"Callas Forever" di Franco Zeffirelli

Cinema celebrativo e populista, Zeffirelli impone la "divinità artistica" costruendo vuoti simulacri. Propina una cultura aristocratica, che per essere tale deve contrapporsi ad un'ipotetica subcultura (guarda caso proprio tra quelle che più amiamo), sancendola con il "forever".

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Ritorna sempre Godard, a ricordare che "non si fa ciò che si vuole ma ciò che si può (e con ciò che si può ciò che si vuole)", quindi a chiunque può capitare di imbattersi in Callas Forever. Il film nasce dalla volontà di celebrare "una delle tre grandi donne del secolo (le altre sono Margaret Thatcher e Madre Teresa)" ed è stato fatto in questo momento perché "i giovani d'oggi non l'hanno mai conosciuta per cui è più facile proporgli che questa è la vera Maria Callas". Dunque Zeffirelli, dall'alto della sua "biografica verità" (ha lavorato sei volte con la "divina"), usa il cinema in modo celebrativo e populista (in pratica lo uccide).

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Per raggiungere il suo scopo, ha bisogno di crearsi dei nemici e fa iniziare il film con musica punk in sottofondo (ad orecchio sembrano i Clash, ma, forse per non sporcare tanta "Cultura", gli autori non vengono nominati da nessuna parte) per poi usare il "genere" (solo nominato) come termine di paragone negativo della "divinità", facendolo diventare "i comunisti" del film ("musicisti che pisciano sul pubblico"; "devastano stanze d'albergo"; il termine punk usato in modo sprezzante per tre volte: questa è la profondità delle argomentazioni). Per poter costruire questa "diatriba", Zeffirelli si inventa il personaggio dell'impresario Larry Kelly (Jeremy Irons), che arrivato a Parigi per il concerto dei "Bad Dreams" (e vagli a spiegare che un gruppo punk potrebbe chiamarsi al massimo "no dreams") prova a rintracciare la Callas, con cui ha lavorato varie volte, per proporle uno special da intitolarsi "Callas Forever". La cantante, che vive l'ultimo periodo della sua vita in solitudine, prima accetta di girare il video di Carmen, opera incisa su disco ma mai rappresentata, poi, nonostante l'operazione sia riuscita, chiede al produttore che il nastro venga distrutto perché non vuole ingannare il suo pubblico sfruttando quella voce che ormai ha perduto.


Zeffirelli inventa questa (tele)novela facendo diventare l'ex amante di Truffaut Fanny Ardant una diva sul "viale del tramonto" che vive emozioni da (soap)opera, nasconde tutto questo tra interni lussuosi, qualche citazione pittorica (rivoltante quella di Manet nel finale) e la tautologia pop (quella cultura tanto osteggiata) che la Callas è la Callas (forever).


Che dire…: proprio nel '77 (anno in cui è ambientato il film e della morte della Callas) gli Stranglers scrivevano No more heroes e a Berlino Bowie cantava come Heroes (…"just for one day") due adolescenti mano nella mano. Noi siamo soltanto uomini e donne ("Pensa se fossimo stati soltanto un uomo e una donna…senza nulla di straordinario nella vita" dice la Ardant ad Irons nel finale).


 


Regia: Franco Zeffirelli
Sceneggiatura: Franco Zeffirelli, Martin Sherman
Fotografia: Ennio Guarnieri
Montaggio: Sean Barton
Musica: Alessio Vlad
Scenografia: Bruno Cesari
Costumi: Anna Anni, Alessandro Lai, Alberto Spiazzi
Interpreti: Fanny Ardant (Maria Callas), Jeremy Irons (Larry Kelly), Joan Plowright (Sarah Keller), Gabriel Garko (Marco/Don José), Jean Dalric (Gérard), Ignacio Paurici (Ignacio), Gabriel Spahiu (impresario), Jay Rodan (Michael), Alessandro Bertolucci (Marcello), Stephen Billington (Brendan)
Produzione: Riccardo Tozzi, Giovannella Zannoni per Alquimia Cinema/ Business Affair Production / Cattleya / France 2 Cinéma/ Galfin/ Mediapro Pictures/Medusa
Distribuzione: Medusa
Durata: 111'
Origine: Italia/Francia/Spagna, 2002

 

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