#Cannes2017 – Sea Sorrow, di Vanessa Redgrave

Opera prima della celebre attricew inglese presentato alle Séances Spéciales. Un prodotto dall’assetto sincero ma nettamente (e sanamente) istituzionale

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Squarcio di realtà sulla scena mediatica del Festival: piccolo spazio umanitario in apertura di Cannes 70 per Sea Sorrow, blasonata opera prima di Vanessa Redgrave presentata tra le “Séances Spéciales” in ragione della tematica sensibile di cui si occupa. Poco più di un’ora di documentario senza aspirazioni artistiche, immediato e diretto, funzionale all’esposizione del dramma dei rifugiati che arrivano sulle coste europee da guerre e miserie d’oltremare, con uno sguardo particolare sui bambini, di cui la Redgrave si occupa da tempo nel suo impegno umanitario.

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Testimonianze, interviste, memorie raccolte in un lavoro che sta da un’altra parte rispetto a qualsiasi percorso attuale del documentario: la finalità è diretta e viene raggiunta attraverso interviste, materiali d’archivio, testimonianze.

Realizzato dalla Redgrave assieme al figlio Carlo Nero, che produce con la sua società, Dissent Project, finalizzata proprio al cinema di sensibilizzazione sociale, Sea Sorrow affronta la questione adeguatamente. L’Italia e la Grecia sono in primo piano nello scenario dell’accoglienza illustrato nella prima parte del film, attraverso le testimonianze di alcuni rifugiati accolti nei campi. Poi il film si concentra sulla Gran Bretagna e sull’accoglienza dei bambini in attesa di ricongiungersi ai loro familiari che vivono in Inghilterra. Qui l’attenzione per la vergogna di Calais è alta, con immagini del campo e testimonianze di politici e rappresentati.

Nell’insieme si tratta di un prodotto dall’assetto sincero ma nettamente (e sanamente) istituzionale, in cui si dà ampio spazio alle testimonianze di figure come Peter Sutherland, consigliere per l’infanzia di Ban Ki Moon, e lord Alf Dubs, il politico laburista britannico, attivista di lunga data in favore dei diritti dei rifugiati. Nel finale le guest stars in funzione di testimonial umanitari, e quindi Emma Thompson e anche Ralph Fiennes, il quale interpreta il passo shakespeariano che dà il titolo al film, in cui Prospero evoca alla figlia il ricordo della loro disperata sopravvivenza in mare.

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