008

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