#Cannes2017 – Patti Cake$, di Geremy Jasper

Ci può essere un certo furbo ammiccamento nell’immediata simpatia di questa commedia rap. Ma quando c’è da raccontare i sentimenti più sottili, Jasper sa trovare la sua autenticità. In Quinzaine

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È dura la gavetta. Perché è dura la realtà…

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Patricia Dombrowski ha una vita incasinata, più o meno come tutti. Lavora in un bar qualsiasi del New Jersey, ha una madre, Barb, che affoga i sogni perduti nell’alcool e una nonna, Nana, molto malata. Però ha una grande passione, scrivere rime e far musica rap. Con l’amico Jheri immagina un futuro radioso, sulla scia del suo idolo, il divino OZ. Ma la strada per il successo è lastricata di cocenti delusioni e mille ostacoli…

Geremy Jasper, al suo primo lungometraggio, racconta la storia di un sogno e di una vocazione.

patti cakes$1E lo fa con i ritmi travolgenti di una commedia che si muove con i tempi di un musical. Partendo dal rap, dai suoi beat e dal suo slang, per poi attraversare i generi, il blues e la musica pop amati da Barb, il metal satanico di Basterd (Wake Up!!!)… è vero, mancano le coreografie e i balletti, ma a fare spettacolo sono le sfide a colpi di rime e canzoni, i pezzi scritti per lo più dallo stesso Jasper e affidati alla bravura dei performer (Siddharth Dhananjay e Bridgett Everett su tutti), quella riproposizione ironica dell’estetica videoclippara. Patti Cake$ conquista immediatamente la simpatia, di superficie. Per poi montare e crescere sulla fisicità dirompente di Danielle Macdonald, che mette in gioco la sua mole con la consapevolezza della sua carica esplosiva che è buona a mandare cortocircuito la vanità patinata dei “falsi profeti” e di un mondo di illusioni, apparenze e menzogne. Alla fine il film racconta l’ennesima rivincita degli ultimi, dei talenti nascosti, dei veri sentimenti e delle vite difficili. L’obesa, l’asociale, l’immigrato a tempo indeterminato, Dumbo e Bollywood, i cuffiati, gli sfigati, i lavoratori: l’America reale (o reality?) contro la pubblicità e la retorica dei video MTV… Sempre a condizione di essere disposti a mettere in gioco il profondo, a dire la verità, a rinunciare alla maschera da duri di Killa P. per divenire autentici come Patty Cake$ (“c’è più poesia e immaginazione in un tuo dito che in tutta la città”). Abbandonare i puri e astratti sogni di gloria, i fantasmi del successo e riscoprire la poesia che sgorga dal cuore.

Niente di illuminante e nuovo, è vero. E Jasper non risparmia una certa furbizia e un certo ammiccamento da cinema indipendente. Ma quando c’è da toccare i sentimenti più sottili, quelli più difficili da esprimere, sa liberarsi da ogni sovrastruttura e da ogni velo. E racconta con purezza l’amore e le lacrime, i giorni perduti e le speranze frantumate, la delicatezza dei legami che nascono e la forza di quelli che non possono morire.

 

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