CANNES 65 – Bernardo Bertolucci alla stampa

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bernardo bertolucci

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Era uno degli eventi più attesi di questo 65º Festival di Cannes. Io e te, il ritorno alla regia di Bernardo Bertolucci, dopo dieci anni di assenza, è un ritorno lieve, esile, eppur denso, intenso, vibrante, la dimostrazione di una giovinezza dello sguardo irresistibile nonostante tutto. Alla conferenza stampa di presentazione il regista è stato accompagnato da Niccolò Ammaniti, l’autore del romanzo da cui il film è stato tratto, i cosceneggiatori Umberto Contarello e Francesca Marciano e i due sorprendenti giovani interpreti, Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori.

Bertolucci ha raccontato la profonda emozione del suo ritorno al cinema. “È stato un ritorno alla vita. Gli ultimi dieci li ho vissuti in uno stato di torpore. Ora è come se mi fossi risvegliato. E questo risveglio è avvenuto nel momento esatto in cui ho capito che le mie capacità fisiche non potevano più essere quelle di una volta, in cui ho accettato la necessità di questa sedia a rotelle per muovermi. Solo da questa accettazione, può partire tutto”. Del resto, non a caso, Io e Te vuole proprio essere il racconto di una conquista della consapevolezza da parte dei suoi giovani protagonisti. “I due ragazzi entrano in questa cantina, come se stessero entrando nella loro coscienza. Vivono sogni, incubi, trovano le motivazioni per andare avanti”. Una maturazione e un cambiamento, dunque. “Ho avuto immediatamente un colpo di fulmine per il romanzo. Innanzitutto perché si tratta di un libro sull’adolescenza. Ho sempre amato inquadrare il cambiamento della realtà. E i personaggi, gli attori stessi sono cambiati, cresciuti davanti alla telecamera. Nel caso di Jacopo in senso letterale”.

 

A chi gli ha chiesto come ha lavorato sul romanzo di Ammaniti, quanto sia stato fedele allo scrittore, Bertolucci ha risposto: “Naturalmente è stato un lavoro lungo di sottrazione a partire da un racconto molto complesso. La fine del film è diversa da quella del libro. Ho dato le mie motivazioni a Niccolò e lui le ha trovate appropriate, giuste. Per il resto, è chiaro che film e romanzo sono due cose diverse. Non son un illustratore. Quando prendo un libro, devo cercare di trovare uno spazio personale, tutto mio, che affianchi quello dello scrittore”.

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    Era uno degli eventi più attesi di questo 65º Festival di Cannes. Io e te, il ritorno alla regia di Bernardo Bertolucci, dopo dieci anni di assenza, è un ritorno lieve, esile, eppur denso, intenso, vibrante, la dimostrazione di una giovinezza dello sguardo irresistibile nonostante tutto. Alla conferenza stampa di presentazione il regista è stato accompagnato da Niccolò Ammaniti, l’autore del romanzo da cui il film è stato tratto, i cosceneggiatori Umberto Contarello e Francesca Marciano e i due sorprendenti giovani interpreti, Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori.

    Bertolucci ha raccontato la profonda emozione del suo ritorno al cinema. “È stato un ritorno alla vita. Gli ultimi dieci li ho vissuti in uno stato di torpore. Ora è come se mi fossi risvegliato. E questo risveglio è avvenuto nel momento esatto in cui ho capito che le mie capacità fisiche non potevano più essere quelle di una volta, in cui ho accettato la necessità di questa sedia a rotelle per muovermi. Solo da questa accettazione, può partire tutto”. Del resto, non a caso, Io e Te vuole proprio essere il racconto di una conquista della consapevolezza da parte dei suoi giovani protagonisti. “I due ragazzi entrano in questa cantina, come se stessero entrando nella loro coscienza. Vivono sogni, incubi, trovano le motivazioni per andare avanti”. Una maturazione e un cambiamento, dunque. “Ho avuto immediatamente un colpo di fulmine per il romanzo. Innanzitutto perché si tratta di un libro sull’adolescenza. Ho sempre amato inquadrare il cambiamento della realtà. E i personaggi, gli attori stessi sono cambiati, cresciuti davanti alla telecamera. Nel caso di Jacopo in senso letterale”.

     

    A chi gli ha chiesto come ha lavorato sul romanzo di Ammaniti, quanto sia stato fedele allo scrittore, Bertolucci ha risposto: “Naturalmente è stato un lavoro lungo di sottrazione a partire da un racconto molto complesso. La fine del film è diversa da quella del libro. Ho dato le mie motivazioni a Niccolò e lui le ha trovate appropriate, giuste. Per il resto, è chiaro che film e romanzo sono due cose diverse. Non son un illustratore. Quando prendo un libro, devo cercare di trovare uno spazio personale, tutto mio, che affianchi quello dello scrittore”.

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