#Cannes2016 – La larga noche de Francisco Sanctis, di Francisco Marquez e Andrea Testa

I registi Francisco Marquez e Andrea Testa raccontano l’odissea notturna e morale di un uomo comune immerso nella tranquilla paranoia dell’Argentina dei colonnelli, In Un Certain Regard.

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Tutto in una notte, all’improvviso, per Francisco Sanctis, anonimo impiegato di un’impresa alimentare ritrovatosi per caso a dover mettere in gioco la propria tranquillità. Ne La larga noche de Francisco Sanctis non c’è la frenetica follia della New York di Scorsese, nè il paradossale e esilarante intrigo di John Landis. I registi Francisco Marquez e Andrea Testa, invece, raccontano l’odissea notturna e morale del loro protagonista, immerso nella tranquilla paranoia dell’Argentina dei colonnelli, un non-luogo algido e immobile, dove una spessa coltre di sospetto e paura blocca ogni cosa, nasconde ogni gesto, devia ogni sguardo. Francisco Sanctis è il simbolo perfetto della classe media voluta dal regime. Obbediente e rassegnato, la sua vita si divide tra il lavoro (in cui la tanto meritata promozione è solo un miraggio) e monotonia famigliare.

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L’arrivo, dal passato più profondo, di un vecchio amore e di una poesia che conserva dentro di sé tutti i sogni irrealizzati e i solidi ideali di una gioventù perduta, portano l’uomo a intraprendere, quasi per caso, un viaggio in questa vuota città di fantasmi, alla ricerca di un riscatto oppure dell’ultima condanna. I due registi argentini hanno il coraggio di parlare della dittatura attraverso una prospettiva nascosta e non scontata, senza strillare nomi o ostentare divise, armi e manganelli. Il lavoro sul terrore e sull’angoscia diventa un gioco di rimandi nascosti e un lavoro di costruzione sotto traccia. La politica non è citata, la dittatura non è indicata. La minaccia è, però, sempre presente, anche nelle inquadrature meno pericolose. La pellicola diventa cosi, almeno nelle sue ambizioni, la traccia indelebile di un periodo. Gli sforzi (vani?) di Francisco per salvare due sconosciuti dalla triste sorte (chi sono le due vittime designate? Cosa hanno fatto? Non importa, il male inconcepibile arriva senza domande o risposte) sono gli stessi dei due autori disposti ad annullare quasi completamente il ritmo narrativo della propria storia per non scadere nel già visto o, peggio, nel retorico didascalico. Tentativi impegnativi e apprezzabili ma non supportati mai da un coraggio descrittivo e di una forza comunicativa degni della loro ambizione.

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