CANNES 66. Incontro con Antonio Piazza e Fabio Grassadonia per "Salvo"


Viene presentato oggi, nella sezione Semaine de la Critique, il film italiano Salvo, interpretato dall’attore palestinese Saleh Bakri e dall’attrice esordiente Sara Serraiocco e, tra gli altri, anche Luigi Lo Cascio, con la fotografia d'eccezione firmata Daniele Cipri. La storia noir di un incontro tra un killer di mafia e una ragazza non vedente. Ne parliamo in esclusiva per Sentieri Selvaggi con i registi Antonio Piazza e Fabio Grassadonia

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Quali sono state le vostre esperienze fino alla realizzazione di Salvo?

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La nostra prima esperienza di regia è stata il cortometraggio Rita, ma prima abbiamo sempre svolto un lavoro di sceneggiatura, soprattutto per la televisione, serie televisive di tutti i tipi, lavoro non particolarmente significativo o entusiasmante, e poi con Fandango e Filmauro abbiamo lavorato come story editor, per la selezione di progetti da realizzare, seguendo lo sviluppo di molte storie. Per Fandango abbiamo scritto un film, girato nel 2004, Ogni volta che te ne vai (per la regia di Davide Cocchi, 2004), una commedia musicale, ambientata nel mondo delle balere romagnole. Tutte queste esperienze di lavoro sono state su commissione, di natura più commerciale. Solo con Rita e Salvo abbiamo trattato una storia nostra, ambientata a Palermo da cui entrambi proveniamo, dove ci sentiamo più rappresentati come autori. Cominciammo a sviluppare l’idea di Salvo dopo alcuni lavori con la Filmauro di Aurelio De Laurentis. Avevamo molta più fiducia, voglia di investire con più energia su noi stessi, avevamo intenzione di sviluppare il soggetto fuori dall’Italia, in giro per l’Europa. Abbiamo prima partecipato al Torino Film Lab, workshop di sceneggiatura, poi a Berlino siamo stati al Berlinale Talent Campus, dove abbiamo continuato lo sviluppo del soggetto, quindi al Binger Filmlab ad Amsterdam, dove ci siamo trasferiti per un anno intero per continuare l’elaborazione della sceneggiatura. Tornati a Torino, con la sceneggiatura già sviluppata e conclusa, abbiamo soprattutto cercato di incontrare dei produttori, qualcuno in grado di darci completa fiducia nel progetto e aiutarci col finanziamento al film. Tra questi produttori sono stati i francesi i più interessati. Nel 2008, avendo il copione di Salvo ricevuto la menzione speciale al premio Solinas, siamo andati alla serata di premiazione, dove abbiamo incontrato i due produttori Fabrizio Mosca e Massimo Cristaldi, i quali avevano letto il copione perché erano in giuria del premio Solinas. Ci hanno dato completa fiducia e ci hanno messo nella condizione di produrre concretamente il film.

Quale è stata la difficoltà nel passaggio da sceneggiatori a registi?

Venendo da un ambito più letterario e di sceneggiatura, di esperienza di story editor, quando il copione di Salvo era pronto, avevamo pensato a idee di messa in scena complicate. A quel punto i due produttori italiani ci hanno detto: “Voi avete esperienza di scrittura, però cerchiamo di metterci alla prova, di capire se le idee di messa in scena le potete realizzare”. E ci hanno chiesto di pensare ad un corto che in alcuni snodi fosse collegato al copione del lungometraggio. Così abbiamo pensato a Rita, che abbiamo girato nel 2009 e che poi è andato abbastanza bene, ha cominciato a girare per i festival, ha dato sicurezza sia ai produttori italiani che ai coproduttori francesi che a quel punto ci hanno dato fiducia per girare il copione secondo i nostri progetti. Il cortometraggio di Rita come esperienza di regia è stata, come già detto, la prima esperienza concreta che abbiamo fatto.

A questo punto come si sono allargati cast tecnico ed artistico?

