#Cannes2018 – “Mi manca lo sguardo di Olmi”. Incontro con Alice Rohrwacher

La regista in concorso per la seconda volta a Cannes dopo Le meraviglie, parla del suo nuovo film soffermandosi sull’ambientazione, Me too, le musiche e la dimensione religiosa. E ricorda il Maestro.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Numerosi applausi a Cannes per Alice Rohrwacher per Lazzaro felice, il primo titolo italiano in concorso. Al Festival è legato tutto il suo cinema. Il suo primo lungometraggio, Corpo celeste, è stato presentato alla Semaine de la Critique nel 2011. Con Le meraviglie invece ha sfiorato la Palma d’oro nel 2014 con Jane Campion presidente  ottenendo il Gran Premio della Giuria. E sull’accoglienza molto positiva ha detto: “Sono molto contenta di come è andata. Abbiamo finito il film mercoledì. È bislacco, è libero, è come non finito”.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Al centro di Lazzaro felice c’è  un contadino neanche ventenne così buono da sembrare stupido. E la sua vicenda si incrocia con Tancredi, figlio della marchesa che sfrutta i contadini del posto convinti che possa esserci ancora un padrone che li può sfruttare. Fino a quando il ‘grande inganno’ viene scoperto. La cineasta inizia a sottolineare l’ambientazione, dando qualche coordinata sul periodo in cui si svolge: “Il mondo è relativamente recente, anche se nel film c’è una traslazione temporale. La mezzadria, per legge, è finita nel 1982. La ricostruzione dei fatti è stata possibile perché siamo riusciti a metterci in contatto con i 54 contadini dell’Inviolata”. Poi ricorda Ermanno Olmi e appare piuttosto emozionata quando ne parla: “In questo momento parlare di Olmi è doveroso, necessario e commovente. Non c’è sguardo che mi manca di più. È un grande maestro ma anche mastro, proprio nel senso artigianale del termine”.

Sottolinea poi la dimensione religiosa: “È un film religioso nel senso preistorico del termine. Questa è la storia di San Francesco, anche se non viene detto dichiaratamente ed è ispirata a un libro per bambini di Chiara Frugoni. Il lupo si avvicina a Lazzaro come se si trattasse di Francesco e non lo mangia perché è buono”. E aggiunge: “È un film spirituale ma fatto anche di corpi, luoghi, odori”. Sulla figura del protagonista: “I lazzari sono sempre gli ultimi della fila. Per non disturbare non si mettono mai in mostra”. E si sofferma sull’attore che interpreta il protagonista, Adriano Tardiolo, al suo primo film: “Adriano stava a scuola quando lo avevamo scelto. Non gli abbiamo fatto il provino. Anzi, siamo stati noi ad andare da lui. Ma all’inizio ci ha detto di no. Poi eravamo rimasti d’accordo che avrebbe provato per un mese prima di prendere la decisione definitiva. E alla fine si è convinto”.

Non può mancare un riferimento al movimento Mee Too, Ieri sera, infatti, numerose cineaste hanno sfilato sulla Montée in segno di protesta contro le violenze: “Ci sono due fili paralleli ma non sovrapposti. Facciamo parte della selezione come donne e come persone. Sosteniamo questo movimento. Ieri è stata un’emozione reale e anche simbolica. A Cannes hanno presentato il film 82 donne registe. E ieri è come se ci fossero state tutte. Gli uomini sono invece stati 1645.

Parla poi della scelta di Nicoletta Braschi: “Nicoletta è una donna al di fuori delle epoche e del tempo. Lei racconta bene questa mancanza di epoche definita”. E anche l’attrice definisce il suo personaggio della Marchesa: “Ho cercato di trasmetterle tutto il disgusto che provo per lei. La sua crudeltà ha lasciato traccia in tutti i personaggi”.

Infine la scelta delle musiche. In Lazzaro felice c’è il brano Dreams Will Come Alive dei 2Brothers on the 4thFloor che, curiosamente, è uscito nel 1994, lo stesso anno di T’appartengo di Ambra presente in Le meraviglie: “Che annata quella. Ci hanno regalato una radio. Poi siccome l’ascoltavamo troppo, ce l’hanno tolta. I destini delle musiche dei film sono particolari. Qui abbiamo inventato un’epoca. Ma a un certo punto dovevamo segnarla. Tancredi è un ragazzo dei giorni nostri e ascolta la canzone dell’estate. Poi c’è Bach che ritorna nel finale ed evoca la presenza di Lazzaro. È la prima volta che uso la musica diegetica. Però si sente che qualcuno la mette e spinge il tasto ‘play'”.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array