#Cannes 2016 – Il corpo che parla. Nicole Garcia presenta Mal de pierres

Marion Cotillard, Louis Garrel… arrivano le grandi star francesi, in concorso con un melodramma anni ’50 che promette passione e sensualità. La conferenza stampa

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Marion Cotillard, Louis Garrel… arrivano le grandi star francesi a Cannes, con uno dei film più di richiamo in questo, almeno sulla carta. Mal de pierres di Nicole Garcia, tratto dal romanzo Mal di pietre di Milena Agus, melodramma carico di sensualità e passione, che nell’adattamento viene trasferito dalla Sardegna alla Provenza degli anni ’50.

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E proprio a proposito del romanzo di partenza, Nicole Garcia – anche sceneggiatrice insieme al suo abituale compagno di scrittura, Jacques Fieschi – ha dichiarato in conferenza stampa: “è un libro che mi ha toccato parecchio. C’è qualcosa di particolarmente sensuale nel personaggio della protagonista, che parla molto attraverso il suo corpo. E c’è una specie di mistica dell’amore, che viene a scontarsi con contesto sociale strettamente normativo. Nel rapporto tra la protagonista e i due uomini della sua vita c’è una declinazione complessa del sentimento amoroso”.

 

Nei panni della protagonista, Marion Cotillard, appunto. Al suo fianco, l’attore spagnolo Alex Brendemühl, che interpreta lo schivo e silenzioso marito José, e Louis Garrel, nel ruolo di André Sauvage, l’uomo che infiamma ancora di passione il cuore di Gabrielle.

La scelta della Cotillard è stata fortemente voluta e inseguita dalla Garcia per più di un anno: “Perché non poteva essere nessun’altra a esprimere questa brutalità e, al tempo stesso, questa sensualità molto rara nel cinema francese. Una sensualità che si vede non solo nelle scene d’amore, ma sempre, perché il suo corpo parla continuamente. E anche il décor è tutto riferito al suo personaggio, che è come uno spazio geografico, sospeso tra il Mediterraneo e le Alpi”. E la Cotillard aggiunge: “Nicole mi aveva parlato già qualche anno fa del libro. Ma quando mi è stato proposto il ruolo della protagonista, stavo terminando le riprese di un altro film. E avevo bisogno di prendere un po’ di tempo per me stessa. Ero sul punto di rifiutare, dunque, non volevo lanciarmi in un’altra avventura, per di più intensa come questa. Ma Nicole mi ha voluto attendere. È stato un processo lungo. Del personaggio di Gabrielle mi hanno toccato degli aspetti che non avevo ancora esplorato. È animato da una passione, da una febbre, che però si scontra con un ambiente che non comprende e rispetta i suoi sentimenti. E, in questo conflitto, si arriva a una specie di follia. Perché quelli che le stanno intorno non l’accompagnano nel suo desiderio di grandezza passionale, di totalità amorosa, che si esprime in un’animalità istintiva. Mi interessava trattare questo tema”. E sul lavoro sul personaggio, “Quando comincio a fare un film, inizia un processo che va avanti mio malgrado, come quando ti innamori di qualcuno. Ci si pensa ogni giorno e ogni giorno aggiunge qualcosa. Il lavoro di preparazione, invece, è qualcosa che segue più la mia volontà, qualcosa che decido. E si basa sulla valutazione di tutti gli elementi che entrano in un film, sempre differenti. E sulla comunicazione con il regista, anch’essa sempre differente. E poi c’è il lavoro sul personaggio vero e proprio, che serve a donargli vita, un corpo, un’anima”.

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