Si sono allargati perché è stato un progetto che ha avuto inizio nel 2008 e si è protratto fino al 2013, quindi vuol dire cinque anni di gestazione abbastanza lunga e faticosa. C’è stato anche un grosso problema di finanziamento in Italia. Alla fine si è deciso che nonostante il budget esiguo si sarebbe dovuto girare lo stesso. A quel punto abbiamo cominciato a far leggere il copione a persone che amiamo molto, persone dotate di grande esperienza, nella speranza che si innamorassero del progetto e pur nelle condizioni economiche date venissero a vivere questa avventura con noi. Così è arrivato Daniele Ciprì, che si è innamorato del progetto, con cui abbiamo lavorato benissimo, è stata una meravigliosa esperienza di lavoro con Daniele. Così come con Marco Dentici, lo scenografo. E poi Guillaume Sciama, fonico di presa diretta, un grandissimo professionista che ha lavorato con Michael Haneke. Poco per volta abbiamo avuto la fortuna di mettere insieme tutto un gruppo di lavoro non solo di grande esperienza, ma molto appassionato al progetto, molto generoso nel lavorare con noi, creando un clima bellissimo di collaborazione sia in fase di produzione che di postproduzione. Proprio questa passione di tutti ha permesso di superare il gap economico di questo film. Il cast artistico vede una troupe siculo francese, composta in grandissima parte di siciliani, per circa il 70-80% e poi francesi e qualche romano. Salvo è stato girato in provincia di Palermo, Enna e Caltanissetta durante l’estate 2012 per sei settimane di riprese.

Quale è stato in particolare l’apporto di Daniele Ciprì?

Quando Daniele ha letto la storia, ne abbiamo parlato, con riferimento alle nostre idee di messa in scena di un genere, il noir, soprattutto all’inizio del film e cercando di far cambiar pelle al film con il farsi della storia. Questa idea del noir ha entusiasmato Daniele, e soprattutto l’idea di giocare anche con la prima parte molto claustrofobica, che si svolge in interni, dove si muovono i protagonisti: in questo caso si sono scelti dei chiaroscuri molto efficaci. Anche la luce estiva siciliana ha avuto un ruolo preponderante nella messa in scena, una luce che con Daniele abbiamo cercato di mostrare diversa, più intimamente legata ai personaggi che volevamo raccontare, ma senza rinunziare anche alle sue potenzialità del paesaggio siciliano epico per il western all’italiana. Un’altra caratteristica è il mix tra cinema d’azione e cinema più intimo, un film fatto di silenzi dove si dicono pochissime parole. Tutte le nostre scelte di messa in scena hanno intrigato moltissimo sia Daniele che gli altri componenti del cast tecnico. Per la messa in scena abbiamo cercato anche attraverso la comune sensibilità di siciliani di Ciprì e Dentici, di allontanarci dai luoghi comuni di rappresentazione della Sicilia soprattutto nelle varie fiction.

Il soggetto di Salvo è abbastanza estremo, che esperienza avete avuto nella scelta degli attori, considerata la difficoltà interpretativa dei personaggi?

Salvo racconta l’incontro tra un killer di mafia e di una ragazza non vedente di nome Rita. Con questo incontro accade qualcosa di straordinario, cambia la vita di entrambi e li costringe in qualche modo a mettersi contro il mondo a cui appartengono. I produttori per fortuna ci hanno lasciato liberi di selezionare gli interpreti, cosicché il cast artistico coincide perfettamente con le nostre volontà, i nostri intenti. Ovviamente questa libertà l’abbiamo un po’ pagata, perché in Italia fare un esordio dove il protagonista è un attore palestinese, Saleh Bakri, che ha lavorato con Elia Suleiman, e la protagonista è un’attrice non professionista di 21 anni – Sara Serraiocco che solo adesso è stata selezionata al Centro Sperimentale, ma questo è avvenuto solo dopo le riprese – significa fare in pieno una scelta anomala rispetto agli schemi che vengono normalmente proposti e non è stato facile.

Dopo Cannes quale sarà la distribuzione del film?

Dopo Cannes ancora non si sa, perché in realtà i problemi per la produzione soprattutto in Italia si ripresentano per la distribuzione. Mentre già da adesso in Francia abbiamo il distributore ed abbiamo un sale agent internazionale che si muoverà nel mercato del festival di Cannes per cercare distribuzione nel resto del mondo, in Italia il film è già stato visto ed apprezzato da alcuni distributori, eppure lo considerano un prodotto troppo di nicchia.

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